La lunga discesa di Jason Reynolds


La lunga discesa di Jason Reynolds

Quando è iniziato e perchè? Eppure, se ci fermiamo a pensare e volgiamo lo sguardo al passato, la risposta è quasi tangibile.

Possiamo veder scorrere sotto i nostri occhi i momenti in cui l’uomo è caduto per mano della sua stessa natura. Osservare e prendere consapevolezza della disperazione attraverso gli occhi di una madre che vede il mare ingoiare suo figlio, tramite la tristezza e la solitudine di chi viene lasciato indietro. Abbiamo il coraggio di osservare però il momento in cui la dignità di essere umano viene spezzata? Riusciamo a sostenere lo sguardo colmo di umiliazione di una donna che chiede giustizia per la sua innocenza sporcata? È sufficiente una preghiera a curare la sua sofferenza? Gli orrori, la povertà e la disuguaglianza passano sotto occhi indifferenti ogni giorno, il veleno dell’ipocrisia trasuda dai colori di una bandiera sventolata durante il giorno della memoria. La paura è l’arma con la quale si è sempre manipolata la vita delle persone.

La propria mente è diventato un mondo in cui si ha il terrore di viaggiare perchè la fragilità di essere se stessi è presa in ostaggio. L’uomo è costretto tra i muri del terrore dove la libertà è segregata dalle catene delle finte aspettative. Costipati in una sensazione di malessere perchè la libertà di scelta è annichilita. Ma per natura l’uomo reagisce; che sia una rivoluzione sfogata con la droga o la vendetta lasciata uscire dalla bocca di una pistola, la rabbia trova il modo di trovare la sua espressione. Inizia con il dolore, seguito dall’odio, una fiamma alimentata da domande a cui nessuno da una risposta. Quando è iniziato e perchè? Con brutale semplicità Jason Reynolds, attraverso le pagine de La lunga discesa, ci conduce tra le strade del ghetto americano, in una storia di dolore e vendetta, dove un bivio obbliga un ragazzo a compiere una scelta tra la vita e la morte.

Questa è la storia Will, un giovane cresciuto tra i muri del suo quartiere, luogo tormentato e violento dove la felicità è sopraffatta dai colpi d’arma da fuoco. I ragazzi come lui pagano un prezzo altissimo per vivere poiché costretti ad abbandonare la libertà e la spensieratezza dell’adolescenza per far spazio alla sopravvivenza. L’attenzione non deve essere concessa allo studio, ma dedicata al fiuto del pericolo, a giocare ad un nascondino per la vita, una preghiera con il volto sul cemento per i propri cari perchè riescano a sopravvivere alla giornata, anche oggi.

La casa di Will negli anni ha perso molti suoi componenti, solo sua madre e suo fratello maggiore Shawn vivono con lui. Quest’ultimo, nonostante la sua giovane età, gli ha fornito un modello a cui ispirarsi e trasmesso la normativa interiore al posto del padre, ucciso. Le regole insegnate a Will sono semplici e inderogabili:

N.1: PIANGERE
Non si fa. In nessun caso.
N. 2: FARE LA SPIA
Non si fa. In nessun caso.
N. 3: VENDETTA
Se qualcuno che ami viene ammazzato, trova la persona che lo ha ammazzato e ammazzala.

Solo tre regole da seguire, sempre, anche quando l’asfalto ogni giorno reclama nuovi sacrifici. È il ghetto ad imporlo. Le pistole squarciano l’aria e le pallottole trapassano il tempo, secondi in cui nascono preghiere di protezione verso i propri familiari e per se stessi. L’amore che Will prova per il  fratello non lo gli conferisce riparo dal vento gelido della morte. Shawn è stato assassinato, un altro giovane guerriero sepolto nel paradiso dei gangster.

Le fiamme del dolore perseguitano Will, ma non piange per le strade sature di morte del suo quartiere perchè nessuno infatti deve scorgere la sua debolezza e nessuno deve capire quanto è ferito. Chi ha assistito alla morte di Shawn non porta testimonianza perchè parlare metterebbe sicuramente in pericolo se stessi e le proprie famiglie.  Solo un obiettivo traccia il percorso sotto ai suoi piedi: la persona che ha ucciso suo fratello deve morire.

Will è conscio che, così facendo, verrà ingoiato dalla spirale infinita di morte e vendetta che brama ossessivamente nuove vite da consumare. Se niente cambia, ci sarà sempre qualcuno che vorrà vendicarsi della morte di un proprio caro, per giustificare la disperazione di una madre che piange un altro figlio ucciso.

Le regole della strada sono la legge, Will conosce la risposta. La pistola è carica, ma durante la discesa verso la vendetta, il seme del dubbio cresce nel giovane protagonista e inietta il veleno della verità nel suo cuore: qual è la strada giusta da prendere?

Può la vastità di un oceano che si mischia con l’orizzonte sovrastare con sogni e speranze i muri della mente?

Jason Reynolds, attraverso la lettura dei suoi versi, ci immerge senza filtri nello stato d’animo di Will. La lunga discesa infatti è travolgente e immediato. Dentro le sue pagine contiene le giuste lenti per osservare l’animo di un giovane ragazzo in balia delle emozioni più estreme. Le poche parole riportate nelle pagine e collegate chirurgicamente in poche righe creano un legame immediato con Will, una connessione brutalmente semplice e speciale.

Raccontare una storia è complesso perchè è pur sempre di una vita che si narra, ma la mano sapiente di Reynolds ha composto una storia che si legge in pochissimo tempo e che segna duramente il lettore per la triste realtà di cui è pregna. Rizzoli incide il suo marchio in una straordinaria copertina capace trasmettere la stessa rabbia incisa in Ghetto Gospel dalla straordinaria voce di 2Pac. 

Il titolo racchiude il significato intrinseco del manoscritto; l’autore infatti ci invita a salire sull’ascensore insieme a Will e non solo per arrivare al piano terra, ma per scendere in profondità all’interno del suo animo scosso e tormentato. Se deciderete di salire nell’ascensore con Will, sappiate che non sarete da soli.

Nel nostro tempo è sempre più frequente il pensiero di non essere adeguati per questo mondo. La realtà tuttavia è un’altra: è il mondo pensante ad essere sbagliato, perchè prevale sia la contesa che il massacro. Tutto è giustificato con l’inevitabilità della morte, ma non esiste alcuna buona ragione per uccidere qualcuno. Privare il prossimo della vita è un atto comunque malvagio. C’è del buono in questo mondo e tanto basta per battersi, per difenderlo.

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