Zoonosi e sostenibilità – Come prevenire la prossima pandemia in 10 mosse


Zoonosi e sostenibilità – Come prevenire la prossima pandemia è scritto in collaborazione con Alessandra Modica e Laura Panini

Dopo l’avvento del Covid-19, più o meno tutti ci siamo chiesti se sarà possibile e come prevenire la prossima pandemia. Qualcuno potrà sorprendersi, ma anche in questo caso la sostenibilità è un fattore chiave, in particolare quella del sistema della produzione alimentare.

Per questo oggi, integrando un po’ quanto detto da Camilla Tuccillo sulla rubrica di scienza, noi di Sosteniamoci andremo a parlare di cos’è la zoonosi, perché ci riguarda e com’è possibile prevenirla attraverso la politiche più sostenibili.

Come prevenire la prossima pandemia, cominciando dalle basi – Cos’è la zoonosi

Cominciamo con il chiarire il concetto di base. Le zoonosi, come spiega sul suo sito l’Istituto Superiore di Sanità, sono le malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo.

Attraverso un lungo processo definito “emergenza” della malattia – che come spiegato nell’articolo di Scienze si compone di uno o più spillover, ovvero salti del contagio da una specie diversa a un’altra – il micro-organismo che provoca la patologia muta fino al punto di riuscire a infettare l’essere umano.

Come avviene il salto di specie

Come avviene il salto delle malattie dagli animali all’uomo, che oggi sembra essere molto più frequente rispetto al passato? Lo spiega molto bene David Quammen, nel suo celeberrimo e profetico libro Spillover.

“Le attività umane sono causa della disintegrazione di vari ecosistemi a un tasso che ha le caratteristiche del cataclisma”, scrive Quammen. “In questi ecosistemi vivono milioni di specie, in gran parte sconosciute alla scienza moderna”.

“Tra questi milioni di specie ignote ci sono virus, batteri, funghi, protisti e altri organismi, molti dei quali parassiti”. Il legame che questi parassiti instaurano con il loro organismo ospite, tuttavia, è spesso benevolo. Ma soprattutto – e qui sta il punto – limitato a un ecosistema specifico.

Distruzione degli ecosistemi

La distruzione degli ecosistemi da parte dell’uomo e i consumi insostenibili portano al rischio di pandemie (Credits: Ipbes)

È proprio la distruzione degli ecosistemi, dunque, la causa della comparsa sempre più frequente di nuove malattie su larga scala. Perché “un parassita disturbato nella sua vita quotidiana e sfrattato dal suo ospite abituale ha due possibilità: trovare una nuova casa, o estinguersi”.

L’ultimo tassello del puzzle

L’ultimo tassello di questo puzzle è il contatto diretto o indiretto tra l’uomo e la fauna selvatica portatrice delle nuove malattie. Questo avviene in vari modi, che purtroppo conosciamo molto bene.

Lo sfruttamento delle risorse naturali per motivi commerciali, inclusi il commercio di legnami pregiati o gli sfruttamenti minerari, ma soprattutto l’agricoltura e l’allevamento – come abbiamo già detto nei nostri precedenti articoli sugli allevamenti intensivi e sulle monocolture – è tra le ragioni principali che innescano questa dinamica.

Non vanno dimenticati, in ogni caso, la caccia e il traffico di fauna selvatica. Tutto questo, combinato alla nostra facilità di spostamento nel mondo globalizzato di oggi, rappresenta il terreno di coltura perfetto per malattie sempre nuove e diverse.

Cosa ci riserva il futuro

I dati parlano chiaro. Due distinte ricerche condotte nel 2005 e nel 2008, citate da Quammen nel suo libro, restituiscono risultati sostanzialmente analoghi. Una quota intorno al 60 per cento delle nuove malattie emerse dal 1940 all’inizio del terzo millennio è di origine animale.

