Speciale Oscars 2015 – Tutti i vincitori


Oscar 2015

Ieri sera (per noi italiani..questa mattina alle 2:30!) si è svolta la serata di gala per la premiazione degli Academy Awards 2015, meglio conosciuti come Premi Oscar.

A presentare lo spettacolo, per la prima volta, è stato Neil Patrick Harris ( l’amatissimo Barney Stinson di How I met your mother, per intenderci) che dopo il successo come conduttore agli Emmy’s si era guadagnato di diritto il palco del Dolby Theatre di Los Angeles.

La serata degli Oscars 2015 però è sempre molto difficile: a segnarne il trionfo o l’insuccesso è in primis proprio il presentatore, che deve dare il meglio di sé per intrattenere e divertire senza togliere l’attenzione dall’obiettivo della serata, cioè premiare artisti e tecnici per il lavoro compiuto durante l’anno.
C’era riuscita benissimo Ellen DeGeneres nel 2014: quest’anno però qualcosa è mancato. Ma andiamo con ordine: chi sono stati i trionfatori degli Academy Awards 2015?

BIRDMAN: 4 statuette (miglior fotografia, miglior sceneggiatura originale, miglior regista, miglior film)

GRAND BUDAPEST HOTEL: 4 statuette (migliori costumi, miglior trucco e acconciatura, miglior scenografia, miglior colonna sonora)

WHIPLASH: 3 statuette (miglior attore non protagonista – J.K. Simmons e migliori effetti sonori, miglior montaggio)

AMERICAN SNIPER: 1 Statuetta (miglior montaggio sonoro)

BOYHOOD: 1 statuetta (miglior attrice non protagonista – Patricia Arquette)

THE IMITATION GAME : 1 statuetta (miglior sceneggiatura non originale)

LA TEORIA DEL TUTTO: 1 statuetta (miglior attore protagonista)

Non moltissime le sorprese, ma qualcuna, come al solito, c’è stata: 

La vittoria di Big Hero 6 della Disney come miglior film di animazione, quando molti pronostici indicavano How To Train your Dragon 2 come favorito.

Whilplash, che ha ingaggiato una vera e propria lotta all’ultima statuetta con The Grand Budapest Hotel

– Il miglior attore protagonista (Eddie Redmayne per La Teoria del Tutto) ha vinto alla prima candidatura.

CI E’ PIACIUTO: La vittoria dell’italiana Milena Canonero per i costumi di The Grand Budapest Hotel e quella di Julianne Moore che alla sua quinta candidatura in trent’anni di carriera riesce finalmente ad ottenere la statuetta che merita (chissà, magari c’è speranza anche per per il povero Di Caprio allora!). Il discorso di Patricia – Miglior attrice non Protagonista – Arquette che, dopo aver ringraziato tutti come da copione, sottolinea come in America (ma come in tutto il resto del mondo purtroppo) le donne debbano continuamente lottare sul lavoro per avere pari diritti e pari stipendi rispetto agli uomini. Inutile dire che non siamo stati gli unici ad aprezzarlo: Meryl Streep e Jennifer Lopez  si sono alzate in piedi per incitare la collega. Ma anche le parole di Graham Moore che, ritirando il suo Oscar per la sceneggiatura di The Imitation Game, ha ricordato un brutto momento del suo passato: quando da ragazzino aveva meditato il suicidio, sentendosi ” strano e diverso” rispetto agli altri. Ne è passato di tempo da allora, e il sorriso di Moore con la statuetta in mano rieccheggia quel ” It gets better” (le cose migliorano) tanto caro a Dan Savage e agli attivisti LGBT. Perchè come direbbe un’altra stella della serata (una meravigliosa Lady Gaga, per una volta più attenta alla musica che alla provocazione):  “ we were born this way, baby“.

Infine come non emozionarsi un poco poi, davanti alla spontanea agitazione di Neil Patrick Harris su un palco così importante?

NON CI E’ PIACIUTO: Troppi, troppi ringraziamenti  identici tra di loro per The Grand Budapest Hotel: dov’è la spontaneità dov’è il sentimento? Che dire poi di alcune battute di Neil Patrick come “Reese With-Her-Spoon”(gioco di parole con il nome dell’attrice americana)  e dell’incapacità del conduttore di sciogliersi fino in fondo e far decollare la serata?

