Breve storia del femminismo – Le quattro ondate, dal diritto di voto all’attivismo social


La storia del femminismo non è lineare: procede per ondate. Tuttavia la metafora dell’onda – seppur simbolo di forza – spesso riduce questi grandi periodi a traguardi separati. Il femminismo, in realtà, è un movimento in costante evoluzione, e ogni nuova ondata ha apportato sostanziali novità e cambiamenti ai contenuti elaborati in precedenza.

Se il femminismo della prima ondata ha lottato per ottenere l’uguaglianza giuridica delle donne, dal diritto a un’istruzione a quello di voto, il femminismo attuale ci porta su temi come il gender gap, lo slut shaming e la teoria queer.

Senza pretendere di fare una rassegna esaustiva degli eventi storici e delle elaborazioni teoriche che hanno contraddistinto il femminismo, ripercorreremo alcune importanti tematiche trattate dal 1700 a oggi.

Meglio parlare di femminismi

Come sostiene il filosofo Lorenzo Gasparrini, autore di Diventare uomini: relazioni maschili senza oppressioni, non esiste un solo femminismo, ma una pluralità di femminismi. Oltre al movimento vero e proprio, nel corso della storia abbiamo assistito all’evolversi di varie correnti di pensiero, spesso in contrasto tra loro su molti fronti, ma che hanno a loro modo contribuito ad abbracciare più soggetti nella loro specificità e nelle loro differenze.

Le due correnti storicamente agli antipodi – soprattutto per quanto riguarda temi come la prostituzione, la pornografia e la sessualità – sono il femminismo liberale e il femminismo radicale, quest’ultimo con posizioni più autoritarie e conservatrici.

L’apporto delle lesbiche è stato determinante per l’evoluzione della pratica e del pensiero femminista, così come lo è stato il black feminism, che per primo ha portato avanti il concetto di intersezionalità. Il femminismo decoloniale ha mescolato e riproposto i temi sollevati dal black feminism e dai post-colonial studies, e ci ha fatto comprendere come il capitalismo abbia costruito le sue fondamenta a partire da un sistema di appropriazione coloniale e patriarcale.

storia del femminismo e delle sue ondate

(Credits: RodnaeE productions, Pexels)

Si può parlare di femminismo new age, femminismo individualista, e ancora anarco-femminismo, transfemminismo e via dicendo… la lista è lunghissima, e per immergersi nell’approfondimento di ciascuna di queste correnti probabilmente non basta una vita. Per questo motivo oggi ci limiteremo a ripercorrere (sinteticamente e a grandi linee) l’origine delle quattro ondate principali del femminismo.

La prima ondata della storia del femminismo: l’uguaglianza giuridica

I primi movimenti di rivendicazione dei diritti delle donne nascono in Europa verso la fine del ‘600. Perchè questi si sviluppino organicamente, però, si dovrà aspettare quasi un secolo, fino allo scoppiare della Rivoluzione francese. In quel periodo in Europa si diffondeva una nuova cultura illuminista, basata su principi di libertà e uguaglianza, che segnava il declino dell’assolutismo monarchico.

Respirando questo clima rivoluzionario, nel 1789 viene redatta la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che si può considerare il fondamento delle costituzioni moderne. Essa si rivolgeva però solo a persone di sesso maschile: la drammaturga Marie Gouze, detta Olympe de Gouges, nel 1791 rimedia all’errore scrivendo la Dichiarazione dei diritti della donna e della cittadina, chiedendo che i principi della Rivoluzione fossero effettivi anche per le donne.

Sulla scia di de Gouges, nel 1792 l’inglese Mary Wollstonecraft scriverà A Vindication of the Rights of Woman (Rivendicazione dei diritti della donna), una critica al sistema educativo dell’epoca, che escludeva le donne e le relegava ai margini della società.

