L’uomo perfetto – Intro + #1 Un giorno


Intro

Brainy is the new sexy? A giudicare dal successo dell’uomo perfetto con le donne, non lo direi. Quando ho saputo dalla redazione il titolo del numero speciale di Discorsivo, ho subito pensato a lui.

Paradossalmente, un suo consiglio gli si è rivoltato contro.

Durante una delle nostre periodiche – mai programmate – serate di chiacchiere, gli ho confidato che da un po’ di tempo stavo accarezzando l’idea di iniziare a tenere un blog. Ma qualcosa mi ha sempre trattenuto. Comunicare efficacemente è un’arte e improvvisare è sempre esporsi ad un rischio. Coltivare la velleità di produrre arte? Figuriamoci, un’ambizione che lascio ad altri. Inoltre “che senso ha contribuire alla morte entropica della comunicazione buttando un’altra carriola di parole nello scarico della rete?”

“Fossi in te non sarei così cinico” – mi ha risposto. “Me lo sono chiesto ogni volta, prima di iniziare a scrivere una canzone. Mi capita di prendere la chitarra in mano e di avere come la sensazione di mancare di rispetto a chi alla musica ha dedicato tutta la sua vita. Agli artisti veri, insomma. Ogni tanto scrivo canzoni così, per rilassarmi. O per sfogarmi. O solo per ridere di me fra qualche anno. Ma al di là del risultato finale, penso che l’autocensura sia un’occasione mancata. E soprattutto sia rinunciare a qualcosa di sé.

E così eccomi qua. Ho pensato di raccontarti dell’uomo perfetto così giudicherai da te se il titolo è meritato e se davvero si può dire che brainy is the new sexy. Ovviamente non mi aspetto che tu creda alla sua esistenza. E sicuramente sorriderai di chi ritiene che qualcuno possa essere perfetto. Per tutti è più facile pensare alla perfezione come un asintoto, qualcosa cui tendere ma che nessuno potrà mai raggiungere. E come accade per le cose che non possiamo stringere con le mani, finiamo per dimenticarcene.

Una frase da uomo perfetto potrebbe essere: “se ogni tanto non ci fermiamo ad immaginare l’ideale e a condividere questo sogno, non avremo più niente da costruire”.

Ah, è ovvio, ma meglio specificare: ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale.

#1 Un giorno

L’uomo perfetto si sveglia alle sette. Né troppo presto, né troppo tardi. Ha scelto questo orario dopo qualche tentativo, lo ha scelto perché gli permette di dormire il più possibile – eh sì, adora dormire – ma anche di godersi il mattino – forse il momento della giornata che preferisce. Deve presentarsi al lavoro alle nove, quindi ha ben due ore da valorizzare.

La prima mezzora varia di giorno in giorno. Due volte a settimana si toglie il pigiama e indossa pantaloncini, maglietta e scarpette, beve un bicchiere d’acqua fresca, passa in bagno per la pipì ed esce per una corsetta di mezzora nel parco vicino a casa. Altri giorni stende la biancheria che ha messo a lavare la sera prima, impostando il timer della lavatrice in modo che finisca il ciclo di lavaggio alle sette. Altre volte esce in tuta a comprare il giornale oppure pane e brioches. Ovviamente sempre dopo aver bevuto un bicchiere di acqua fresca e aver fatto la pipì.

A chi gli chiede il perché di questa abitudine – del bicchiere d’acqua, non della pipì – l’uomo perfetto risponde che una volta ha anche provato a cercare su internet se esistono evidenze scientifiche che indicano questa come un’abitudine salutare. Non ha trovato molti motivi convincenti, tuttavia persevera perché adora la sensazione che prova allo scorrere dell’acqua dentro alle viscere ancora raggomitolate dal sonno. “È come il primo respiro di quando sei nato” – dice – “solo che avviene al contrario”.

Di ritorno dalla corsetta o dalle altre commissioni, l’uomo perfetto fa la doccia. Sono dieci minuti molto piacevoli. Dieci minuti in cui l’uomo perfetto si gode il suo corpo, né grasso né magro, né scheletrico né pompato. Non ha un rapporto morboso con il suo copro, però adora la sensazione di sentirsi pulito, sentire i muscoli rigenerati dal massaggio del bagnoschiuma.

Dopo la doccia, l’uomo perfetto si fa la barba. Sono dieci minuti molto piacevoli. Dieci minuti in cui l’uomo perfetto si gode la sua faccia. Una faccia particolare, non scontata e – soprattutto – lontana dall’essere perfetta. Probabilmente passando per la strada non rimarresti attratto dal suo volto. Ma se ti sedessi di fronte a lui in metropolitana, sono sicuro che apprezzeresti i suoi capelli curati anche senza gel, la sua barba ordinata e il suo viso pulito, ma soprattutto quello sguardo sereno come l’azzurro in uno squarcio nelle nubi.

Fatta la barba, l’uomo perfetto va in cucina a prepararsi il caffè. Una volta un’amica con gli occhiali e i capelli sconvolti gli ha detto che il caffè è uno dei tanti strumenti di oppressione del nord del mondo opulento ai danni del sud povero e sfruttato. L’uomo perfetto è rimasto colpito da questa affermazione. Ha cercato di documentarsi sul tema e ha esteso questo dibattito ad altri amici. Ha persino provato prodotti sostitutivi. Ma alla fine ha desistito: gli hanno fatto notare che anche il tè, il mate o il ginseng sono importati dagli stessi paesi sfruttati e sono esposti alle stesse logiche di mercato.

Diciamolo onestamente, è tornato al caffè – quello equo e solidale almeno – perché le altre bevande non sortivano lo stesso effetto. Certo, quando è al bar con gli amici e il caffè equo e solidale non c’è, si sente sempre un po’ in contraddizione. Ma il caffè è un piacere – o una necessità – del quale non può fare a meno.

Caspita, si è fatto tardi, devo scappare. Avrei voluto raccontarti del lavoro che l’uomo perfetto fa per vivere. E anche di Martina. Adesso devo andare, però ti racconto tutto la prossima volta che ci vediamo. Per adesso ti dico solo che molte sere, prima di andare a dormire, l’uomo perfetto pensa a quella che ritiene una grande ingiustizia inspiegabile: l’amore non corrisposto.

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