Qualche spunto per capire meglio le migrazioni


Sul tema dei flussi migratori oggi si gioca molto, se non tutto, della vita pubblica e della contesa politica in Europa e non solo. Quello che però non si riesce a fare è un dibattito serio e approfondito per capire meglio le migrazioni, libero da punti di vista preconcetti e soluzioni facili.

L’obiettivo di questo articolo è fornire qualche spunto conoscitivo e pratico per orientarsi in un confronto pubblico ormai inquinato da derive discriminatorie. Con l’intento di approfondire un tema sempre più sentito e controverso, ma per sua stessa natura complesso e tutt’altro che facile da affrontare.

Capire meglio le migrazioni: uno spunto a fumetti

Spesso quando si parla di migrazioni si comincia dalla fine, ovvero dallo sbarco. Questo perché si tratta dell’evento più “notiziabile” per i media del nostro Paese: il momento in cui i migranti arrivano sulle coste italiane è quello in cui “cominciano a esistere” per i nostri mezzi d’informazione e di conseguenza per noi.

Capire meglio le migrazioni: Salvezza di Marco Rizzo e Lelio BonaccorsoMa prima c’è altro, molto altro. Muovendosi a ritroso lungo il percorso dei migranti, che ci porterà nel prossimo paragrafo ad approfondire le cause della loro partenza, il primo momento che s’incontra è quello del viaggio. Che nella maggior parte dei casi si conclude con un’insidiosa traversata del Mar Mediterraneo.

Un reportage a fumetti recentemente pubblicato da Feltrinelli Comics, Salvezza di Marco Rizzo e Lelio Bonaccorso, racconta con grande immediatezza ed efficacia le storie drammatiche di chi tenta la sorte sul mare e l’impegno di chi si occupa, spesso da volontario, delle operazioni di salvataggio.

Capire meglio le migrazioni: uno sguardo alle cause

Quando si tratta di guerre e situazioni di instabilità che costringono i migranti a partire, il nostro pensiero è spesso rivolto al Medio Oriente. A ragione, perché i conflitti in Siria, Iraq, Yemen e Afghanistan, la mai risolta questione palestinese e le tensioni interne in Iran e Turchia sono senza dubbio causa di migrazioni.

Ma è all’Africa che bisognerebbe guardare con altrettanta attenzione, cercando di capire le situazioni complesse e diversificate dei tanti Paesi del continente. Va in questo senso l’appello lanciato nei mesi scorsi dal missionario Alessandro Zanotelli, da sempre impegnato per la pace, che ha chiesto ai mezzi d’informazione maggior impegno nel raccontare l’Africa, il suo presente e le prospettive future.

Questo perché, a fronte di alcune buone notizie come l’incerto processo di pace avviato tra Etiopia ed Eritrea, l’Africa continua vivere situazioni di crisi conclamata. Come la carestia che lo scorso anno ha colpito Nigeria, Sud Sudan e Somalia, o le pesanti limitazioni ai diritti umani e alla libertà d’informazione sperimentati da Paesi dittatoriali come il Niger, di cui si sa poco o nulla.

Capire meglio le migrazioni: le politiche migratorie

Tra i lavori più interessanti e sistematici per approfondire le cause delle migrazioni c’è il libro Fuga per la vita del giornalista Emilio Drudi, che passa in rassegna uno per uno i Paesi di provenienza offrendo un quadro agghiacciante delle rispettive situazioni politico-economiche.

Capire meglio le migrazioni: Fuga per la vita di Emilio DrudiDopo aver approfondito le cause di un incremento delle migrazioni che va avanti dall’inizio del nuovo millennio – con un’accelerazione a partire dal  2010 – Drudi esamina anche le politiche migratorie dei Paesi UE, modificate radicalmente in questi ultimi anni spesso con conseguenze drammatiche.

Da un lato l’Europa, con le missioni di salvataggio attivate dal 2013 mentre gli Stati membri continuano a litigare sulle quote dei migranti da accogliere. Dall’altro l’Italia, protagonista di una progressiva chiusura cominciata con gli accordi siglati da Minniti e proseguita con il decreto Salvini, accompagnato dalla messa in discussione del consolidato sistema di accoglienza Sprar e di esperienze innovative come quella di Riace.

Capire meglio le migrazioni: soluzioni individuali e collettive

Nel frattempo, il mondo va da un’altra parte: dieci giorni fa alle Nazioni Unite è stato approvato il Global compact, accordo internazionale non vincolante per garantire migrazioni sicure, ordinate e regolari, sul quale l’Italia ha pensato bene di prendere tempo dopo i mal di pancia leghisti delle settimane precedenti.

Tra le soluzioni durature al problema, spesso citate a sproposito senza mai essere messe in atto, vale la pena citare i corridoi umanitari, avviati in via sperimentale per l’Italia grazie all’impegno della Comunità di Sant’Egidio.

Un sistema efficiente e dignitoso per gestire i flussi migratori, spiega Emilio Drudi, che tuttavia per essere pienamente realizzato richiede tre condizioni tutt’altro che immediate: ambasciate aperte nei Paesi d’origine e transito per presentare le richieste d’asilo o protezione internazionale; garanzia di condizioni di vita rispettose dei diritti umani nell’attesa dell’esito; sistema unico di accoglienza in tutta l’Unione Europea, con il superamento del Regolamento di Dublino 3.

In un quadro politico estremamente frammentato in cui il mancato accordo tra i Paesi europei impedisce per il momento una riforma reale delle politiche migratorie, ciascuno di noi ha comunque la possibilità – oltre a informarsi e decidere di conseguenza in sede elettorale – di attivarsi individualmente per sostenere progetti meritevoli.

Il più importante in Italia è Mediterranea Saving Humans, operazione di salvataggio e testimonianza messa in piedi da numerose realtà della società civile che in risposta alla criminalizzazione delle ong attive nel Mediterrano si sono unite per acquistare e rendere operativa la nave Mare Jonio, grazie a un prestito di Banca Etica da ripagare attraverso il crowdfounding attualmente in corso.

Ma siamo partiti da un fumetto e con un fumetto concludiamo: acquistando il volume Stagioni, pubblicato da Tunuè, si può conoscere e contribuire a finanziare lo straordinario lavoro di Emergency, da oltre vent’anni impegnata a offrire cure mediche gratuite a vittime di guerra e povertà in Afghanistan, Iraq, Repubblica Centrafricana, Sierra Leone, Sudan e Italia.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi