Come si vince un Oscar (ovvero Guida per eredi di DiCaprio in crisi)


L’anno scorso (o per meglio dire, per gli scorsi 88 anni) i vincitori dei Premi Oscar sono stati #sowhite da far arrabbiare gli statunitensi non caucasici.  Leonardo DiCaprio ha inseguito la statuetta per gran parte della sua carriera, e in tanti ritenevano che l’attore meritasse il riconoscimento ben prima di farsi venire una bronchite a -40 gradi per The Revenant. E diciamocelo: la vagonata di nomination ricevute dal gradevole ma non eccezionale La La Land per questi Academy Awards 2017 lascia qualche perplessità.

Ma, come si vince un Oscar ?

La versione più breve e banale della risposta è: convincendo i giurati dell’Academy of Arts and Motion Picture Sciences. Si tratta di una giuria notevole in dimensioni (conta più di 6000 membri!) e molto tecnica nella sua composizione. Per farne parte infatti, bisogna aver ottenuto almeno una nomination ai Premi Oscar nella propria carriera, oppure venire sponsorizzati da due membri di una delle 17 branche professionali (attori, direttori di casting, montatori, ecc) dell’Academy stessa. La sponsorizzazione da sola non basta: il curriculum artistico di ciascun candidato viene esaminato dal comitato direttivo della singola branca prima, e dal Consiglio di Amministrazione poi per la ratifica dell’ammissione.

La giuria degli Oscar pare essere anche piuttosto uniforme: un’inchiesta del 2012 del Los Angeles Times, aveva messo in luce come il giurato medio dell’Academy all’epoca avesse circa sessant’anni, fosseuomo (77%) e bianco (94%).  Da allora, anche a seguito delle critiche al razzismo dell’industria cinematografica americana in toto, qualche timido cambiamento pare esserci stato: ad esempio non si è più membri dell’Academy a vita dopo l’ammisisone, ma il mandato scade dopo 10 anni per chi non è più attivo nell’industria, fatta eccezione per gli ex vincitori del Premio. Inoltre dal 2013 la presidente Dell’Academy è Cheryl Boone Isaacs, prima afroamericana e terza donna a ricoprire quel ruolo nella storia dell’associazione.

Le Votazioni

Per essere eleggibile agli Oscar un film deve rispettare alcuni criteri precisi, pubblicati sul sito dell’Academy. Ci sono regole specifiche per le singole categorie, ma possiamo individuare alcuni principi generali: un’opera cinematografica deve durare più di 40 minuti (fanno eccezione i cortometraggi), ed essere stato proiettata per almeno una settimana in almeno una sala cinematografica della contea di Los Angeles ( fanno eccezione i film stranieri) nel corso dell’anno solare precedente all’edizione per la quale la pellicola è candidata.

Per stabilire le nomination, ciascun membro dell’Academy può votare solo per le categorie che corrispondo alla branca a cui appartiene: dunque i truccatori votano per il trucco, gli attori per la recitazione, i registi per la regia ecc… Invece per  la votazione finale, che decide i vincitori assoluti, tutti i giurati possono esprimere la propria preferenza per tutte le categorie.

Cosa piace alla giuria?

Un’altra risposta banale alla domanda ” Come si vince un Oscar?” potrebbe essere: fare un ottimo film. In effetti una giura composta da così tanti professionisti del settore difficilmente potrebbe votare 50 Sfumature di Nero come miglior film, ma la qualità tecnica non è l’unico fattore in gioco.

Secondo il New York Times gli Studios spendono cifre esorbitanti per campagne di promozione di un film mirate ai membri dell’Academy.  Si calcola per The Hurt Locker siano stati spesi 5 milioni di dollari, mentre Shakespeare in Love addirittura 15 milioni di dollari. Queste operazioni di marketing includono pubblicità (anche ” aggressive” ) sulle riviste di settore, la possibilità per i giurati di vedere gratuitamente il film, ma anche inviti ad eventi esclusivi legati al film e/o in presenza degli attori protagonisti. Alcune di queste attività violano le linee guida per la promozione dei candidati indicate dall’Academy, ma secondo il produttore inglese Stephen Follows, le regole vengono puntualmente ignorate.

Un simpatico video del comico americano Adam Conover approfondisce ulteriormente l’argomento, infragendo forse qualche sogno sul “come si vince un Oscar”

https://www.youtube.com/watch?v=qhfxo8xPNGU

Certo, il fatto che un giurato riceva un regalo da una casa di produzione, non vuol dire automaticamente che voterà effettivamente per il film che viene così promosso. Come direbbe il nostro stroncatore ufficiale, Marco Frongia:

“ Anche se mi mandassero 4 cloni di Emma Stone in abiti discinti non mi convincerebbero comunque che La La Land sia un film che meriti tutti quei premi”

Eppure il peso notevole che il marketing ha quantomeno nella partecipazione, se non nella vittoria, finisce per escludere dalla corsa per la statuetta produzioni indipendenti e/o senza le stesse possibilità economiche delle major. Su IndieGoGo esistono anche campagne di crowdfunding per la promozione di pellicole che da sole non potrebbero permettersi i costi pubblicitari per arrivare almeno ad una nomination ai Premi Oscar. 

Ma ne vale la pena?

Gli investimenti degli Studios sembrano dirci che si, ne vale la pena. Ed il ritorno non è solo economico, anzi: i Golden Globe garantirebbero un guadagno maggiore rispetto agli Oscars, ma nella decisione di investire maggiormente in un award piuttosto che in un’altro rientrerebbero anche valutazioni di prestigio e di ritorno di immagine.

E per noi spettatori?

Godersi lo spettacolo: si può ed è lecito. Basta non essere troppo ingenui.

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