Io sono l’abisso, di Donato Carrisi – Il buio è inarrestabile


Dopo il successo de La casa delle voci, Donato Carrisi è tornato in libreria con un nuovo nerissimo romanzo: Io sono l’abisso, edito da Longanesi.

La penna dell’autore di La donna dei fiori di carta e di La ragazza nella nebbia, anche questa volta, conduce il suo lettore nei meandri più nascosti dell’essere umano. Disegna un percorso che scivola verso l’oscurità di un thriller psicologico, facendo intrecciare le storie dei protagonisti con una trama spietata.

Donne e uomini, protagonisti anonimi di Io sono l’abisso

La copertina di Io sono l'abisso, romanzo di Donato Carrisi

(Credits: Longanesi)

L’autore apre il sipario su un luogo ambito dai turisti e amato dai residenti. Il Lago di Como si concede come sfondo per questa vicenda, ma le tinte che lo scrittore usa per dipingerlo sono tutt’altro che colorate. Definito e statico, il lago si lascia ammirare senza concedersi, e nasconde sotto il suo specchio d’acqua vortici invisibili che attendono pazienti di trascinare nel buio la sua vittima per sempre.

Tre, invece, sono protagonisti che popolano questo sfondo apparentemente calmo. Nonostante siano completamente diversi, tutti hanno una caratteristica in comune. Non sappiamo come si chiamano: li chiameremo l’uomo che pulisce, la ragazza dal ciuffo viola e la cacciatrice di mosche

Pur rimanendo sempre perfettamente riconoscibili, il loro nome rimane nascosto, celato dall’abisso delle loro storie.

Chi sono i tre personaggi descritti da Donato Carrisi?

L’uomo che pulisce è sopravvissuto all’abisso, ma non ne è uscito incolume. Il suo desiderio è essere invisibile, come lo è sempre stato agli occhi degli altri. Cerca di mascherare una vita normale senza averne il controllo, e senza potersi strappare di dosso i traumi che gli si sono fusi sulla pelle, marchiandolo. L’abisso è in agguato e non sempre è in grado di combatterlo.

La ragazza dal ciuffo viola è una ragazzina nata in una famiglia ricca, dove tutto ciò che conta è l’apparenza. Il vuoto della sua solitudine è incolmabile dagli agi che la sua posizione sociale gli offre, e la mancanza di amore la sottomette a un segreto che la consuma, abusando senza alcuna pietà della fanciullezza della sua età.

Una composizone con i libri di Donato Carrisi, tra cui Io sono l'abisso

(Credits: Andrea Ion Scotta)

La cacciatrice di mosche è una donna che nasconde dietro il suo sguardo un passato tragico e indimenticabile. La sua rabbia è rivolta verso un unico obiettivo, cioè salvare le donne che subisco abusi da coloro che dovrebbero solo amarle.

Queste vite sono inevitabilmente collegate l’una con l’altra, mosse dai fili invisibili della paura. Donne e uomini senza nome che rappresentano chiunque sia vittima della meschinità umana, dell’infelicità e della devianza.

Con Io sono l’abisso, Donato Carrisi cattura, ma non si supera

Con più di dieci anni di carriera alle spalle lo scrittore pugliese ha raccolto innumerevoli seguaci attraverso le sue opere. Pubblicando un libro l’anno, ha dimostrato alla scena letteraria di essere un autore versatile con uno stile capace di stupire pagina dopo pagina. Donato Carrisi ha abituato il suo pubblico all’eccellenza, che ha mantenuto con Io sono l’abisso ma che non è riuscito a soddisfare le altissime aspettative che La casa delle voci aveva imposto.

Nonostante la lettura scorra rapida come sempre, la trama è più dolorosa e cupa che travolgente e spiazzante. Con la sua penna, Donato Carrisi è capace di essere leggero, di disorientare e schiacciare il lettore senza dover snaturare la sua storia, ma questa volta non si è superato. Quello di Carrisi, dunque, è un ottimo romanzo, ma che manca dell’imponente elemento sorpresa tipico delle sue opere. Forse l’anonimato dei personaggi ha costretto Carrisi a lasciare delle indicazioni troppo chiare su che piega prenderà il libro, facendo prevedere con facilità gli eventi.

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