Ultimatum al MUOStro


Il 30 marzo 2013 a Niscemi (CL), Sicilia, si è svolta la manifestazione nazionale contro il Muos Mobile User Objective System – organizzata dal Movimento No Muos  Sicilia. Nella stessa giornata è stato organizzato un presidio in Piazza Maggiore a Bologna dal comitato No Muos Emilia Romagna.

Quella dei No Muos è una lotta pacifica che prosegue dal 2009 per cercare di impedire l’installazione di un ulteriore e particolare tecnologia militare statunitense in un territorio come quello siciliano, già abbondantemente militarizzato. Nel 2006 il ministro della difesa Ignazio La Russa si esprime con parere favorevole al programma Muos e nel 2008 prendono il via i lavori per la sua realizzazione.

Incontro Dario in piazza Maggiore mentre con striscioni, flyers e megafono lui e i ragazzi del comitato cercano di spiegare alla città di Bologna cos’è il Muos e perché è un problema che ci riguarda tutti.

Cos’è il Muos e dove si trova?

È un sistema di comunicazioni satellitari (SATCOM) ad altissima frequenza (UHF) e a banda stretta composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, una posizionata in Australia, una nelle Hawaii, un’altra nel Sud Est Viriginia e una a Niscemi. Venne presentato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti come un progetto di rinnovamento della base NRTF (Naval Radio Transmission Frequency) già esistente nella zona della Sughereta, riserva naturale SIC dal 1998 in cui è severamente vietato dalle norme europee costruire edifici, impiantare antenne e/o tralicci.  Inoltre, a differenza degli altri tre terminali, posti in zone semi-desertiche, quello di Niscemi è posizionato a 3 Km dal centro abitato. Questo terminale terrestre aumenterà la velocità di tutte le comunicazioni militari fra le forze armate aere,sottomarine e di terra di 15 volte e servirà anche per pilotare i droni, i famosi velivoli senza pilota, usati in Medio Oriente per “combattere il terrorismo”.

La base NRTF dov’è stato costruito il Muos è nata nel 1991, come base di appoggio di quella di Sigonella. Era già una base che si occupava della comunicazione militare attraverso 46 antenne che emettono onde a bassissima frequenza. Emette onde elettromagnetiche da 20 anni, con i relativi danni all’ambiente e alla salute.

Perché è stato costruito in Sicilia?

Vari fattori hanno contribuito a questa scelta: la Sicilia è il cuore del Mediterraneo, una zona strategia determinante per attaccare, difendere, controllare la situazione e le operazioni militari in tutto il Medio Oriente. Un altro obbiettivo importante  è il monitoraggio globale, riuscendo a sorvolare tutto il territorio africano alla ricerca di nuove materie prime. Non dimentichiamoci poi dove sono sbarcati gli Alleati nella seconda guerra mondiale. Gli siamo in un certo senso debitori.

Quali conseguenze politiche comporta per l’Italia aver siglato un accordo  del genere? Che tipo di controllo avrebbe il Governo Italiano in merito all’utilizzo di questa tecnologia?

Il controllo del governo italiano sul Muos e le sue operazioni militari è praticamente nullo, quello che succede nelle basi statunitensi è regolamentato dall’accordo bilaterale  – BIA – o accordo ombrello, stipulato nel 1954 e mai reso pubblico.  Non siamo di fronte ad una base NATO,  ma un’installazione ad uso esclusivo delle forse della US Navy.

La Sicilia diventa un potenziale obbiettivo terroristico con la messa in funzione del Muos. Se qualcuno volesse attaccare le forze statunitensi potrebbe tranquillamente decidere di attaccare una delle basi da cui si organizzano e partono le sue operazioni militari.

Quando nasce il comitato No Muos? Quali gli obbiettivi?

