Stroncature – Predestination


Poster PredestinationPredestination. Un film dei fratelli Michael e Peter Spierig con protagonista Ethan Hawke e Sarah Snook.

Cosa faresti se te lo potessi mettere davanti?
L’uomo che ha rovinato la tua vita?
Se ti garantissi che la faresti franca, lo uccideresti?

 

Quando ho iniziato a scrivere questa recensione era molto differente da quella che state leggendo in questo momento. Avevo intenzione di stroncare il nuovo film dei Fratelli Spierig (che insieme avevano già girato Undead e Daybreakers – L’Ultimo vampiro dove avevano già dimostrato una forte passione per la fantascienza e il sovrannaturale). Poi, passando le mie giornate a ragionarci su, mi sono resa conto che stavo sbagliando. Ho sempre tutte le intenzioni di stroncarlo, ma la differenza è che prima lo facevo per le ragioni sbagliate.

Perché in realtà, come film, Predestination è davvero ben fatto. Un cast eccezionale (avevamo già potuto apprezzare Ethan Hawke recentemente in Boyhood e non vediamo l’ora di rivedere Sarah Snook al fianco di Michael Fassbender in Steve Jobs), una fotografia e una cura dei costumi veramente ottima, che rispecchiano ogni periodo raccontato (il film spazia avanti e indietro tra gli anni cinquanta, sessanta e settanta) riuscendo a rappresentarli in modo fedele e, al tempo stesso, aggiungendo quel qualcosa che lo rende differente, che ci ricorda che si tratta comunque di un film di fantascienza. Non cito i dialoghi perché i realtà il film è talmente fedele al racconto da cui è tratto (un brevissimo racconto di Robert Anson Heinlein del 1959, intitolato All You Zombies) da utilizzarne spesso intere parti. Perciò il problema non è il film stesso, quanto la trama originale e la promessa di qualcosa di più.

Eethan Hawke predestinationQuesto perché il film dei fratelli Spierig ha aggiungo al racconto di Heinlein uno scopo al viaggio nel tempo (che in All You Zombie viene utilizzato solo come estamotage per portare in scena una situazione assurda e piena di tabù) e quella vena di azione e thriller che mancava al racconto. Il viaggio nel tempo, in Predestination, è infatti contemporaneamente mezzo, fine, motore per la storia e percorso ineluttabile dove tutto cambia ma, al contempo, tutto resta lo stesso. Il problema però, è che aggiungendo questo fine, in Predestination, tutto diventa così complesso e autoreferenziale che alla fine, lo spettatore invece di rimanere incollato allo schermo e senza parole, si ritrova, ad un certo punto, a discostarsi dalla pellicola, ad accorgersi di essere nella sala di un cinema, e che quello che sta guardando è davvero troppo. Troppo assurdo, troppo lontano, troppo intricato, troppo e basta.

La cosa interessante è che, guardando un po’ in rete, ci sono due filoni di pensiero sia tra quelli a cui il film è piaciuto, sia tra quelli che, come me, non ne sono stati per soddisfatti. Un filone ritiene che la parte più interessante sia la prima metà del film, più lineare, forse più lenta ma sicuramente meno assurda; l’altro invece, considera la prima parte come una lenta ma necessaria introduzione per entrare nel vivo della seconda parte, molto più adrenalinica, folle e macchinosa.

predestination-ethan-hawke-sarah-snook-3E’ difficile motivare qualunque opinione senza entrare nella trama, ed è impossibile parlare della trama di Predestination senza svelare qualche grosso dettaglio, perciò, se siete interessati ad andare a vedere il film vi consiglio di fermarvi alla fine di questo paragrafo, non vorrei mai rischiare di svelarvi che Bruce Willis è morto. A voi racconterò solo che Ethan Hawke, è un agente temporale che viaggia avanti e indietro per fermare crimini prima che avvengano. Hawke ha passato gran parte della sua vita a dare la caccia a un dinamitardo chiamato “Fizzle Bomber” e dopo l’ultimo inutile tentativo, che gli è costato fisicamente la faccia (ustionata a causa dell’esplosione della bomba), prima del definitivo ritiro decide ti fare un ultimo salto, l’ultima occasione per evitare che centinaia di persone muoiano durante un attentato. Lo troviamo quindi dietro un bar, apparentemente a perdere tempo ad ascoltare la triste ed appassionante storia di un uomo molto particolare (interpretato dalla Snook). Voi fermatevi qui, probabilmente incuriositi dalla storia e desiderosi di saperne di più quanto lo ero io arrivata a questo punto. Guardatevi il film, poi tornate a leggere il resto, tanto non scappa.

E’ a questo punto che il film abbandona il libro. Non come trama, abbiamo già detto che la trama è identica se si escludono il prologo e l’epilogo), ma nel senso stesso del film. Perché il racconto punta tutto il suo centro sul concetto di identità paradossale e di (ultimo avviso prima dell’enorme Spoiler) incesto paradossale, mentre il film si concentra sì sul paradosso ma anche, e forse di più, sul concetto, appunto, di predestinazione, di quel destino che nonostante tutto non puoi cambiare nemmeno cercando di modificare il tuo passato.

Ecco quindi che la trama si perde nella filosofia, nel Narcisismo estremo e in un concetto di “predestinazione” talmente portato all’eccesso da risultare distante e, come anticipato all’inizio, farci discostare dalla pellicola. Chi è nato prima l’uovo o la gallina? Chiede il barista Hawke alla Snook, e il film cerca di dare una risposta a questa domanda, ma la risposta è talmente assurda da non risultare geniale quanto inquietante.

imagesSe il nostro destino è già scritto, è pre destinato, destinato ad esserci ancor prima che noi ce ne rendiamo conto, ancor prima della nostra stessa esistenza, frutto di un paradosso e al tempo stesso punto fisso in qualunque realtà (Doctor Who ci andrebbe a nozze), se davvero tutto ciò che accade è un enorme serpente che si mangia la coda in un cerchio continuo, quale è il senso e quale, la trama? Passato, presente e futuro si sovrappongono, si sostituiscono e al tempo stesso si creano a vicenda ma per quanto questo sia un tema incredibile il modo i cui lo fanno crea perplessità nello spettatore, più che un’epifania.

Vi ho lasciati con una sensazione di perplessità e confusione? Scusatemi, non era mia intenzione ma temo fosse inevitabile, è il film stesso a renderci tali e la sua recensione non poteva discostarsi da ciò, sintomo, ancora una volta, che è tutto connesso, tutto già scritto.

 

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