Hidden Figures – Il diritto di contare. Il diritto di…


Hidden Figures, il diritto di contare. Un film di Theodore Melfi con  Taraji P. Henson, Octavia Spencer, Janelle Monáe, Kevin Costner, Kirsten Dunst e Jim Parsons.

poster orizzontale di Hidden figures Il diritto di Contare

Spazio. Ultima frontiera.

No, non siamo sull’Enterprise, siamo solo agli albori del viaggio nello spazio, ma, forse proprio per questo, ciò che stiamo facendo ha ancora più importanza. Ha più importanza perché segna il primo viaggio. Perché la prima volta di ogni cosa segna un punto su ciò che, fino ad allora, credevamo impossibile. Il primo uomo nello spazio, la prima donna a frequentare l’università, il primo matrimonio tra due persone dello stesso sesso legalmente riconosciuto, il primo schiavo divenuto uomo libero.

L’8 marzo, giorno della festa della donna, esce nei cinema italiani Hidden Figures – il diritto di contare, il racconto di tre donne, tre donne nere, che hanno segnato la storia e di cui spesso si ignora l’esistenza e l’importanza.

Tratto dal romanzo Hidden Figures: The Story of the African-American Women Who Helped Win the Space Race di Margot Lee Shetterly, il film è stato candidato a 3 premi Oscar, 2 Golden Globe, 3 Critics’ Choice Movie Awards e ha vinto un SAG Awards (miglior cast), 2 National Board of Review Awards (migliori dieci film dell’anno e miglior cast) e 1 satellite Awards (come miglior cast) dove era anche candidato per la bellissima colonna sonora curata da Hans Zimmer, Pharrell Williams e Benjamin Wallfisch e per la miglior canzone con Runnin.

La trama di Hidden Figures – Il diritto di contare

Il film racconta la storia vera di Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, tre delle menti più geniali dei loro tempi, che lavorarono alla NASA come calcolatrici e parteciparono ai programmi Freedom 7 e Mercury e alla missione Apollo 11.

Doppia lotta, quella delle tre protagoniste di Hidden Figures – Il diritto di contare, perché negli USA anni ’60 essere donne era già uno svantaggio, esserlo nere era un vero e proprio limite.

le vere Dorothy Vaughan, Katherine Johnson and Mary Jackson , protagoniste della storia di hidden figuers il diritto di contareKathrine (Taraji P. Henson), esperta in geometria analitica, viene scelta per aiutare nel controllo dei calcoli alla Space Task Group e, dimostrando che anche “le donne possono fare grandi cose non perché indossano la gonna, ma perché indossano gli occhiali“, riesce provare il suo valore e, con esso, a cambiare le cose. Costretta a fare un chilometro di corsa andata e ritorno ogni volta che deve andare in bagno, riesce a far smantellare le separazioni tra bianchi e neri (almeno all’interno della NASA), e ad ottenere la partecipazione di una donna alle riunioni con il Pentagono. Perché quando cerchi il genio tra i geni, non c’è nulla che conti, né il sesso né il colore della pelle.

Mary (Janelle Monáe), laureata in scienze matematiche e fisiche, avrebbe tutte le qualità per ricoprire un posto da ingegnere alla NASA, ma questo le viene negato, per una nuova clausola nel regolamento che impedisce alle persone che non hanno seguito dei corsi speciali all’Università della Virginia o al Liceo Hampton (entrambe per soli bianchi) di poter avanzare la propria candidatura.

Se tu fossi un uomo bianco, vorresti diventare un ingegnere?” le chiede il suo capo quando lei gli spiega di non voler puntare a qualcosa che sa già non avverrà mai. “Se fossi un uomo bianco non lo vorrei diventare, lo sarei già” è la sua risposta. E quando il marito le fa notare che “non si può richiedere la libertà. La libertà non viene mai concessa agli oppressi, deve essere pretesa, afferrata” lei risponde “smettila di parlare con i soliti slogan, esiste più di un modo per ottenere qualcosa“.

Una frase del ringraziamento per il SAG Award

Ecco che si vede il modo in cui queste donne vogliono vincere la propria battaglia. Non lamentandosi, urlando e protestando, ma dimostrando il proprio valore e, ad esempio, convincendo un giudice a dare l’autorizzazione legale per essere la prima donna di colore a poter frequentare una scuola di soli bianchi. La prima, che può aprire la strada ad altri. Così Mary diventerà non solo il primo ingegnere donna ma anche il capo della divisione femminile della NASA, dove passerà la sua vita a lottare per i meriti di tutte le donne, bianche o nere che siano.