Un primo gruppetto di ragazzi che si rende conto della situazione e il 25 febbraio 2009 viene fondato il comitato. Gli obbiettivi sono il blocco e lo smantellamento del Muos in quanto arma di guerra e quindi di morte; la riappropriazione e la smilitarizzazione del territorio e in particolare della riserva naturale della Sughereta; il rispetto e la difesa della salute dei cittadini contro i danni che provocherà il Muos e quelli che già provocano da anni le antenne della base NRTF.

Il pericolo per l’ambiente e la salute dei cittadini è già stato certificato da esperti?

Nel 2007 è stato commissionato uno studio all’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente) per controllare l’incidenza che il progetto Muos avrebbe avuto sulla salute dei cittadini, ma secondo i loro risultati la situazione non era critica. I professori Zucchetti e Corraddu del Politecnico di Torino hanno controllato questi studi dichiarando che non erano completi, anzi sbagliati in quanto mancavano le informazione sufficienti sul tipo di onde elettromagnetiche che l’Arpa intendeva misurare e inoltre l’analisi doveva essere effettuata con le antenne funzionanti al massimo della potenza, cosa che non è avvenuta. Ma nonostante queste scorrettezze, i valori registrati dall’Arpa risultavano uguali e oltre il livello imposto per legge, che prevede un limite di esposizione ai campi elettromagnetici di 6 V/m. Questo limite dovrebbe comunque essere diminuito di 10 volte, in quanto l’organismo umano può sopportarne un valore di 0.6 V/m.

La situazione reale a Niscemi è quindi, con ogni probabilità, ancora peggiore di quella evidenziata dalle misurazioni Arpa. L’inquinamento elettromagnetico nella zona c’è da 20 anni e questo si nota nella salute della popolazione, per quanto riguarda tumori, leucemie e malformazioni. Il problema è che, fino a qualche anno fa non c’era mai stato un registro tumori in tutta la provincia di Caltanissetta quindi per la situazione odierna non si possono ancora fare statistiche. Per quanto incredibile questo non stupisce se si pensa che persino a Gela, dove si trova il petrolchimico da 50 anni,  manca un registro tumori.

Per quanto riguarda i danni all’ambiente la base NRTF si trova direttamente all’intero della riserva naturale. Per costruire il Muos sono state declassate due parti della Sughereta, dalla zona A alla zona B di pre-riserva. C’è da notare inoltre che nel 1998 la Sughereta diventa ufficialmente Sic Natura 2000 dell’Unione Europea nonostante la base militare sia già presente al suo interno dal 1991. In quanto riserva naturale nessuno avrebbe potuto costruirci, mentre loro lo stanno facendo ancora. Non hanno nessun problema per i loro progetti edificativi. Hanno sventrato una collina nella riserva con il progetto del Muos, impiantando antenne di 150 metri di altezza e 20 di diametro.

Qual è la risposta delle Istituzioni alla vostra lotta?

La risposta più chiara a livello nazionale sono state le “mazzate”. Poi tutte le passerelle politiche, gli incontri fatti, le dichiarazioni ufficiali, le revoche all’autorizzazione, i temporanei blocchi dei lavori, sono state secondo noi solo mere campagne elettorali posticipate. Il fatto che ieri l’assessore Lo Bello abbia firmato una revoca è più un déjà-vu. Non sembra un’azione che porterà davvero a dei risultati. Sono tutte reazioni ritardatarie sollecitate dal basso, dalla lotta della popolazione.

La notte tra il 10 e l’11 gennaio di questo anno sono arrivati più di 300 poliziotti in assetto anti-sommossa per forzare i cordoni dei cittadini attorno alla base, sono state bloccate le comunicazioni telefoniche e organizzati blocchi stradali per far entrare nel cantiere un convoglio di sei camion e la gru speciale per la costruzione delle parabole. Dopo quella notte è arrivata la revoca delle autorizzazioni da parte dell’assemblea regionale siciliana. La firma di Crocetta si è fatta attendere per un  mesetto e quando il documento è stata portata alla base di Sigonella, nessuno l’ha ritirato. È per questo che le revoche non servono più di tanto, perché le si può ignorare e continuare a lavorare. Se Crocetta prendesse posizione approfitterebbe del fatto di essere presidente di una regione a statuto speciale, creare delle forze armate speciali e costringere la base statunitense a levare le tende.

