Recensioni – Apes Revolution


APES REVOLUTIONAPES REVOLUTION – L’ALBA DEL PIANETA DELLE SCIMMIE. Un film di Matt Reeves con Andy Serkis, Jason Clarke, Gary Oldman, Keri Russell, Toby Kebbel. 

Fin da piccola le mie domande preferite sono sempre state due: “Come” e “Perché“. Perché bisogna fare un lavoro in un certo modo e non si possono provare altre vie? Come ha fatto Voldemort a salire al potere? Come si erano conosciuti Kirk e Spok?

Perché le scimmie de Il pianeta delle scimmie erano intelligenti, e come hanno fatto ad arrivare dove sono arrivate?

Era il 1968 quando per la prima volta uscì al cinema Il pianeta delle Scimmie, la storia di un gruppo di cosmonauti partiti per un viaggio che avrebbe dovuto condurli su un nuovo pianeta abitabile ma che, per un malfunzionamento, li porta molto più in là di quanto avessero immaginato.

Talmente lontano che l’anno è il 3978 e il pianeta dove sono finiti è abitato da scimmie intelligenti, organizzate in una struttura complessa, mentre gli uomini sono primitivi ed usati come schiavi. Talmente lontano, che l’astronave non li solo ha portati su un pianeta inospitale ed irriconoscibile, li ha ricondotti a casa, sulla Terra.

Nel 2011 Rupert Wyatt, ha dato risposta alla prima di queste due domande mostrandoci il Nostro mondo, e, con Nostro, intendo quello in cui viviamo tutti i giorni, fatto di uomini ed animali che si comportano come al solito, fatto di macchine, di zoo, di veterinari, di scienziati che cercano cure contro l’Alzheimer. Ed è proprio uno di questi scienziati, Will Rodman, interpretato da James Franco, che si trova davanti ad un miracolo. Sperimentando una cura per l’Alzheimer sugli scimpanzé scopre che una delle loro cavie era incinta e che il medicinale si era fuso con il DNA dell’embrione dando vita ad uno scimpanzé intelligente ed unico nel suo genere: Cesare. Decide perciò di adottarlo e lo tratta come un fratello, finché Cesare (interpretato dal re della motion capture Andy “Gollum” Serkis) non cresce e si rende conto di essere di fronte ad un bivio.

WILL e CESARE

Che siate appassionati di fantascienza o che invece la detestiate non è rilevante perché L’Alba del pianeta delle scimmie non c’entra nulla con la fantascienza. E’ un film di umanità e sopravvivenza che vi lascerà, quando avrete spento il televisore dopo averlo visto, con un nodo allo stomaco ed una sensazione di smarrimento: vittima o carnefice? Come vi comportereste se foste l’unico essere intelligente della vostra razza e foste consapevoli del modo in cui gli umani trattano i vostri fratelli?

Un film da brivido che, pur comportandosi come un block buster sfruttando la tecnologia del digitale, è un film che, a mio avviso, riesce a restare intimo e ad emozionare.

Oggi, il compito di dare una prima parziale risposta alla seconda domanda, è stato affidato a Matt Reeves, che riprende la storia dieci anni dopo gli avvenimenti del primo film e ci mostra una Terra distrutta dal “Virus delle scimmie” come viene chiamato dai pochi sopravvissuti.

Il film mostra, fin dall’inizio, due mondi speculari ed al contempo inconsapevoli l’uno dell’altro. Dove i pochi sopravvissuti del genere umano vivono arrancando ogni giorno senza elettricità, con cibo in diminuzione e la paura di essere rimasti da soli, le scimmie, sotto il comando di Cesare, hanno creato una società organizzata e fiorente convinti che gli uomini siano spariti. Per le scimmie gli uomini sono il nemico, coloro che ricordano ancora la vita prima dell’arrivo di Cesare, provano per l’essere umano un profondo odio; per gli uomini sono le scimmie ad essere il nemico, colpevoli di aver portato il mondo direttamente nell’Apocalisse. Tutti hanno perso qualcuno a causa del Virus delle scimmie, chi la moglie, chi il marito, chi i figli; il genere umano è sull’orlo del baratro fisico ed emotivo.

E anche Cesare stesso, si sente come riflesso ad uno specchio, come due persone diverse eppure una sola. Se da un lato è il leader della società delle scimmie, dall’altro sente la mancanza di suo fratello Will e della sua vita umana; uomo e scimmia al tempo stesso.

Ed è proprio questo suo sentimento contrastante che lo porta, quando un gruppo di uomini si ritrova involontariamente nel loro territorio, a relazionarsi con loro e, in particolare, a creare un legame profondo di amicizia e rispetto con Malclom (Jason Clarke).cesare

Con una grafica digitale ancora più fondamentale del primo film, Apes Revolution riesce, seppure in maniera minore rispetto al primo, a mantenere un carattere intimo. Manca il fiato quando Cesare, ferito, viene portato in un rifugio di fortuna che non è altro che la sua vecchia casa di infanzia. Perdiamo un battito quando la scimmia cammina per quelle stanze dove ha conosciuto l’amore della sua famiglia, rivede la sua vecchia camera ed accende la telecamera che Will aveva l’abitudine di usare per mostrare i suoi progressi. E poco importa se non sia realistico il fatto che essa ancora si accenda dopo dieci anni e che la prima cosa che mostri è proprio un loro filmino. Non ci interessa. I nostri occhi sono tutti concentrati su Cesare e le nostre orecchie non recepiscono altro che la voce di Will, che ci manca come se fosse fratello anche nostro.

Cesare è l’essenza di tutto ciò che c’è di buono e giusto nel mondo. Rappresenta tutto ciò che chiamiamo con il termine “umanità”, è un leader nato che sa sacrificarsi per i suoi e che riesce ad avere la forza di scegliere tra tutto ciò per cui ha tanto lottato e tutto ciò che ha sempre amato.

Apes Revolution pur alzando esponenzialmente il livello di azione ed effetti speciali rispetto al primo film (diminuendo un po’, per compensare, il livello emotivo ed empatico) riesce comunque a fare emozionare, riproponendo lo stesso quesito del primo film: Cosa è giusto e cosa è sbagliato?” .

E mentre noi rimaniamo in attesa di capire cosa ha portato le scimmie, nel 3978, a comportarsi con gli uomini come essi si erano comportati con loro, oggi, Cesare si trova a dover compiere, per la seconda volta nella sua vita, la scelta più difficile di tutte: “A quale mondo appartengo?“.

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