Infine, la terza protagonista di Hidden Figures – Il diritto di contare, Dorothy (Octavia Spencer), che svolge un ruolo da supervisore senza averne il riconoscimento ufficiale ed economico, capisce presto che l’arrivo del computer IBM porterà via il lavoro a tutte loro ma, invece di fermarsi al breve periodo e pensare di boicottare la macchina finché può, capisce subito che l’unica soluzione che hanno è di approfittare di questo periodo di transizione per imparare il più possibile su come programmarlo. Un pensiero molto lungimirante, che permette a lei e alle sue collaboratrici di specializzarsi in programmazione e rendersi, così, indispensabili. Un pensiero così lungimirante che la porta non solo a conservare il posto di lavoro per sé e tutte le sue ragazze, ma di ottenere, finalmente, il merito e il ruolo che le spetta, diventando il primo supervisore nero e gestendo la nuova divisione IMB della NASA composta da una trentina di ragazze, bianche e nere tutte assieme.

Hidden Figures – il diritto di contare, la favola antica e sempre attuale. 

Hidden Figures, il diritto di contare, è una storia sicuramente romanzata e piena di buoni sentimenti (un po’ differente dal libro che conserva un taglio più giornalistico che di racconto), ma è una di quelle favole vere che fanno riflettere su quanto è cambiato e, su quanto ancora, debba cambiare. “Quando abbiamo una possibilità di successo spostano il traguardo” si lamenta Mary, e le viene risposto “dovreste ringraziare il cielo di avere un lavoro“. Vi ricorda qualcosa? E’ sicuramente una delle frasi che la nostra generazione conosce a memoria a furia di sentirla ripetere. Così, mentre l’Italia si prepara allo sciopero rosa dell’8 marzo, ci accorgiamo che ci sono ancora troppe cose da migliorare, troppi momenti in cui, dalle labbra, ci escono sottovoce le parole “ma io dovrei avere il diritto di….“.

Nel lavoro, nel rapporto con chi viene considerato “diverso”, nella concezione della famiglia e della donna come “possesso”, nella propria sessualità e nelle scelte di come gestire il proprio corpo.

le protagoniste di Hidden figures il diritto di contare ballano in una scena del filmAbbiamo il diritto di essere madri, e di non esserlo, di essere etero, gay, bisessuali, asessuali, di scegliere di diventare donne o uomini. Abbiamo il diritto di lavorare e di ottenere le posizioni che meritiamo, di avere uno stipendio adeguato e di poter conciliare il lavoro con la famiglia. Abbiamo il diritto di pretendere che il fidanzato, il marito, il padre, il figlio, si occupino delle faccende di casa non perché “ci aiutano”, perché non possono aiutare in qualcosa che compete anche a loro. Abbiamo il diritto di mostrare il nostro corpo, se lo vogliamo, e di pretendere che altri non lo facciano per noi se non lo vogliamo.

Abbiamo il diritto di poter essere ingegneri, fisici, astronauti, meccanici o qualunque cosa desideriamo. Abbiamo il diritto di entrare in libreria e di non trovare solo romanzi d’amore nella sezione “per ragazze”. Abbiamo il diritto di non venire bullizzate se siamo sovrappeso o sottopeso. Se non parliamo bene la lingua dello stato in cui viviamo o se la nostra pelle o la nostra religione è differente da quella della maggior parte delle persone in quella stanza.

Abbiamo il diritto di viaggiare in compagnia o anche da sole, senza per questo dover avere paura che ci possa succedere qualcosa. Di poter mettere dei pantaloncini senza che qualcuno possa dire “ma allora te le vai a cercare” e, qualora ci capitasse qualcosa di brutto, abbiamo il diritto di denunciarlo senza la rassegnazione che tanto non cambierà nulla.

Abbiamo il diritto di innamorarci di chi vogliamo, di sposarci o non sposarci, e qualora le cose non funzionassero, abbiamo il diritto di lasciare l’altra persona senza temere per la nostra vita o per la nostra reputazione.

Abbiamo il diritto di curare il nostro aspetto o di non farlo. Di non votare una donna se non riteniamo che sia il candidato più giusto senza sentirci dire che “bisogna fare squadra tra donne” quando crediamo che non sia il candidato migliore. Di andare nei locali a vedere uno spogliarello o di non farlo perché non ci interessa. Di vedere la partita la domenica pomeriggio quanto di seguire Sex in the City.

Abbiamo il diritto.

Hidden Figures, il diritto di contare ci insegna che non bisogna mai fermarsi, ma, al contrario, bisogna continuare a lottare nel modo giusto senza smettere di credere che le cose possano cambiare. Perché non basta pensare che un giorno andremo sulla Luna, bisogna che con la nostra testa siamo già lì e guardare oltre la realtà, guardarci intorno e attraverso, per trovare risposte alle domande che abbiamo e a quelle che non sappiamo ancora neanche formulare, creando così una realtà che ancora non esiste.

E, forse, un giorno saremo davvero lì. Forse un giorno avremo il diritto di…

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