Recensione – Un amico molto speciale


Un amico molto speciale. Un film di Alexandre Coffre con Tahar Rahim, Victor Cabal, Annelise Hesme, Michael Abiteboul.

Quando si smette di essere bambini? Quando abbiamo iniziato a perdere tutta la nostra innocenza, l’ingenuità, la fiducia nel prossimo?

Provateci.

Chiudete gli occhi e provate a tornare indietro tra i vostri ricordi, anche quelli più nascosti e lontani nel tempo, e cercate di ritrovare l’esatto momento in cui avete smesso di guardare al mondo con quello sguardo, pieno di fiducia, che solo i bambini riescono ad avere. Probabilmente non sarà avvenuto tutto in una volta sola. Sicuramente non tutti siamo diventati ugualmente cinici e sfiduciati verso il mondo ovviamente. Ma se cerchiamo di immaginare uno dei primissimi momenti in cui ci siamo accorti che il mondo mente e lo fa guardandoti in faccia, è probabile che ci venga in mente il giorno in cui abbiamo smesso di credere in Babbo Natale.

E’ per questo “superpotere” dei bambini di credere nelle favole, forse, che quando Antoine (Victor Cabal) vede comparire fuori dalla sua finestra un uomo vestito da Babbo Natale (Tahar Rahim) non gli passa nemmeno per la mente che quello potrebbe essere un ladro. E’ sicuramente il vero Babbo Natale. E poco importa se la sua barba è finta, se è più giovane di quello che dovrebbe essere e se gira per le case portando via oro, è ovvio che lo faccia perché la benzina della sua slitta è l’oro e la barba finta serve a mascherare che per lo stress perde i peli. Non importa se quel braccialetto alla caviglia non serve davvero per non perdersi, se quelli che li inseguono non sono davvero gli uomini dell’Uomo Nero e se la telepatia funziona solo quando gira a Babbo Natale. Bugie assurde a cui nessuno potrebbe mai credere, ma per un bambino di sei anni, che non sogna altro che poter fare un giro sulla slitta di Babbo Natale assieme a lui, sono giustificazioni logiche e vere.

Perciò Antoine non esita nemmeno un secondo a seguire il suo Babbo Natale in giro per la città, nei posti più malfamati, a buttarsi giù dal tetto di un palazzo altissimo perché se è con Babbo Natale allora non può accadergli nulla di male. Se lo facesse un adulto gli daremmo dell’idiota o del pazzo. Gli diremmo che è stato uno stupido a fidarsi di un estraneo, lo diremmo anche ad Antoine stesso, o almeno a sua madre se ne avessimo l’occasione. Ma Antoine ha sei anni, e deve salire sulla slitta di Babbo Natale se vuole vedere il suo papà che, come gli ha detto la sua mamma, adesso è in cielo su una stella. E se da un lato vorremmo scrollare quel bambino che sembra anche fin troppo ingenuo e credulone, dall’altra ci rendiamo pian piano sempre più conto che la sua non è sconfinata ingenuità, ma un bisogno di credere a tutti i costi anche quando ci sbatti la faccia contro. Non lo facciamo anche noi grandi, di non arrenderci all’evidenza e di arrivare a mentire anche a noi stessi cercando di farlo così bene da riuscire a convincerci?

E’ per questa ragione che, quando Antoine si arrende all’evidenza ed accetta il fatto che il suo nuovo amico non sia Babbo Natale, non ci stupisce che la delusione nei suoi occhi non sia rivolta a questa bugia, quanto a quella che continua a ripetersi da troppo tempo, cioè che non esiste un modo per poter rivedere il suo papà.

Il momento in cui si accetta la realtà è il momento in cui crolla tutto, ma è anche il momento in cui si può davvero cominciare a guardare avanti. E se questo Antoine lo comincia a scoprire, lo scopre anche il suo nuovo amico. Forse, alla fine, l’Amico molto Speciale del titolo non è Babbo Natale, quanto lo stesso Antoine che con la sua semplicità è riuscito a trasformare un coccodrillo in qualcuno di buono.

Un amico molto speciale  è davvero un film per grandi e piccini, che, pur essendo breve (dura 74 minuti) riesce a strappare sorrisi e a stringere un po’ il cuore, il tutto condito da un’ottima colonna sonora, un’eccellente regia e la bravura di due attori che dimostrano una forte sintonia.

Ma, soprattutto, è un perfetto film natalizio, che non eccede nel politically correct, ma con il classico tocco di buonismo e l’immancabile happy ending che sarebbero eccessivi in qualunque altro periodo dell’anno, ma siamo a Natale, e se non lo fai a Natale quando lo fai?  

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