Recensioni – Wild


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di Jean-Marc Vallèe. con Reese Witherspoon, Laura Dern, Thomas Sadoski, Gaby Hoffmann, Michiel Huisman, Kevin Rankin

Stati Uniti, anni 90. Cheryl Strayed (Reese Witherspoon) ha 24 anni e la sua vita è distrutta dall’eroina: alle spalle ha un matrimonio fallito,un padre violento e la morte prematura dell’amata madre. Per tentare di  trovare pace e ricominciare, Cheryl ingaggia una sfida con se stessa e si incammina da sola per il Pacific West Trail, un percorso di hiking lungo 1600 km…

Dopo Dallas Buyers Club Jean – Marc Vallèe  torna nelle sale con un’altra biografia: il suo Wild si è guadagnato due nomination agli scorsi Oscar (miglior attrice protagonista, miglior attrice non protagonista), ma nessun premio. Il film riprende una tematica cara al cinema hollywoodiano e a dirla tutta un po’ abusata: il viaggio nella natura in solitudine, à la McCandless per intenderci. Il paragone più immediato è proprio quello con il lavoro di Sean Penn:  anche  Wild è una storia vera di immersione nella natura, di vita ” vagabonda” lontano  dalla civiltà, accompagnata da buona musica e letteratura ad hoc. Al contrario di Mccandless, però Cheryl Strayed è sopravvissuta e ha potuto raccontare direttamente la sua esperienza in un libro: la sceneggiatura, ad opera dello scrittore Nick Hornby, ha il suo cuore proprio nella biografia della protagonista.

Andare al cinema aspettandosi un Into The Wild al femminile, sarebbe d’altronde un errore: la pellicola di Vallèe è soprattutto un viaggio metaforico, rivolto all’interiorità. (con i pro e i contro del caso.) Laddove Chris costruisce principi filosofici e politici, Cheryl raccoglie coraggio e motivazioni personali , laddove McCandless ricerca con ardore purezza e meraviglia, Strayed si mostra più matura e meno idealista, perdonando prima se stessa e poi il mondo per le imperfezioni che fanno inevitabilmente parte della realtà.

In quest’ottica la prospettiva di Wild è forse più vicina a quella di 127 Ore: lo confermano le scelte di montaggio, a metà tra ricordo e allucinazione. Vallèe salta da un percorso narrativo ad un altro, mescola punti differenti del passato, li mette a paragone e li confronta ulteriormente col presente: il paesaggio quasi scompare, allora, diventando un mero strumento funzionale all’avventura dell’Io. Proprio su questo punto, però che  le pecche del film sono più evidenti: Wild un po’ lento, un po’ poco coinvolgente, con metafore un po’ scontate (ad esempio, la pioggia che accompagna e sottolinea la tristezza di Cheryl) e qualche scelta narrativa discutibile. Lascia l’amaro in bocca non vedere quasi nulla della scalata della protagonista su una ripida parete di roccia, mentre poche inquadrature dopo arrivano le (immancabili) scene di sesso.

Beninteso comunque, Vallèe affronta la sessualità femminile meglio di molti altri e riesce a fare di Cheryl uno dei personaggi femminili più convincenti visti ultimamente sul grande schermo. Strayed non è nè cappuccetto rosso nè wonder woman, rifugge lo stereotipo per finire in tutto e per tutto nella categoria essere umano: Reese Witherspoon  ci regala una delle migliori perfomance della sua carriera finora. Ci viene persino risparmiata la pietà, mentre il senso di colpa svanisce in un più solido amore per se stessi.

Peccato per la conclusione, che dissolve il film nella retorica.

Da vedere.

Wild – Trailer Italiano

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