Pelle di Mille Bestie – Come Stéphane Fert ha rivoluzionato i fratelli Grimm


In questa insolita estate che volge al termine, dopo tante fatiche, notizie, preoccupazioni, ci lasciamo finalmente cullare da una fiaba. Ha origini antiche, ma un nuovo sapore del tutto moderno. Si tratta di Pelle di Mille Bestie, scritta da Stéphane Fert e pubblicata da Tunué.

Copertina di Pelle di Mille Bestie

(Credits: Tunué)

Dopo Morgana, l’autore francese torna a raccontare di donne attraverso fiabe e leggende antiche, ma rovesciando i luoghi comuni. Pelle di mille bestie è infatti l’evoluzione di Dognipelo, una fiaba dei fratelli Grimm abbastanza conosciuta, ma non così famosa come altre. È davvero interessante rileggerla per metterla a confronto con la versione di Fert.

Diversi aspetti dell’originale possono facilmente far indignare (come accade quasi sempre quando si scoprono le fiabe da cui sono tratte le rosee versioni cinematografiche!), ma vedere come Fert ha preso e rimescolato i vari elementi della storia, unendoli a disegni poetici e vaporosi, fa davvero sorridere del suo ingegno.

Da Dognipelo a Pelle di Mille Bestie

Le fiabe sono piene zeppe di concetti e prescrizioni tanto preziosi come documenti storici quanto in forte contrasto coi valori condivisi della società odierna. Quindi prendere una storia del genere e renderla attuale è tutt’altro che facile. Provano in molti a spolverare e modernizzare storie antiche, e spesso, a furia di voler essere originali e politicamente corretti, si passa dalla padella alla brace cadendo in molti più cliché di quelli che si stava provando a eliminare.

tavola di Pelle di Mille Bestie

(Credits: Tunué)

Ma non è questo il caso di Fert. La freschezza e l’originalità del suo lavoro sono davvero ammirevoli. La storia è divertente e ironica, soprattutto riguardo alle leggi delle fiabe che si diverte a infrangere continuamente…

Un'altra tavola di pelle di Mille Bestie

(Credits: Tunué)

La rivoluzione viene fatta in primis sui personaggi. Scopriamo una sedicente fata madrina che in realtà somiglia piuttosto alla cugina di Maga Magò. E il bel principe azzurro, a prima vista, sembra più un topo da biblioteca. Forse è l’unico personaggio che ha rischiato di apparire una macchietta, ma con il procedere della storia anche lui si è fatto apprezzare per l’originalità.

E poi, ovviamente, c’è la protagonista, una bellissima (sì, questo è rimasto come volevano i Grimm) principessa senza regno che vive nei boschi, circondata da bestie di ogni tipo, come una forte e solitaria selvaggia.

Potere a… tutti!

A proposito di Pelle di Mille Bestie, si è parlato anche di girl power. Anche questo è un concetto pericoloso, che nasce come emancipazione ma troppo spesso sfocia erroneamente in un altro tipo di prevaricazione.

Ma Fert si destreggia agilmente anche qui. Tutti, nella sua storia, possono avere il loro power. Che sia coraggio, cervello o magia, tutti hanno le potenzialità utili a cambiare lo status quo, in una parità capace di essere forte anche senza cancellare la diversità. Perché la diversità non è un nemico da confondere con la discriminazione…

È la nostra più grande ricchezza!

tavola di Pelle di mille bestie

(Credits: Tunué)

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