Da Tribune des femmes alle suffragette

Breve storia del femminismo e delle sue ondate: Suffragio femminile

Uno stendardo utilizzato nelle manifestazioni femministe per ottenere il diritto di voto, primi del ‘900 (Credits: LSE Library, Unsplash)

Nel 1832 la ricamatrice parigina Suzanne Voilquin diventa redattrice della Tribune des femmes (la prima rivista femminista della classe operaia), sulla quale difende l’istruzione e l’indipendenza economica delle donne e critica l’ingiustizia di essere escluse dagli affari pubblici. Che fossero di classe operaia o nobili, Voilquin si era accorta che l’oppressione era un fattore comune a tutte, e che bisognava costruire una coscienza di genere. La rivista invitava le donne proletarie ad allearsi con quelle appartenenti alla classe più privilegiata, per far nascere una nouvelle femme (una donna nuova).

Qualche anno più tardi, anche grazie a questi preziosi scritti, si assisterà alla nascita del movimento per il suffragio femminile, conosciuto come movimento delle “suffragette”. Intorno al 1920, il diritto di voto era già stato allargato alle donne nella maggior parte dei Paesi occidentali. Per poter votare, le italiane dovranno invece aspettare fino al 2 giugno del 1946, quando si votava contemporaneamente per l’elezione dell’Assemblea costituente e per il referendum che chiedeva di scegliere tra la Monarchia o la Repubblica.

La seconda ondata: sesso, matrimonio, maternità, lavoro

Il femminismo della seconda ondata si sviluppa negli Stati Uniti nel corso degli anni 60, per poi diffondersi negli altri Paesi occidentali. Mentre l’attivismo della prima ondata si era concentrato principalmente sull’ottenimento del suffragio femminile e sugli altri ostacoli giuridici all’uguaglianza di genere, quello della seconda ondata allarga il dibattito a questioni quali la sessualità, la famiglia, il lavoro e i diritti riproduttivi. Sono gli anni, in cui in alcuni Paesi, per le donne diventa finalmente legale abortire, divorziare e prendere misure contraccettive (e quindi assumere il controllo del proprio corpo).

La seconda ondata nasce in reazione alle condizioni di isolamento psicologico e sociale delle donne (bianche e di ceto medio) degli anni 50: i diritti politici non sono più unica condizione sufficiente per la parità, e la presa di coscienza femminista si concentra ora sulla differenza sessuale, che contribuisce a un sistema in cui le donne si trovano ancora in posizione di sottomissione.

La mistica della femminilità di Betty Friedan

Per capire il fenomeno ci si può aiutare con il famoso saggio La mistica della femminilità di Betty Friedan, pubblicato nel 1963. L’autrice collega le cause dell’infelicità, della depressione e della predisposizione all’abuso di alcol e psicofarmaci delle casalinghe bianche americane all’esistenza di un inganno creato ad hoc dalla società del tempo. Friedan chiama questo senso di insoddisfazione femminile “il problema senza nome”.

Storia del femminismo e delle sue ondate

Un’immagine di Betty Friedan (Credits: orionpozo, Creative commons)

Nel secondo dopoguerra, infatti, nei Paesi occidentali era in atto una crescita economica senza precedenti, che aveva causato un aumento impressionante di nascite, il cosiddetto “baby boom”. Contemporaneamente si assisteva a una solidificazione della società di massa, attuata dall’industria editoriale e da quella dello spettacolo: la televisione e le pubblicità proponevano un’immagine idealizzata della vita domestica e famigliare, glorificavano la funzione biologica della donna e definivano i canoni estetici a cui aspirare.

Le redazioni (interamente maschili) di rotocalchi e riviste femminili sceglievano linee editoriali incentrate su argomenti futili e alimentavano il mito della bellezza, escludendo deliberatamente notizie riguardanti il mondo, la finanza o la politica. A scuola i programmi didattici invogliavano e preparavano le donne a essere mogli e madri ideali, distogliendole dall’idea di perseguire qualsiasi carriera.

Ne risultava che, all’inizio degli anni 60, l’età media del matrimonio delle donne statunitensi era scesa a 17-18 anni e la loro iscrizione ai college si era ridotta al 35% (rispetto al 47% degli anni 20).

College di scienze domestiche australiano per donne, anni 60

Un college di scienze domestiche per donne a Melbourne, Australia, anni 60 circa (Credits: Museums Victoria, Unsplash)

La mistica della femminilità tocca un profondo tasto dolente in moltissime donne anche al di fuori degli Stati Uniti e favorisce la nascita di fenomeni come il Movimento di Liberazione della Donna, creatosi a Zurigo nel pieno delle rivolte studentesche del 1968.

