Mulan live action – Disonore su di te, disonore sulla tua mucca


C’era una volta un amatissimo classico Disney, classe 1998, ispirato a una leggenda cinese del VI secolo a.C. ma attuale al punto di essere diventato un pilastro nella formazione del femminismo ancora nella nostra generazione – Mulan. Una storia che da secoli, insomma, affascina e colpisce, permettendoci di scavalcare ogni barriera nella concezione dei ruoli di genere.

Molto lontana dalle protagoniste dei film di animazione e delle storie con cui siamo cresciuti (non è certo una Mary Sue, come ci ricorda Marco), fanciulle senza difetti la cui esperienza di vita ruota intorno alle relazioni amorose – Mulan è l’unica figlia della famiglia Fa (Huā, utilizzando il metodo di trascrizione pinyin). È una ragazza normale, un po’ distratta e pasticciona, che poco si riconosce nel modello di donna a cui la società vorrebbe vederla aderire, ma molto determinata e affezionata alla famiglia.

C’era una volta Mulan

Forza di volontà e pietà filiale sono le due caratteristiche principali di Mulan: quest’ultima è considerata una virtù fondamentale nella cultura cinese e nel confucianesimo, e spinge la nostra eroina a compiere un gesto coraggioso quanto avventato. Mulan, infatti, decide di sostituirsi al padre e partire al suo posto con l’esercito imperiale per respingere l’invasione unna – non solo per proteggere il padre, ferito in guerra, ma anche per cogliere l’opportunità di “portare onore alla famiglia”.

mulan

Iconiche, negli anni, restano le scene del taglio dei capelli e della rimozione del trucco con una magica manica all’acqua micellare, desiderata dalle make-up artist di tutto il mondo. Due gesti, a ben vedere, di separazione da simboli della femminilità socialmente costruita. Mulan abbandona la sicurezza della casa paterna, e il suo ruolo imposto da donna, per partire e fingersi uomo, con il rischio di essere scoperta e disonorare, così, la sua famiglia. In un mondo di uomini, con la sua determinazione, Mulan riesce a dimostrare che “quell’uomo” può esserlo anche lei, come donna. Non perché straordinaria, ma perché forte della sua volontà.

Bene, ora dimenticatevi tutto: è arrivato il 2020.

Un remake troppo costoso

Ora che siamo quasi alla fine di un anno difficile, se siamo tutti d’accordo, possiamo dire alla Disney che dei suoi remake in live action

N O N  N E  P O S S I A M O  P I Ù

Abbiamo accolto di buon grado La bella e la bestia perché Emma Watson è sempre una buona idea (ma anche Dan Stevens e Luke Evans ci fanno sognare). Abbiamo tollerato Aladdin perché Will Smith che canta la canzone del Genio è come la fusione di due segreti desideri millennial. Ma con Mulan hanno davvero passato il segno.

Mettendo un attimo da parte le controversie socio-politiche e le polemiche che hanno caratterizzato la realizzazione di questo remake (ne parleremo più avanti), dopo 7 minuti di visione mi sono già stancata. Dopo 30 minuti ero già arrabbiata. A un’ora mi stavo per sparare un colpo. Tutto questo per 21,99€ in aggiunta al costo normale dell’abbonamento Disney+. Vi renderete conto che anche un capolavoro sarebbe risultato troppo costoso, figuriamoci un insulto alla memoria di Confucio.

mulan meme

Delle canzoni memorabili e dei personaggi brillanti e ben delineati, nemmeno l’ombra. Dimentichiamoci la determinazione e l’amore filiale come valori portanti, non ne troveremo. Non empatizzeremo con Mulan e gli appunti nascosti sul braccio, né sentiremo la sua forza e la sua fatica nel completare l’esercizio dell’addestramento quando ormai la sua inferiorità atletica le costano l’onore dell’esercito. Non avremo i brividi nel vederla crescere come personaggio e come donna in un mondo di uomini.

