Parliamo di Kimi Raikkonen: rinnovo o pensione?


Parlare di un pilota è sempre complicato, ma parlare di Kimi Raikkonen lo è particolarmente. Kimi è quel genere di pilota che o lo si odia o lo si ama e, personalmente, lo adoro. Tuttavia, la velocità e la freddezza che lo hanno contraddistinto sin dagli esordi non sembrano essere più sufficienti per l’attuale Ferrari e Formula 1.

Fosse per me, ripeto, si meriterebbe di rivincere il campionato del mondo con la Ferrari, basti pensare soltanto ai suoi memorabili team radio durante il periodo Lotus (“leave me alone, I know what I’m doing”) oppure per le sue ermetiche risposte ai giornalisti. Purtroppo, però, l’età anagrafica (ha 38 anni) e la nascita dei due figli (Enzo Ferrari diceva che la nascita di un figlio toglieva un secondo al piede del pilota) potrebbero aver offuscato il suo talento.

Già, perché ormai Kimi viaggia verso il viale del tramonto, pur con qualche guizzo da campione quale è (stato): indimenticabile la pole a Monaco dell’anno scorso quando ha guidato come un veterano. Tuttavia, da quando è tornato in Ferrari, il suo ritmo non è mai stato migliore di quello del suo compagno di squadra: Alonso riusciva ad estrarre da “catorci” come la F14T il massimo possibile, mentre Kimi arrancava nelle retrovie; le cose sembrano leggermente migliorate durante il periodo di convivenza con Vettel dove la differenza cronometrica tra i due oscilla, da pista a pista, tra 1 e 5 decimi mediamente.

Verrebbe quindi da chiedersi perché Ferrari non lo abbia “silurato” da qualche anno. E la risposta è brutale nella sua semplicità: perché non ci sono altri piloti di valore all’altezza. Con tutti i suoi difetti, Kimi non è un distruttore di auto, porta a casa il risultato quando l’auto lo consente, certe volte riesce a garantire rimonte in posti impensabili ed, infine, perché va d’accordo con Vettel.

Inoltre è il dominatore di Spa Francorchamps e uno che ci vince quattro volte con due auto diverse (McLaren e Ferrari) deve avere una buona stoffa per le corse. Resta il fatto che in gara, ed in Canada ne abbiamo avuto l’ennesima prova, ha la tendenza ad addormentarsi quando il piazzamento fuori dal podio è ormai scontato, quasi come se non avesse alcuno stimolo per lottare.

Sorge, quindi, spontanea la domanda: Ferrari vuole garantirsi l’armonia in casa oppure è disposta a mettere due galli nel pollaio? Kimi oppure uno tra Ricciardo ed Hamilton (da notare che l’inglese non ha ancora rinnovato con Mercedes, ma l’ipotesi in rosso è estremamente remota)?

Leclerc sarebbe un giovane pilota in grado, potenzialmente, di crescere accanto a Vettel senza pestargli i piedi, un po’ come Massa con Schumacher; Ferrari, però, ha il desiderio di fregiare le proprie vetture stradali con quel “simpatico” stemma da campione del mondo costruttori: per questo Kimi apporta ancora abbastanza punti in chiave mondiale marche, senza peraltro dimenticare l’enorme flusso mediatico che ha il finlandese in Asia e Nord Europa.

Solo Arrivabene e Marchionne potranno illuminarci, nelle prossime settimane, del futuro pilota Ferrari per il 2019.

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