La terza ondata: gender studies, antiviolenza e femminismo intersezionale

Con la terza ondata, durante gli anni 80 e 90, il femminismo si è istituzionalizzato: in molte università è diventato una materia di studio (cultural studies poi evoluti in women’s studies e gender studies).

Si raggiunge una consapevolezza più ampia delle problematiche della diseguaglianza, che contribuisce al formarsi di reti di appoggio. I consultori e i centri antiviolenza, originariamente autogestiti, vengono trasformati in servizi pubblici.

Angela Davis - Storia del femminismo e delle sue quattro ondate

Angela Davis durante una conferenza in Uruguay. Nel 1978 Davis ha tenuto il corso women’s studies al San Francisco Art Institute e tra il 1991 e il 2008 ha insegnato nel dipartimento di History of Consciousness e di Feminist Studies dell’Università della California a Santa Cruz (Credits: MediaReduy, Creative commons)

È stato durante questo periodo della storia del femminismo che è nato e cresciuto il termine intersezionalità e che si sono sviluppate nuove tesi come la teoria queer. I principi femministi hanno iniziato ad applicarsi a una più ampia varietà di donne (come per esempio le donne nere e le donne transgender), che erano state praticamente ignorate nell’attività femminista precedente. Per la prima volta, infatti, le donne bianche cisgender – ovvero quelle che si sentono a proprio agio con il sesso e il genere che sono loro stati attribuiti alla nascita – non sono più le uniche protagoniste dei movimenti di liberazione dalle discriminazioni.

Vengono inoltre gradualmente abbandonate pratiche politiche settarie come il separatismo, che crede che per il superamento del patriarcato sia necessaria la separazione delle donne dagli uomini. L’idea di un femminismo unico si modifica sempre di più, fino ad assomigliare a una rete di femminismi.

La quarta ondata: i social network per amplificare le voci

La quarta ondata del femminismo si riconosce per la sua diffusione su scala mondiale – dovuta a internet e ai social network – per il suo approccio intersezionale e per la gender fluidity (che deriva da un’interpretazione post-strutturalista del genere e della sessualità). Viene ribadita e approfondita l’esistenza di una sovrapposizione tra le varie forme di oppressione: razzismo, sessismo, omofobia, classismo e abilismo hanno un’unica radice e vanno combattuti insieme.

In questo periodo storico, caratterizzato dal crollo finanziario del 2008 e da tutte le sue conseguenze, la storia del femminismo ritrova una sua vigorosità. L’ascesa dell’hashtag activism ha permesso la rapidissima sensibilizzazione e promozione di questioni inerenti la giustizia sociale.

L'hashtag #MeToo

L’hashtag #MeToo relativo alla campagna contro le molestie sessuali del 2017 (Credits: Viktoria Slowikowska, Pexels)

Gli esempi di attivismo digitale abbondano. Basti pensare alla famosissima campagna contro le molestie sessuali #MeToo, esplosa nel 2017 negli Stati Uniti e diffusa nel resto del mondo con hashtag simili: #QuellaVoltaChe (lanciata in Italia da Giulia Blasi), #BalanceTonPorc (Francia), #Cuéntalo (Spagna e America del Sud), #RiceBunny (Cina).

In Nigeria, nel 2014, #BringBackOurGirls è servito a diffondere la notizia del rapimento di 276 studentesse da parte del gruppo terroristico Boko Haram. L’hashtag #Neda è stato lanciato per fare luce sull’uccisione di Neda Agha-Soltan durante le proteste post-elettorali contro il governo iraniano (2009). La campagna di UN Women #HeForShe è stata lanciata dall’attrice Emma Watson per coinvolgere ragazzi e uomini nella lotta contro la violenza sulle donne, e quella #YesAllWomen è nata contro la retorica #NotAllMen.

Sebbene non tutte le femministe concordino con questo approccio “universale” del femminismo, si può dire che grazie a internet questo movimento abbia raggiunto una potenza inaudita, raggiungendo anche aree più marginali del mondo.

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