Sono Mulan Skywalker, nata dalla tempesta

L’attrice principale, Liu Yifei, ha l’espressività e la presenza scenica del mio portapenne. Non esprime assolutamente la forza dell’eroina che interpreta: la sua Mulan viene piuttosto trasformata in una Mary Sue – ma che dico in una Super Mary Sue. Sì, perché se nel classico d’animazione del ’98 Mulan è maldestra e distratta perché poco incline al ruolo di moglie ideale – come tutti ricordiamo dall’agghiacciante canzone sul ruolo della donna nella società – Liu Yifei invece è stata addestrata dal padre nelle arti marziali, fallisce l’incontro con la mezzana perché doveva nascondere un ragno a un’aracnofobica, vola e probabilmente ha un alto valore di midi-chlorian nel sangue dato che potente in lei la Forza è. Scusate, non la Forza ma il Qi (o Chi, come preferite trascriverlo).

Sì, il Qi esiste nella cultura cinese, ma era davvero necessario dare a Mulan l’energia cosmica sotto forma di superpoteri? Perché possiamo dimenticarci la forza della determinazione e tutti i messaggi femministi: Mulan non si sostituisce al padre per non perderlo, ma per dimostrare che è meglio lei. Mulan supera l’addestramento perché ci ha i poteri. Mulan, appena arrivata al campo militare, non sbraca gli occhi (insieme a tutte noi giovani bambine) alla vista degli addominali di Li Shang, ma je mena. Perché ha i poteri.

(Credits: Giphy.com)

Sulla figura di Li Shang si può aprire una immensa discussione, che già nella redazione di Discorsivo ha acceso anime e mietuto vittime: è giusto che Li Shang non sia più il condottiero che addestra le sue reclute ma un commilitone qualsiasi (per giunta affascinante come una padella incrostata)? È davvero un gesto “femminista” levare l’interesse amoroso con un superiore per aggiungere una ulteriore figura paternalistica? Certo, non un’idea brillante quanto quella di inserire un altro personaggio femminile: una strega. Dal nulla. Una strega mutaforma, totalmente ridicola ai fini della trama. Rimandiamo questa discussione ai nostri canali social, dove potremo proseguire con la stroncatura di questo insulto alla nostalgia millennial e al femminismo per molti giorni a venire.

Controversie politiche: disonore sulla Disney e disonore sulla sua mucca

Un remake fatto male, costoso ma soprattutto carico di controversie: il problema più grosso di questo film non è tanto nella realizzazione scadente e nelle doti attoriali mediocri, quanto nel peso politico delle scelte compiute dalla produzione. Nei titoli di coda, la produzione ringrazia diverse entità politiche, inclusi dipartimenti di propaganda e un ufficio di sicurezza pubblica, per l’assistenza nelle riprese del film. Mulan è stato girato nella regione dello Xinjiang, famosa per la sua storica importanza come approdo asiatico della Via della Seta e per la violenta repressione delle minoranze operata dal governo cinese, da alcuni definita “un genocidio“.

Indubbiamente l’uscita di questo film è stata un’occasione ghiotta per la Disney, desiderosa di aprirsi le porte al mercato cinese. Valeva la pena farlo chiudendo gli occhi su un problema gravissimo come l’oppressione e la mancanza di rispetto per i diritti umani?

Non meno controversa è stata la posizione della mia cara amica Liu Yifei, che in un tweet ha espresso il suo supporto alla polizia di Hong Kong ed è ora sotto l’accusa del web di supportare la brutalità della polizia e le violenze contro i manifestanti.

Insomma, Disney: per citare uno dei tuoi personaggi dimenticati ma meglio riusciti, “disonore su di te, disonore sulla tua mucca”.

Ringrazio Low Quality Political Memes for Low Quality Political Scenes per l’ispirazione della copertina! Aggiungerei for low quality live action remakes!

Noi ci rivediamo alla prossima delicatissima recensione!

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