X – Una cupa favola della buonanotte nel romanzo di esordio di Valentina Mira


Come si fa a scrivere una recensione sul pezzo di anima di qualcun altro?

La copertina di X, romanzo di esordio di Valentina Mira

La copertina di X, romanzo di esordio di Valentina Mira (Credits: Fandango libri)

Perché alla fine del romanzo X della bravissima Valentina Mira mi sono sentita a lungo come un nervo scoperto. C’è talmente tanta parte della vita dell’autrice, del suo percorso e delle ferite da cui ha imparato a guarire da sola, che mi costringo a trattare le sue parole con cautela, come una cosa fragile.

Eppure la scrittrice, trent’anni fra pochi giorni, fragile non lo è affatto. È una lupa, una guerriera.

Nel suo romanzo X, Valentina Mira racconta una cupa favola della buonanotte

X (in libreria a partire da giovedì) è una lunga lettera, uno sfogo, la pulizia di una ferita in cancrena. X è un romanzo in cui Valentina Mira parla alle donne, che istintivamente ne comprendono l’oscurità, e tenta di fare luce anche nelle menti degli uomini. Vittime e carnefici, in uno strano girotondo di codipendenza.

I temi che Valentina Mira tocca sono molteplici. L’incapacità di comunicare in famiglia, il fascismo dilagante in una Capitale da cui non se n’è mai andato, e lo stupro.

Questa parola così brutta che la maggior parte della gente non riesce a pronunciare: violenza carnale, violenza sessuale, abuso, molestia, sembrano tutte parole meno grezze, meno offensive.

Stupro, come dice l’autrice, ha quel “tu” in mezzo che chiama in causa qualcuno. Che vuole puntare un dito.

Lo stupro, l’ennesimo mezzo per mettere a tacere le donne

Il problema in Italia è che la maggior parte delle volte il dito finisce puntato sulla vittima, non sullo stupratore. Perché chi vive con le conseguenze di una violenza di certo non è il carnefice.

In Italia le donne non denunciano, perché serve solo a trascinare il dolore sotto lo sguardo dell’opinione pubblica e spesso senza risultato. Non è forse famosa la domanda che venne posta a Franca Rame dopo il suo rapimento e stupro di gruppo? Quel “Signora, ha goduto?” non è stata una domanda fatta da uno dei suoi aguzzini, ma da un rappresentante delle forze dell’ordine.

Così le donne hanno imparato che negli ultimi cinquant’anni non è cambiato nulla. Abbiamo imparato a tacere per difesa, a farci piccole, a evitare situazioni compromettenti.

Quello che è successo a Valentina Mira potrebbe sembrare storia vecchia, già sentita e risentita mille volte. Eppure è successo a una diciannovenne nell’estate del 2010, quella della maturità, l’estate in cui si celebra la libertà. Lei invece è rimasta a lungo prigioniera di quei pochi, tantissimi minuti.

X di Valentina Mira è un romanzo sul lutto per la perdita di qualcuno ancora vivo

X è infatti una farfalla che esce dal bozzolo, con violenza, e sbatte le ali per liberarsi dai rimasugli appiccicosi del passato. È anche una bottiglia lanciata nel mare, con un messaggio rivolto a qualcuno che probabilmente non lo leggerà mai.

Perché il dolore più grande che la protagonista trasmette al lettore è quello della perdita di suo fratello. Un fratello che nel giro di qualche decina di pagine passa dall’essere sostegno e sicurezza, alleato incrollabile, all’infierire il peggiore tradimento. Un fratello che si schiera dalla parte dello stupratore della sorella. Un fratello che – in quel modo molto maschio e incredibilmente vigliacco che hanno i fascisti – sceglie il proprio camerata invece della propria famiglia.

Un dettaglio della copertina di X, esordio di Valentina Mira con Fandango libri

Un dettaglio della copertina di X, di Valentina Mira (Credits: Fandango libri)

Chissà quando questo Paese riuscirà a liberarsi del marciume fatiscente del vecchio regime.

Valentina Mira, nel suo romanzo, non censura nulla. Ci parla delle proprie ferite apertamente, degli errori commessi, delle strade non intraprese. Di una costante lotta contro una violenza sottile, maschilista, inculcata nel subconscio non solo degli uomini ma anche di tantissime, troppe, donne.

Perché il corpo femminile resta oggetto, talvolta di baratto, talvolta di ricatto, ma pur sempre oggetto.

Perché non abbiamo altro valore come esseri umani se non la vecchia dicotomia madre/puttana. Puoi essere o la santa del focolare o un buco da riempire, ma mai una creatura senziente e padrona di se stessa.

Alla fine, c’è sempre speranza

La sensazione di una donchisciottesca lotta contro i mulini a vento è forte.

Eppure il trito e ritrito “ma gli uomini non sono tutti così” ha un fondo di verità. Non siete tutti così. Però diventate conniventi nel momento in cui tacete, vi girate dall’altra parte, vi ergete a giuria. I pochi, preziosi, alleati che abbiamo ce li teniamo stretti. E Valentina, alla fine, i suoi alleati, la sua banda di pirati, la nomina per nome, uno per uno. Luci nella notte, approdi nell’oscurità.

Una composizione con il romanzo di Valentina Mira e un coccodrillo giocattolo

(Credits: Marco Frongia)

Il viaggio è ancora lungo, Vale, ma la compagnia vista da qui sembra ottima. Tienici aggiornati.

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