Ciò che però ha pesato di più, anche alla luce del panorama politico e sociale americano, è stata l’esclusione (piuttosto imbarazzante) delle minoranze etniche dalle premiazioni. Beninteso, non è che questi Academy Awards siano stati un ritorno al passato: lo spazio che hanno trovato tematiche legate all’omosessualità e alla disabilità è stato sicuramente un passo avanti. E tuttavia, il progresso sembra essere legato ad una dimensione monocromatica del cinema: il bianco, quindi la fa da padrone. E non è un bianco qualsiasi: la tonalità è anglosassone nella maggior parte dei casi. Lo squilibrio è ancora più evidente se si considerano le categorie cosiddette ” minori” come quelle dedicate ai documentari. Con ciò non si vuole sostenere che i vincitori non abbiano meritato la statuetta: purtroppo, però, la sensazione è che una parte consistente della società americana e del mondo della cinematografia  sia stata esclusa a priori dal gioco.

Non serve quindi celebrare il ricordo di Martin Luther King, se non lo si onora nei fatti: e se qualcuno può sostenere che la politica non è affar del cinema,le parole di John Legend  ci ricordano che il ruolo dell’artista è proprio quello di  far riflettere sui temi che contano. E il suo discorso, come la performance canora di “Glory”, incanta la platea che si alza per una standing ovation tra la forte commozione di David Oyelowo (che avrebbe sicuramente meritato, se non la statuetta, di sicuro la candidatura come miglior attore protagonista per il suo ritratto del pastore King).

https://www.youtube.com/watch?v=UNWkMMS3vOY

Vediamo insieme, nel dettaglio, tutti i vincitori

MIGLIOR FILM: Birdman

MIGLIOR REGIA: Alejandro Gonzales Inarritu (Birdman)

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA: Eddie Redmyne (La Teoria del Tutto)

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA: Julianne Moore (Still Alice)

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA: J.K.Simmons (Whiplash)

MIGLIORE ATTRICE NON PROTAGONISTA: Patricia Arquette (Boyhood)

MIGLIORE SCENEGGIATURA NON ORIGINALE: Graham Moore (The Imitation Game)

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE: Alejandro González Iñárritu (Birdman)

MIGLIOR FILM STRANIERO: Ida  di  Paweł Pawlikowski  – Polonia

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE: Big Hero 6, regia di Don Hall e Chris Williams

MIGLIORE COLONNA SONORA:  Alexandre Desplat (The Grand Budapest Hotel)

MIGLIOR FOTOGRAFIA: Emmanuel Lubezki (Birdman)

MIGLIORE CANZONE: “Glory” (Selma) di John Stephens and Lonnie Lynn

MIGLIOR SCENOGRAFIA:Adam Stockhausen (Grand Budapest Hotel)

MIGLIOR MONTAGGIO SONORO: Alan Robert Murray e Bub Asman (American Sniper)

MIGLIOR SONORO: Craig Mann, Ben Wilkins e Thomas Curley (Whiplash)

MIGLIOR MONTAGGIO: Tom Cross (Whilsplash)

MIGLIORI COSTUMI:  Milena Canonero (The Grand Budapest Hotel)

MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURA: Frances Hannon e Mark Coulier (The Grand Budapest Hotel)

MIGLIOR DOCUMENTARIO: “CitizenFour” Laura Poitras, Mathilde Bonnefoy and Dirk Wilutzky

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO DOCUMENTARIO: “Crisis Hotline: Veterans Press 1” Ellen Goosenberg Kent and Dana Perry

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO: “The Phone Call” Mat Kirkby and James Lucas

MIGLIOR CORTOMETRAGGIO D’ANIMAZIONE: “Feast” Patrick Osborne and Kristina Reed

Articolo scritto con molta passione ( e tanto sonno) da Paola Cecchini, editato da Lucia Pugliese, con il sostegno (indispensabile) di Paulina Szczezpanska (per cui siamo tutti molto contenti perché, oltre a Milena Canonero a rappresentare l’Italia, anche l’altra sua casa, la Polonia, è stata premiata dal successo di Ida tra le pellicole straniere) e di tutta la redazione di Cinema di Discorsivo. E voi cosa ne pensate di questi Premi Oscars 2015?

+ Non ci sono commenti

Aggiungi