La Seconda Stagione di Mindhunter


“One more thing: Manson is small, like really small. Try not to stare”

Copertina seconda stagione di Mindhunter

NETFLIX

La seconda stagione di Mindhunter si è fatta attendere, il primo capitolo della serie prodotta da David Fincher risale all’ottobre dell’anno domini 2017, ma finalmente sulla piattaforma di Netflix sarà disponibile alla visione da venerdì 16 agosto la nuova mostra delle vanità delle menti criminali più lugubri e mefistofeliche d’America.
La seconda stagione di Mindhunter promette l’incontro con la figura fantasmagorica che ha aleggiato su tutta la sua prima messa in onda: Charles Manson si paleserà agli agenti speciali Holden Ford e Bill Tench nelle sembianze dell’attore Damon Herriman, che è anche il volto che Quentin Tarantino ha scelto per raffigurare l’ormai mitologico incubo americano nel suo film “Once Upon a Time in Hollywood”.La seconda stagione di Mindhunter si propone anche di affrontare l’orrifico caso degli Atlanta Child Murders in cui a cavallo tra il 1979 e il 1981 nell’area rurale attorno ad Atlanta furono assassinati 28 ragazzini afroamericani con le conseguenti implicazioni sul piano sociale di un’esacerbazione della tensione tra le varie comunità cittadine in uno stato come la Georgia pienamente ancorato al suo passato sudista.
Inoltre dal trailer lanciato da Netflix per promuovere la seconda stagione di Mindhunter si evince che la presenza di alcuni capisaldi della serie rimane intatta, sembra continuare ad aleggiare la presenza del BTK Killer come figura silenziosa che dal Kansas continua ad organizzare fin nel minimo dettaglio le sue fantasie omicide e soprattutto rimane intatta la monumentale voce narrante delle nefandezze e psicosi della sua mente Ed Kemper, che parrebbe in questa seconda stagione di Mindhunter divenire quasi una sorta di consulente per il neonato BAU (Behavioral Analysis Unit) del FBI.
Fin dalla sua prima stagione questa serie prodotta da David Fincher ma ideata da Joe Penhall, si è caratterizzata di una linea sottile che scorre tra narrazione dell’accaduto e finzione narrativa per il modo in cui si pone nel raccontare di personaggi che sono entrati nella cronaca storica per l’efferatezza dei loro atti criminali, che hanno scosso e mutato la percezione di una società che per certi versi si vedeva ancora innocente. Cercando di analizzare le menti dei serial killer e nel donare immagini della loro visione del mondo ecco che la serie si prende una certa licenza poetica mantenendo però con la realtà della emergente scena della psicologia criminale affinità e aderenze alla cronaca incredibilmente verosimili nei casi studio che mette in auge come come Robert Speck o lo stesso Co-ed Killer Ed Kemper.
Joe Penhall ispirandosi al libro “Mindhunter: Inside the FBI’s Elite Serial Crime Unit” ha creato una serie che affronta, attraverso l’esperienza professionale traslata dal racconto autobiografico dell’autore del libro, la storia del team di cacciatori di menti che sul finire degli anni ’70 s’imbarcano nell’impresa di realizzare una metodologia d’analisi per comprendere e trovare una linea d’azione investigativa che permettesse la cattura della nuova tipologia di criminale: il serial killer, che stava emergendo nei fatti di cronaca nera di quegli anni negli Stati Uniti.
Nella prima stagione il punto focale era la definizione del chi si stava affrontando e infatti sul finire di questa si era passati dal termine assassino sequenziale all’ormai nota terminologia di serial killer e solo negli ultimi episodi si era potuto toccare con mano come il nascente profiling potesse essere utilizzato nella pratica della polizia investigativa, nello scovare e incriminare il colpevole di reati così brutali. La caratteristica fondante di Mindhunter si era visto fin dai suoi primi episodi non era spettacolarizzare i crimini efferati dei soggetti presi in analisi dai due agenti del FBI, Ford e Tench e dalla dottoressa Carr; di questi delitti le poche immagini che si vedono sono sfuggenti fotografie passate di mano in mano, il vero centro nevralgico della narrazione della serie è la mente che ha potuto commettere tali atti. In questo Mindhunter si distingue egregiamente da altri prodotti del suo genere che immancabilmente cadono nella pratica “necrofila” di ostentare alla vista il corpo straziato del reato, questa ostentazione grottesca è anche uno dei motivi per cui la seconda stagione di True Detective tendiamo a dimenticarla poiché allassenza dei dialoghi esistenziali di Martin e Rusty della prima non si fatto altro che riempire quel vuoto con del macabro nonsense. Mindhunter non cede a questa tentazione del crime drama e converge tutta la sua forza visionaria nel creare quel lucido grigiore del suo immaginario per cui attraverso la freddezza delle parole e gli scatti d’ira dei personaggi intervistati dagli agenti del Fbi riusciamo a scorgere la misoginia e il machismo come gli ingranaggi che muovono il meccanismo che porta alle loro uccisioni. Nelle loro menti aleggia questa nube tossica derivata dal loro ambiente familiare e culturale e come un orrendo brivido scorre per la spina dorsale della società che li ha formati e Mindhunter ci rende spettatori consapevoli di questo.
La seconda stagione di Mindhunter si prefigge dunque di continuare in questa discesa nell’oscurità del nostro vivere sociale donandoci nuovi casi studio su questo come Charles Manson e altri ma in questa nuova stagione vi è anche la messa in rodaggio della profilazione comportamentale come strumento per aiutare le comunità scosse da queste manifestazioni violente di alcuni lati oscuri del pensare comune. Così vedremmo uscire dallo scantinato dei loro uffici Wendy, Holden e Bill per divenire unità di analisi comportamentale a servizio della comunità, nella seconda stagione di Mindhunter si prevede l’istituzione del BAU come organo del Fbi adibito a gestire questi casi. Tant’è che a capo di questa nuova unità uscita dal sotterraneo degli uffici federali vedremo un’altra vecchia conoscenza di Fringe (il volto della dottoressa Wendy Carr è quello di Anna Trov la Olivia Dunham della stupenda serie ai limiti della realtà di JJ Abrams), Gunn il nuovo direttore responsabile del BAU infatti sarà l’attore Michael Cerveris, il volto nella serie “abramiana” di Settembre, l’amatissimo Osservatore.
Ora non ci resta che pazientare qualche altro giorno per vedere i prossimi nove episodi della seconda stagione di Mindhunter.
Ecco qui intanto a stuzzicarci il trailer:

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