Quando abbiamo smesso di capire il mondo – Benjamín Labatut racconta la scienza tra amore e ossessione


Quando abbiamo smesso di capire il mondo? Il titolo dell’opera dell’autore cileno Benjamín Labatut deriva da una domanda che uno dei personaggi più emblematici del libro pone a uno dei tanti scienziati che popolano le sue pagine.

Una domanda retorica, che non prevede una risposta. Ma che deve ronzare nella testa del lettore mentre segue le vicende dei personaggi.

Cosa significa?

Quando abbiamo smesso di capire il mondo: un libro che parla di scienziati

quando abbiamo smesso di capire il mondo: la copertina del libro di Benjamin Labatut

(Credits: Adelphi)

Quando abbiamo smesso di capire il mondo è una raccolta di storie che trattano di scienziati. Sottolineo: di scienziati, e non di scienza. Benjamín Labatut si concentra infatti sulla passione quasi maniacale che gli scienziati hanno per la scienza e non sulla disciplina in sé.

I protagonisti delle singole vicende sono quindi tutti scienziati, molti dei quali vincitori di premi Nobel per la fisica. Tra gli altri, vi sono: Johann Jacob Diesebach, inventore del blu di Prussia; Fritz Haber, scopritore dell’ammoniaca, Karl Schwarzchild, astronomo e matematico.

E ancora, Werner Heisenberg, “creatore” della meccanica quantistica; Erwin Schrödinger, noto per aver scoperto nuove, fruttuose forme della teoria atomica; Niels Henrik David Bohr, teorizzatore della struttura dell’atomo.

Un elenco di premi Nobel, quindi? Sembra interessante (afferma un lettore tra gli sbadigli)!

No, lettore poco propenso ai saggi scientifici. Non farti venire il mal di pancia al solo sentire la parola scienza! Questo è un libro che parla di amore, di un amore così folle da perdere di vista la realtà.

Quando, quindi, abbiamo smesso di capire il mondo senza accorgercene?

La scienza come esperienza totalizzante

Innanzitutto, bisogna sapere che le vicende raccontate da Benjamín Labatut sono reali nel contenuto ma romanzate nella forma. Questo perché Quando abbiamo smesso di capire il mondo non si concentra tanto sulle ipotesi e sulle scoperte degli scienziati, né sulla gloria derivata dal conseguimento del premio Nobel. Né tantomeno sulle vite dei singoli.

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Alfred Nobel (Credits: Foto di Isaac Fryxelius da Pixabay)

Il punto focale di tutte queste vicende è l’epifania, ovvero il momento esatto in cui ogni scienziato ha quell’illuminazione che rende le cose chiare e funzionanti, anche se per poco.

Ognuno giunge a certi risultati dopo mesi o anni di lavorio ininterrotto, durante la malattia, in momenti di pazzia, poco prima della morte. Ognuno vaga nei labirinti della propria mente quando, all’improvviso, ha un’epifania talmente folgorante che spesso non riesce a spiegarsi. Né a spiegarla ad altri: molti scienziati hanno impiegato del tempo per riuscire a illustrare a parole la conclusione a cui erano giunti.

BenjamínLabatut si concentra quindi non tanto sulle verità della scienza, quanto sul metodo. Un metodo che poco ha a che fare con il metodo scientifico di Galileo: la scienza è una passione estrema, vissuta con trasporto e sofferenza. Paragonabile solo al fare l’amore.

E il cui apice è proprio l’epifania, quel momento in cui pare di aver capito qualcosa di più del mondo che ci circonda, e di noi stessi.

Quando abbiamo smesso di capire il mondo: possibili chiavi di lettura del libro

Se l’epifania è un filo rosso che accomuna tutti gli scienziati protagonisti del libro, essa non è l’unica chiave di lettura possibile.

Tema ricorrente del libro è l’infinitamente piccolo e l’infinitamente grande. Alcuni scienziati si sono concentrati sull’universo, altri sull’atomo. Ma il problema permane: più si scoprono elementi che spiegano in parte il mondo che ci circonda, più ci sfuggono i dettagli.

via lattea universo

(Credits: Foto di Free-Photos da Pixabay)

Che ne sarebbe della teoria della relatività se si scoprisse l’esistenza di buchi neri? E se i buchi neri esistessero anche nella mente umana e fossero angoli impenetrabili da cui è impossibile uscire?

Che succederebbe se si creasse una nuova fisica che funziona così bene ma che nessuno è in grado di capire veramente?

Quanto crediamo di conoscere il nostro mondo? E quanto lo conosciamo davvero?

Il progresso della scienza è una questione di prospettiva

Altra chiave di lettura di Quando abbiamo smesso di capire il mondo è la prospettiva delle scoperte scientifiche. Alcune scoperte innocue sono diventate armi di distruzione. Altre, destinate al progresso dell’umanità, hanno causato la morte di milioni di individui.

Basti questo esempio per comprendere meglio.

Il blu di Prussia era inizialmente un mero colore, meno costoso di quello naturale, che era a disponibilità limitata. Per realizzarlo, sono stati necessari gli stessi composti del cianuro. Una scoperta casuale, che ha permesso un risparmio enorme per il commercio e un nuovo colore a disposizione.

Trasformato in un efficiente insetticida per l’agricoltura, è stato poi utilizzato come veleno e gas tossico durante la prima guerra mondiale.

Come se non fosse bastato, con varie aggiunte è stato riadoperato nella seconda guerra mondiale, con il nome di Zyklon B, nei campi di sterminio nazisti.

Quando abbiamo smesso di capire il mondo: la mia chiave di lettura

Quando abbiamo smesso di capire il mondo è un libro un po’ faticoso, che è necessario rileggere.

Faticoso perché i contenuti di cui parla non sono noti a tutti: il lettore dovrebbe già possedere una conoscenza di base sugli scienziati protagonisti e sulle loro scoperte. In questo modo si potrebbe orientare meglio tra i labirinti delle singole vicende. E avrebbe uno strumento col quale distinguere la scienza dalla fanta-scienza, cioè dalla parte fantasiosa e romanzata dell’autore cileno.

Ma è anche vero che lo scopo del libro non è la divulgazione scientifica. Non stiamo leggendo Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli. Quindi, fermo restando il suggerimento di ricercare alcune informazioni sugli scienziati e le loro scoperte, suggerisco la mia personale chiave di lettura.

Una rappresentazione di un'intelligenza artificiale, che abbiamo scelto per illustrare Quando abbiamo smesso di capire il mondo

Una rappresentazione di un’intelligenza artificiale, che abbiamo scelto per illustrare Quando abbiamo smesso di capire il mondo (Credits: Geralt su Pixabay)

Quando abbiamo smesso di capire il mondo è un libro che parla di amore per la mente umana. Dalle pagine traspare l’ammirazione per ciò che l’uomo è in grado di realizzare ma anche un severo giudizio per la stoltezza nei confronti del genere umano. Gli uomini si credono capaci di tutto, anche di comprendere il funzionamento dell’universo, ma in realtà sanno davvero poco di ciò che li circonda.

Perché quindi leggerlo? Perché è un libro che parla dei limiti della conoscenza umana, dell’ignoto, dell’infinito. Dei falsi miti coi quali, come fossero copertine, ci riscaldiamo. Di passioni che rodono il fisico – talvolta l’anima. Del senso della vita e degli obiettivi che ci poniamo per essere felici. Di intuizioni – epifanie. E di punti di vista: il bene di uno può essere il male di un altro.

Tutto questo attraverso gli occhi della scienza.

Non è quindi un saggio scientifico. Ma è un saggio esistenzialista che si serve della scienza per entrare nel più grande mistero del mondo: noi stessi.

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