DiSportivo d’Oro: and the winner is…


Siamo a pochi giorni dalla fine del 2015, ed è tempo di bilanci: noi autori delle pagine sportive di Discorsivo, animati da buone volontà, ci siamo confrontati su quelle che ci sono parse le imprese agonistiche dell’anno che va a concludersi. Le nostre differenti opinioni ci hanno portato a valutare e soppesare tutta una serie di eventi, fino a che non siamo giunti a un verdetto unanime che soddisfacesse tutti. Il fatto sorprendente è che solo alla fine, sancendo il podio, ci siamo resi conto che le tutte e tre le posizioni battevano bandiera tricolore, e che molti altri successi (Pennetta, la Sassari del basket) non hanno potuto entrarci. La scelta non è stata ovviamente guidata da spirito nazionalistico: semplicemente, negli 2015 gli italiani hanno dimostrato ancora una volta di essere gente grintosa, viva e attiva. Alla faccia di chi, anche dentro i nostri confini, ci dipinge grossolanamente come popolo di pigri e di telespettatori.

Ecco, di seguito, a chi abbiamo assegnato il premio DiSportivo.

DiSportivo di Bronzo: Juventus F.C.

juveInutile girarci attorno: sia simpatica o antipatica, sollevi caldi entusiasmi o velenose critiche, la Juventus è e continua a essere il simbolo dell’Italia pallonara, il vessillo del nostro calcio, come il Bayern Monaco lo è della Germania e il Real Madrid lo è della Spagna. Non era iniziato in maniera agevole, il 2014/2015 per i bianconeri: lo strappo tra Conte e la dirigenza che porta alla separazione dopo tre anni mirabili, l’arrivo di Allegri contestato dai tifosi e accompagnato da camuffati commenti malevoli dalla stampa, le domande trite e ritrite (“Quando sarà la Juve di Allegri e non quella di Conte?”) e infine l’eliminazione in fila indiana di avversarie più ricche come Monaco e Real Madrid a dimostrare che i soldi non vanno in campo (nonostante d’estate gli esperti di calciomercato e i procuratori provino a farci credere il contrario), fino alla finale di Berlino, persa con un Barcellona che è persino più forte di quello di Guardiola.

Tutti in trionfo, tutti confermati? Macché: ennesima rivoluzione, con gli addii di Pirlo, Vidal e Tevez e l’inserimento del giovane leader in pectore Dybala e di un grande attaccante come Mandzukic. E ancora difficoltà iniziali, e ancora la stampa che si dà di gomito: “Visto? Questa è la vera Juve di Allegri”. Già, quella rinnovata che, dopo aver trovato gli equilibri, vince sette gare di fila e va a formare, con Napoli e Inter, il trittico per lo scudetto (previo inserimento della Roma, se riuscirà a sopravvivere a sé stessa e al suo ambiente). La chiosa perfetta è quella di Eugenio Petrillo: “Beh, il 2015 per la Juventus è stato un anno davvero eccezionale”. Non ha torto.

DiSportivo d’argento: Gregorio Paltrinieri

Andrea Vittorio, parlando di “Greg”, non fa sconti: “È un fenomeno di freschezza e lucidità a soli vent’anni”. Amen.

Flashback. Anno di grazia 2011: Gregorio Paltrinieri, 17 anni, originario di Carpi, nella gara del 1500 stile degli Europei giovanili di Belgrado si lascia dietro Gabriele Detti e il favorito turco Ediz Yildimer, segnalandosi come una delle piacevoli sorprese della manifestazione. Non riuscirà a ripetersi ai Mondiali giovanili nello stesso anno Lima (un argento nei 1500), ma gli appassionati di nuoto iniziano a segnarsi il suo nome, perché hanno l’impressione ne risentiranno parlare.

Come volevasi dimostrare: oro ai campionati europei di Debrecen dell’anno successivo, nei giorni in cui la sua terra natia viene funestata da paurose scosse sismiche, e quel quinto posto alle Olimpiadi di Londra che chissà come sarebbe andata senza quel fastidioso dolore alla spalla. Passi anche questa, perché il ragazzo ha qualità, e piano piano se ne accorgono tutti. Nella categoria 1500 stile, ormai suo terreno di caccia prediletto, inizia a macinare medaglie: oro a Chartres e Istanbul in vasca corta a fine 2012, bronzo a Barcellona nel 2013 e poi tre ori di fila nel 2014. Fino a quest’anno, alla Kazan Arena, al trionfo agostano giustamente celebrato dai media: l’argento negli 800 stile è solo riscaldamento, perché è nei 1500 che “Greg” si lascia tutti dietro e diventa il primo italiano a conquistare il titolo di campione di categoria, facendo tra l’altro segnare un tempo di 14’39’’67, nuovo record per un europeo. E scusate se è poco.

DiSportivo d’Oro: Valentino Rossi

In principio fu il Qatar, e il Qatar erano tre italiani sul podio (Rossi, Dovizioso e Iannone), e tre italiani sul podio non si vedevano dal 2006. Valentino ha messo sin da subito le cose in chiaro: lui era lui, e tutti gli altri venivano dopo di lui e non erano degni di allacciargli le scarpe (tant’è che per avere la meglio hanno dovuto fargliele, le scarpe, utilizzando un volgare sotterfugio di marca iberica). Si potrebbe definirlo in molti modi: un leone, un mastino, un rapace o, semplicemente, un uomo, che a 36 anni suonati si diverte ancora a seguire la sua passione, di cui tra l’altro a tempo perso ha anche fatto una professione. Il prepensionamento? Ancora distante: in Argentina la vittoria numero 110 in carriera in un Gran Premio, alla quale seguono Francia, Spagna e Catalogna (podio numero 200) e via discorrendo, in un crescendo rossiniano (o…rossiano?) che non lascia indifferenti nemmeno i suoi detrattori. La cecità dei giustizialisti della Direzione Gara che lo hanno squalificato per quel colpo (inevitabile, vista la situazione) a Marquez, l’Italia intera schierata dalla sua parte nel tentativo di sospingerlo verso quello che sarebbe stato un meritatissimo ultimo trionfo prima del ritiro, non arrivato a causa della marmellata spagnola, sempre attenta a stare nei limiti delle regole ma con spirito chiaramente antisportivo: tutti elementi che hanno contribuito a fare entrare nell’ambito del mitologico questo campionato.

John Wooden, storico allenatore di pallacanestro, diceva che tu vinci quando sai di avere dato tutto, e che quello che c’è scritto sul tabellone è un’altra cosa. Per questo riteniamo che Valentino abbia vinto, a dispetto di quanto sostiene l’albo d’oro. L’importante è partecipare, diceva De Coubertin: se si è campioni inimitabili e immortali, meglio ancora.

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