Crocetta non si identifica come anti-americano, ma in una situazione del genere è la prima cosa che bisogna fare, allontanando chi vuole espropriarti del tuo territorio per sfruttarlo. Ma non la pensa cosi, sta semplicemente facendo il suo lavoro. I Grillini si sono mossi un po’ ma alla fine è stato durante la campagna elettorale e ora non possono fare più di tanto. Ricordiamo le parole della Cancellieri che indica il Muos come di «interesse strategico per noi e per i nostri alleati».

Ora si aspettano notizie dall’Istituto Superiore della Sanità ma la sensazione generale  è che si voglia continuare a fare misurazioni, controlli e accertamenti sugli effetti collaterali del Muos per perdere tempo. Intanto finiscono di costruirlo e si arriva al 2015 e il Muos funziona.

Qual è la situazione odierna a Niscemi?

Negli ultimi giorni è aumentata la repressione da parte della polizia. Nelle ultime due settimane sono arrivati in assetto anti-sommossa per forzare i cordoni del comitato delle mamme e far arrivare i camion al cantiere. Per questo gruppo di madri la situazione è diventata davvero troppo rischiosa e si sono fermate, ma sono continuati i blocchi dei ragazzi del presidio. I lavori sono stati rallentati ma purtroppo sono continuati con un rincaro della violenza.  E’ stata alzato il livello di tensione, tramite perquisizioni, denunce e controlli,  in vista della manifestazione di oggi.

Quali forze politiche hanno aderito alla manifestazione nazionale?

Come No Muos l’appoggio politico non ci interessa molto perchè la politica è sempre stata assente da 30 anni a questa parte. Le forze politiche in questo modo non ci servono. Specialmente con gli avvenimenti degli ultimi mesi abbiamo capito che  bisogna fare da soli se si vuole fare qualcosa di buono. Auto organizzarsi e agire. Se si aspettano i politici e le istituzioni torniamo indietro.

La Sicilia e la Sardegna sono le due isole con più basi in tutta l’Italia nonostante l’art.  50 del trattato di Parigi del 1947 in cui si afferma che le due isole sarebbero state escluse anche nel futuro per la costruzione di basi militari, per essere le culle di pace del mediterraneo. In questo caso la scusa ufficiale per non rispettare il trattato è la difesa dal terrorismo.  Ma si tratta di controllo.

In quali altre regioni sono presenti i comitati No Muos?

A dicembre siamo partiti dalla Sicilia, siamo arrivati in Emilia Romagna e da qui è  partito il Tour informativo del movimento. Siamo presenti anche a Roma, Genova, Torino, Milano, Cagliari, Firenze, Perugia. In Sicilia in quasi tutti i paesini c’è un comitato No Muos: la lotta si è diffusa, si sta risvegliando la coscienza delle persone. Questo è un problema trasversale, interessa sia chi si occupa dell’ambiente, chi dell’antimilitarismo, chi lotta contro le grandi infrastrutture. È un’opera cosi trasversalmente dannosa che comprende tutte le realtà, dall’ambiente alla guerra.

Quindi la lotta continua?

La lotta continua e continuerà finché non solo il Muos ma anche le 46 antenne della base NRTF non saranno smantellate. Abbiamo visto in questi anni un risveglio delle coscienze e quindi speriamo che la lotta continui fino ad arrivare alla smilitarizzazione della Sicilia per non essere più schiavi delle guerre degli altri.

Come NOMUOS Emilia Romagna ci incontreremo la prossima settimana per organizzare  il tour informativo dei prossimi mesi.Punteremo principalmente all’Emilia Romagna  e all’Italia centrale.  E a sorpresa, forse anche un salto in Francia.
Intanto preparativi per il 4 maggio. Ci vediamo a Vicenza.

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