Le isole ai confini del mondo – Reportage a fumetti nelle terre agli antipodi


La copertina di Le isole ai confini del mondo, di Emmanuel Lepage, edito da Tunué

(Credits: Tunué)

Il luogo è quello delle isole australi e antartiche francesi, molto più a sud di La Reunion. La storia è quella di Emmanuel Lepage, fumettista d’oltralpe che corona il suo sogno di poter seguire una missione di rifornimento in quelle terre agli antipodi per un reportage fumettistico.

Le isole ai confini del mondo è un vero e proprio resoconto – per immagini e sensazioni provate dall’autore – di un’avventura di 30 giorni in quei territori così estremi. Un racconto di viaggio come nella migliore tradizione documentaristica, che aggiunge l’esperienza intima di un personaggio estraneo al mondo scientifico.

Il libro in uscita oggi per Tunué ha un impatto grafico straordinario. Le matite e i colori di Emmanuel Lepage evocano immagini d’altri tempi e fanno ricordare i documentari di Jacques Cousteau. I contorni dei passeggeri e dei partecipanti alle missioni scientifiche sono tratteggiati con grande precisione, gli schizzi eseguiti in rapidità colgono i momenti effimeri più disparati.

Le tavole a pagina intera che raffigurano i paesaggi lasciano semplicemente a bocca aperta; e sembra di assaporare l’aria pura di quelle desolazioni.

Le isole ai confini del mondo: le Taaf

Ma quali sono dunque Le isole ai confini del mondo? Si tratta delle Terre australi antartiche francesi (Taaf), costituite da lembi di terra inospitali che si affacciano prepotentemente sul continente antartico. Tromelin, Crozet e Kerguelen sono state scoperte nel 1722, Saint-Paul e Amsterdam erano invece già conosciute dai portoghesi nel XVI secolo.

Oggi le isole ospitano basi di ricerca scientifiche, indirizzate soprattutto allo studio della fauna e della flora delle aree, senza trascurare geologia, clima e ogni altro campo di studio dell’ambiente.

Il veliero solca i mari in una tavola di Le isole ai confini del mondo, di Emmanuel Lepage

(Credits: Tunué)

Le raffigurazioni che Emmanuel Lepage ci lascia di questo suo viaggio hanno un sapore intimo e personale. Sono le tavole di un artista che segue il viaggio come un profano di quei luoghi e di quelle attività. La meraviglia nei suoi occhi, di fronte alla straordinaria natura selvaggia, ai paesaggi terribili e affascinanti allo stesso tempo, agli animali che ostinatamente popolano quelle zone inospitali, è quella che avremmo anche noi.

 

E il suo stupore si condensa sulle pagine del libro in maniera magistrale.

 

Uomini e donne inossidabili nelle terre desolate agli antipodi

Il resoconto di viaggio che troviamo ne Le isole ai confini del mondo, come detto, ha un sapore retrò. Diverso dalle contaminazioni musicali e oniriche de Il cammino della Cumbia o dal genere on the road di Visa Transit. La missione della Marion Dufresne, il mercantile da rifornimento che tocca annualmente tutte le isole, impiega un mese.

Nella traversata Lepage ha modo di incontrare molti personaggi, accomunati da un carattere indomito e una passione sfrenata per il proprio mestiere. Sono uomini e donne inossidabili nei loro intenti, capaci di accettare di rimanere lontano dalle proprie famiglie anche per 18 mesi.

"Rotta verso sud... finalmente", recita questa bella scena di Le isole ai confini del mondo, edito da Tunué

(Credits: Tunué)

L’autore presenta un ampio numero di persone: dai marinai della Marion che ripetono in maniera meccanica tante azioni, ai pochi turisti che accompagnano la missione di rifornimento, segnati da un desiderio di esplorazione impossibile da reprimere. Gli scienziati delle varie basi sembrano essere creature quasi aliene, rispetto alla gente comune che viene dai luoghi civilizzati.

Coloro che attendono di rientrare dai loro cari, dopo mesi di convivenza con pochi colleghi in quelle terre isolate, hanno un’ombra di nostalgia sul volto. “Deve essere tosta vivere così, lontano da tutto, lontano dai propri cari, con quelle condizioni climatiche, no?” chiede l’autore a un ricercatore. “No, è tornare che è difficile” gli viene risposto.

La promessa di un tempo ormai svanito

“Le terre australi sono come la promessa di un tempo che non c’è più”. È una frase di Emmanuel Lepage che inquadra perfettamente l’anima di Le isole ai confini del mondo.

Le Taaf sono lì che attendono da tempo immemore, immuni alla civilizzazione, rifugio per una innumerevole varietà di uccelli marini, pinguini, tartarughe marine, elefanti marini e alcune specie di foca. L’impressione è che il grande protagonista della storia sia lo scenario ambientale pressoché incontaminato. Un paesaggio che incute timore, suscita rispetto e provoca gioia estatica in chi ne può godere.

Una scena dell'opera di Emmanuel Lepage: pinguini a perdita d'occhio

(Credits: Tunué)

La forma delle rocce aguzze, le baie insidiose, gli agenti atmosferici spesso violenti caratterizzano questi luoghi sperduti. Sono come entità millenarie non toccate dall’azione corrosiva dell’uomo, colossi sopravvissuti di un tempo passato.

Luoghi da indovinare, più che da scoprire

“Nonostante il loro coraggio, gli uomini a bordo e il pilota non possono lottare contro gli elementi. Queste terre insegnano l’umiltà”, afferma a un certo punto l’autore. L’uomo diventa piccolo di fronte alla sconfinata desolazione a cui si trova davanti.

E l’immutabilità del paesaggio e dei giorni passati descritti ne Le isole ai confini del mondo scandisce il ritmo dell’opera a fumetti. Anche Lepage si rende conto di essere transitorio e capisce che il suo reportage non può che essere incompleto.

“Sono paesaggi che indovino, più che scoprirli. La mia visione è sostanzialmente parziale. È la visione di chi non fa che passare. Queste isole si concedono soltanto col tempo”. Le terre australi hanno uno scorrere del tempo tutto loro, che fossilizza le giornate in dipinti di impareggiabile semplicità e magia. Come la matita di Lepage fa in questo prezioso romanzo grafico.

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