La donna dei fiori di carta di Donato Carrisi
La fantasia è costola della realtà. Un solo gesto può dare alla luce una leggenda inossidabile e immortale. Le note di una melodia riescono a risvegliare un ricordo plasmato da un sogno. Un domino di avvenimenti concatenati dalle probabilità e legati insieme dal fragile ponte delle emozioni. Un gioco di anime che danzano per un attimo, sguardi che incrociano vite, verità che ne separano altre. L’attesa di un vento tiepido per sciogliere un cuore gelato, di un ombrello abbastanza grande da riparare due mondi. Promesse tradite che il tempo deteriora nella memoria. Desideri che incatenano i pensieri. La penna ed il genio di Donato Carrisi curano le ferite dell’anima, sempre di più lontana dal nostro oggi e da ciò che siamo davvero. La donna dei fiori di carta è una storia di fantasia nata da una testimonianza reale, resa unica dalla semplice condizione umana.
Jacob Ruomman è un giovane austriaco che impiega la sua devozione nella medicina come dottore da campo durante la Prima Guerra Mondiale. Un uomo chiamato a salvare la vita dei militari, una persona convocata per rimettere in sesto pedine di carne per farle tornare sulla scacchiera di una guerra inutile. Un medico che perde il significato stesso del suo credo. Il Monte Fumo è ormai diventato la sua dimora e in quella trincea di ghiaccio perenne la compagnia costante della Morte lo consuma.
La sua chiusura verso i suoi compagni d’armi trova vigore il giorno in cui ricevette una lettera da sua moglie, l’ultima. Il fragile legame che gli conferiva la volontà di vivere in quel massacro viene spezzato; Anya lo aveva lasciato per un altro uomo strappandogli la speranza di un futuro lontano dalle urla di dolore e dal ruggito dei fucili. Il calore di una casa in cui tornare si spegne, solo un tulipano di carta della sua amata resiste all’interno della sua agenda nera riempita dagli ultimi istanti che i soldati vivevano sotto i suoi occhi.
I giorni proseguono uguali, le notti sempre più difficili, ma la cattura di alcuni alpini italiani in ricognizione alle pendici del Monte Fumo stravolgerà la sua vita. Jacob viene eletto intermediario, un super partes con l’obiettivo di ricavare informazioni da quello che sembra essere il più alto in grado tra i prigionieri italiani. Il premio? Forse una medaglia o forse non essere più schernito per essere stato lasciato da sua moglie, abbandonato nel ghiaccio senza un appiglio per resistere fino alla fine della guerra. Con solo una notte a disposizione per ricavare informazioni dal progioniero, il giovane dottore è spinto da una nuova volontà; Jacob è determinato a salvare una vita in mezzo a tanta morte in cambio di futili informazioni.
L’interrogatorio si trasforma nella narrazione di una storia dal tono epico tramandata nel freddo e nel buio di una caverna, assaporata tra l’odore del tabacco e di caffè. Tre sono le domande con cui il prigioniero apre il sipario sul racconto. Chi è Guzman? Chi sono io? E chi era l’uomo che fumava sul Titanic? Il tramonto arriva sempre tardi, ma il domani arriva presto ed implacabile. L’alba potrebbe condurre il prigioniero senza nome alla pena di morte. Avventura, gesti memorabili e viaggi ai confini dell’uomo contenuti nella narrazione rivoluzieranno il futuro di Jacob e le risposte alle tre domande misteriose definiranno nuove prospettive di un passato non troppo lontano.
La storia che leggerete in queste pagine è vera. Tutto il resto, inevitabilmente, è inventato.
Donato Carrisi si è ormai guadagnato il titolo di maestro del brivido e non solo nella nostra penisola. Con le appena centosettanta pagine de La donna dei fiori di carta l’autore tuttavia si dimostra uno scrittore incredibile anche al di fuori del mondo del thriller. L’enigma dell’uomo che fumava sul ponte del Titanic è la verita su cui Carrisi ricama una storia capace di coinvolgere tutti i sensi. La sua penna intreccia vite ed avvenimenti che, incastrati alla perfezione, compongono un manoscritto senza tempo. Nonostante la fitta nebbia insanguinata che ricompre la narrazione, la poesia e la potenza con cui Carrisi da voce al prigioniero si respirano profumi d’oriente, si odono ritmi latini e si assaporano baci rubati. La lettura è leggera e scorre rapida, talmente lesta da far inciampare il lettore in continui colpi di scena. Gli scenari che in poche pagine l’autore dipinge sono molteplici.
La narrazione valica trincee innevate, saloni sontuosi, i porti di Marsiglia, l’immensa New York ed incontaminate vette orientali. La donna dei fiori di carta è una storia indimenticabile, poetica ed emozionante, capace di mostrarci come la parola, se espressa, può cambiare il corso di una vita. Con una stesura suggestiva e raffinata Carrisi intrappola il lettore in una fine rete di seta che lo avvolge senza soffocarlo.
L’intensità de La donna dei fiori di carta è ipnotica, come il petricore che inebria la mente di nostalgia e di parole non dette. Il messagio contenuto nel manoscritto è celato tra le righe del racconto, lontano dal mero sguardo quotidiano; scoprirlo è come trovare una montagna senza nome da battezzare con quello della persona amata.
Quello che rimane al termine della lettura è la viscerale sensazione di fine, la malinconica illusione di rivedere una persona tra la folla dopo averne riconosciuto il profumo, perchè il desidero è il solo motivo per cui andiamo avanti in tanto orrore.
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