Numeri che non fanno ben sperare per il futuro. E che purtroppo trovano conferma nel rapporto pubblicato nell’ottobre 2020 dall’Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services, che l’Ispra definiscela massima autorità scientifica su natura e biodiversità”.

Come prevenire la prossima pandemia

(Credits: Ipbes)

“Si stima che in natura siano presenti 1 milione e 770mila virus ancora non conosciuti”, si legge nel report. “Di questi un numero compreso tra 540mila e 850mila potrebbe avere la capacità di infettare le persone”.

Ma non è tutto, perché “nuove pandemie potrebbero affiorare con maggiore frequenza in futuro, propagarsi più rapidamente, causare più danni alle economie mondiali e più morti del Covid-19”, aggiunge Ipbes.

Questo “a meno che non ci sia un cambio trasformazionale nel modo in cui affrontiamo a scala globale le malattie infettive, privilegiando la prevenzione invece che attendere lo scoppio di zoonosi e altre malattie”, per poi reagire quando ormai è troppo tardi.

Come prevenire la prossima pandemia… e vivere felici

Come prevenire la prossima pandemia potrebbe sembrare il classico quesito da un milione di dollari. E invece la risposta si rivela relativamente semplice: il difficile sta nel mettere in pratica le azioni che l’avvento del Covid ha reso drammaticamente necessarie.

Come prevenire la prossima pandemia, per salvare vite e non sprecare risorse

Ridurre i contatti tra esseri umani, fauna selvatica e bestiame è il punto cruciale, secondo Ipbes, per prevenire la diffusione di nuove malattie. Come riuscirci?

“Contenendo le attività umane che causano la perdita di biodiversità, aumentando il livello di conservazione della natura, allargando l’estensione delle aree protette esistenti e creandone di nuove, riducendo lo sfruttamento delle regioni del pianeta ad alto grado di biodiversità”.

L'impatto delle attività umane

La pandemie hanno origine da microbi che infettano gli animali, ma la loro “emergenza” è interamente causata dall’attività umana (Credits: Ipbes)

Potrà sembrare strano, ma oltre a salvare delle vite, prevenire l’insorgere di nuove malattie invece di affrontarle dopo la loro comparsa comporterebbe anche un notevole risparmio economico.

Le stime riportate da Ipbes parlano di costi 100 volte inferiori per la prevenzione rispetto alla risposta.

Come prevenire la prossima pandemia in dieci mosse

Ovviamente non è tutto così semplice, ma il rapporto Ipbes dà una serie di indicazioni molto puntuali e concrete ai decisori politici che stanno cercando di capire proprio in questi mesi come prevenire la prossima pandemia.

Eccole:

1. Istituire una commissione intergovernativa di alto livello sulla prevenzione delle pandemie
2. Raggiungere un accordo multilaterale globale sulle pandemie
3. Istituzionalizzare l’approccio “One Health” (pianeta sano, vita selvatica sana, persone sane)
4. Predisporre programmi nazionali di prevenzione delle pandemie
5. Integrare la valutazione dei rischi per biodiversità e salute nei progetti di sviluppo e uso del suolo
6. Considerare il costo delle pandemie nei processi di produzione, consumo e nei bilanci dei governi
7. Incentivare la riduzione dei modelli di consumo, produzione e commercio a rischio pandemia
8. Ridurre i rischi di malattie zoonotiche nel commercio internazionale di specie selvatiche
9. Sostenere popolazioni indigene e comunità locali nei programmi di prevenzione delle pandemie
10. Colmare le lacune più critiche di conoscenza sulle pratiche ad alto rischio pandemico

Conclusioni

Dopo questo approfondimento su un tema che ha segnato tragicamente il biennio 2020-2021, dalle prossime puntate Sosteniamoci tornerà ad affrontare la sostenibilità delle piccole scelte di tutti i giorni. Vi aspettiamo in autunno, buon proseguimento su Discorsivo!

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