Recensione – Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet


lo-straordinario-viaggio-di-t.s.-spivet-posterLo straordinario viaggio di T.S. Spivet. Un film di Jean-Pierre Jeunet. Con Helena Bonham Carter, Judy Davis, Callum Keith Rennie, Kyle Catlett, Niamh Wilson.

 

 

Mio padre amava Layton più di chiunque altro al mondo anche a me sarebbe piaciuto essere più temerario, ma non sarei mai stato come lui. (T.S. Spivet)

 

Guardare Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet è stato come essere trasportati indietro nel tempo, al 2002, quando Il favoloso mondo di Amélie, dello stesso regista, aveva fatto emozionare tutto il mondo incassando premi su premi (giusto per citarne qualcuno due BAFTA AWARDS per miglior sceneggiatura originale e miglior scenografia).

Il nuovo film di Jean-Pierre Jeunet, infatti, ha molte cose in comune con il film che lo ha preceduto e che porta la stessa firma di Jeunet. Entrambi, sono film che possono avere impatti diversi sulla critica: possono piacere molto, possono piacere abbastanza o possono non piacere affatto! A parer mio, bisogna sempre tener presente cosa si aspetta lo spettatore, ed i suoi gusti in fatto di genere di film. Secondo me, questo film non ha un genere molto ben definito anche se è stato classificato come avventura-drammatico. Chi lo guarda, deve aspettarsi cambi repentini di scene, con salti dal presente al passato senza un vero filo logico, diversi momenti in cui si fa fatica a credere che le cose che vediamo possano succedere sul serio, ed anche qualche battuta di humor.

Il film racconta la storia di un ragazzino di 10 anni, T.S. Spivet, che vive in un ranch del Montana con la sua famiglia. Il papà, cowboy nato nel periodolo-straordinario-viaggio-di-ts-spivet-2015 storico sbagliato, la mamma, studiosa della morfologia degli insetti, sua sorella Gracie, giovane ragazza che sogna di partecipare a Miss America e diventare un’attrice, ed il suo gemello, Layton, morto tragicamente pochi mesi prima in un incidente con il fucile. Spivet, dotato di un intelligenza fuori dalla norma, e con una passione per la cartografia e la scienza, progetta una macchina funzionante con il moto perpetuo. Invia i suoi progetti allo Smithsonian Institution di Washington, il quale lo contatta per invitarlo a ritirare un premio in suo onore, il Premio Baird. Spivet, quindi, scappa di casa, ed affronta un lunghissimo viaggio attraverso tutta l’America pieno di emozioni e di guai, per andare a ritirare il suo premio in un luogo dove nessuno si aspetta che a presentarsi sarà soltanto un bambino.

Provo una profonda fascinazione per quel tipo di America” racconta in un intervista Jean-Pierre Jeunet “giravamo in Montana dal lato canadese, partecipavamo ai rodei. Sono gente rude, diretta. Qualcuno ci ha detto speriamo che non farete un film di ricchioni come Brokeback Mountain.”

Lo straordinario viaggio di T.S. Spivet, è tratto da un romanzo, “The Selected Works of T.S. Spivet” (Le Mappe dei miei Sogni) di Reif Larsen. “La prima volta che ho incontrato Reif Larsen, mi ha detto: “Quando ho visto Amélie, ho avuto l’impressione che qualcuno avesse rovistato fra i miei pensieri!” E mi ha fatto vedere un album fotografico che anche io avevo appena regalato a tutti i miei amici! – racconta Jeunet – È nata subito una complicità fra noi, l’ho visto fin da subito come un figlio spirituale. Poi abbiamo fatto un grosso lavoro di adattamento perché il suo romanzo aveva fin troppi molti elementi in comune con me e il mio cinema e la storia troppi aspetti simili ad Amelie“.

Il film mostra il viaggio su un treno merci, diretto da Ovest ad Est dell’America, di un ragazzino tanto piccolo quanto intelligente. In realtà, quello che fa il ragazzino, è un viaggio spirituale, un viaggio che servirà a lui ed alla sua famiglia ad elaborare il lutto del fratello e del figlio morto. Un viaggio dove Spivet, dovrà far ammenda con se stesso e con il suo senso di colpa per la morte del fratello. Un viaggio che servirà a riallacciare i rapporti fra i membri della famiglia per cercare di dare ad ognuno di loro la felicità che si merita.

Jean-Pierre Jeunet, per realizzare questo nuovo film ha studiato a lungo le opportunità e le difficoltà del 3D, ha utilizzato l’hardware usato da James Cameron per Avatar e ha collaborato con lo stereografo di Hugo Cabret. “Ho voluto raccontare questa storia perché volevo lavorare in 3D e perché volevo riprendere la bellezza della natura americana” confessa poi, a chi gli domanda come mai abbia scelto proprio questa tecnica. Si, perché per il 3D non è proprio un periodo fortunato, ed io penso che la ragione sia perché in realtà quei film non sono stati pensati per il 3D. Invece, questo film, è talmente bene fatto per il 3D che ha ricevuto il premio Harold Lloyd, vinto in passato da James Cameron e Scorsese. Addirittura “Variety”, ha scritto di questo film: “Il miglior film in 3D di sempre”.lo-straordinario-viaggio-di-ts-spivet-2013-jean-pierre-jeunet002

Io sono sicura che se avete amato la storia di Amélie, non potrete non amare quella di Spivet! Un ragazzino che parte per un viaggio solitario, mettendosi in gioco, andando alla ricerca di una felicità che non pensa di meritare ma che gli aspetta, il quale scoprirà molte cose riguardo alla sua famiglia, e sulla vita in generale, e che riuscirà a sorprendere sia grandi che piccini.

 

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