Maleducazione Catodica


Il rapporto tra la televisione e il suo pubblico è uno degli argomenti da sempre discusso nel campo della massmediologia. Dalla teoria dell’ago ipodermico a quella degli usi e gratificazioni le opinioni di studiosi e osservatori dei fenomeni televisivi in rapporto alla società sono cambiate più e più volte, oscillando da un estremo pessimismo a un utopico ottimismo.
Restringendo il campo di osservazione sia spazialmente che temporalmente e focalizzandoci sui programmi televisivi italiani nell’ultimo decennio è impossibile non notare quanto la maleducazione sia presente su tutte le reti italiane e, più o meno, in tutte le fasce orarie.

Per mal-educazione sul piccolo schermo possiamo intendere diverse cose: l’uso di linguaggio eccessivamente colloquiale (fino agli insulti veri e propri), la diffusione di un modo di parlare non corretto (la scomparsa dei congiuntivi e la consistente riduzione del vocabolario utilizzato), l’abitudine degli ospiti dei talk show a interrompersi l’un l’altro, il costante aumento del tono di voce per sovrastare l’altro, il dis-rispetto e il discredito che spesso viene messo in scena eccetera.
Questi comportamenti maleducati sono più evidenti in certi tipi di programma: i reality, i talent show, che in misura sempre più consistente abbinano alla dimensione del talent quella del reality (Amici), i talk show e i programmi di informazione politica come Ballarò e Servizio Pubblico.

L’asserzione che ciclicamente ritorna è che la televisione sia una “cattiva maestra”, che influenzi la società e i nostri atteggiamenti/comportamenti in modo estremamente potente e che eserciti un potere tanto più forte quanto più giovane è la persona a cui trasmette i suoi messaggi nocivi.
In un celebre libro del 1994 intitolato “Cattiva maestra televisione”, il filosofo Karl Popper arriva ad ipotizzare che il piccolo schermo sia ormai fuori controllo e che esso modifichi radicalmente l’ambiente in cui i bambini si formano e da cui essi ricavano i modelli da imitare. La naturale conseguenza di questa teoria, ancora oggi molto seguita, è che, se sempre più persone sono mal-educate, parte della “colpa” è da ricercare proprio nei messaggi che vengono diffusi dalla televisione.

In realtà, pur ammettendo che all’origine ci sia stata una influenza “negativa” sulla società, non sembra credibile imputare al piccolo schermo un così grande potere. Certamente, la televisione ha sdoganato certi comportamenti, ma semmai quello che certi programmi televisivi fanno è riprendere e ingigantire, come sotto una lente di ingrandimento, alcuni comportamenti “sconvenienti” sicuramente rintracciabili nella società, le cui origini dovrebbero essere cercate altrove. Dunque,  la TV non è una “cattiva maestra”, ma piuttosto rispecchia certe tendenze del Paese e, al più, perpetua certi (dis)valori.
Perché questo perpetuare? Perché mettere in scena conflitti, discussioni, sproloqui o trasgressioni fa ancora audience (per motivi che qui non è possibile indagare) e i direttori delle reti televisive sono, oggi più che mai, schiavi degli ascolti – che devono essere alti per non essere “silurati”- finendo per prestare poca attenzione alla qualità dei programmi.

Gli appelli affinché chi si occupa di messaggi televisivi presti più attenzione ai temi dell’informazione corretta, dell’educazione pedagogica e della qualità sono stati, negli anni, svariati eppure, sempre disattesi. Eliminare programmi come quelli sopra nominati dai palinsesti è impossibile, a meno che essi stessi perdano il loro appeal e i loro ascolti cadano a picco (un esempio valido può essere il Grande Fratello che, pare, non sarà rinnovato per la prossima stagione televisiva).
Quello che si può, e si dovrebbe, fare per ridurre al massimo i possibili effetti negativi della televisione è addestrare bambini e adolescenti a un uso corretto della TV. Poiché, come qualsiasi altro medium, la televisione in sé non ha colpe; è l’uso che se ne fa che determina certe situazioni piuttosto che altre. In una società che sempre più intreccia il proprio destino con quello dei media sarebbe estremamente importante imparare a interpretare criticamente i messaggi veicolati; le famiglie e le scuole (ancora oggi, le più importanti agenzie di educazione) dovrebbero finalmente prendersi l’impegno di insegnare ai bambini, sin da piccolissimi, a ragionare di quello che vedono e a non prendere tutto come fosse oro colato.

1 comment

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  1. Furio DETTI

    Credo che Lei scambi causa/effetto. Le generazioni sono dientate più maeducate perché invece di passare del tempo con adulti responsabili hanno passato ore davanti alla TV. Non del tutto colpevole, ma all’80% credo proprio di sì.

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