Marvel VS DC: Attraverso lo specchio


Marvel VS DC. Attraverso lo specchio.

Mai come in quest’ultimo decennio, il mondo dei supereroi sta attraversando un periodo d’oro non solo sulla carta stampata ma anche al cinema.

Al centro dell’attenzione, come da sempre, loro: DC e Marvel, un’eterna lotta per la supremazia ma, al contempo, tanto rispetto l’una per l’altra, un codice di comportamento antico, forse antiquato direbbe qualcuno, in un mondo in cui il rispetto per l’avversario sembra stare piano piano svanendo in ogni contesto.

Come per ogni cosa, c’è chi preferisce l’una o l’altra casa, due gruppi diversi ma pronti ad allearsi per difendere quel mondo da chi lo denigra, considerando i fumetti (e in particolare quelli sui supereroi) come qualcosa da bambini, poco adatto alle persone adulte, poco profondo o poco pregno insegnamenti importanti.

Ma è meglio la DC o la Marvel? Questa la grande domanda, a cui tuttavia è impossibile trovare una risposta. L’unica soluzione, in questo caso, è cercare di osservare il mondo con gli occhi dell’altro. Scoprire se stessi guardandosi come attraverso uno specchio, per riuscire a comprendere davvero il proprio avversario e, chissà, scoprirlo più simile a se stesso di quanto si pensasse.

Questo è ciò che hanno tentato i nostri due autori in questo articolo. Da un lato Luca Rasponi, da sempre sostenitore della DC, che con la sua rubrica “Parlando con le Nuvole” riesce, ormai da anni, a farci appassionare al mondo dei fumetti più impegnati, dall’altro Luigi Ercolani, sostenitore della Marvel, che ci allieta con i suoi articoli sui cinecomic all’interno del nostro Blog.

 

La Marvel vista da Luca Rasponi.

imagesOrmai da decenni, DC Comics e Marvel si spartiscono la fetta più grossa del mercato mondiale dei fumetti. Non è un caso, quindi, che a queste due case editrici vadano riconosciuti – almeno dal mio punto di vista di lettore abituale DC – due grandi meriti ciascuna.

Se alla DC dobbiamo – e questo è storicamente ineccepibile – la creazione dei primi due gradi eroi in costume (Superman e Batman, 1938-39), e quindi di riflesso l’invenzione del genere stesso, il secondo merito che mi sentirei di ascrivere all’editore del gruppo Warner è la capacità di raggiungere, nel corso della sua lunga storia, picchi di qualità più elevati rispetto alla rivale (grazie a titoli inarrivabili come Watchmen e a linee editoriali indipendenti come Vertigo).

Questo solo per avere un termine di paragone, perché i meriti della Marvel non sono affatto da meno. Alla Casa delle Idee si deve innanzitutto il rinnovamento più importante della storia dei comics americani, quello di inizio anni ’60 dei “supereroi con superproblemi” di Stan Lee. Ma non è tutto, perché la capacità della Marvel di rinnovarsi e rinnovare il genere supereroistico è tornata a farsi sentire da qualche anno a questa parte, portando la casa editrice a ripensare completamente il concetto di maxiserie.

Sul primo di questi due aspetti non c’è molto da dire che non sia già stato scritto e detto migliaia di volte: mentre nella società cominciavano i primi movimenti che avrebbero portato nel giro di pochi anni ai fatti del ’68, la Marvel lanciava una serie di personaggi che di quell’epoca erano specchio e anticipazione molto più di quanto non lo fossero gli invincibili eroi DC.

Se la DC racconta l’eroe, la Marvel punta sull’uomoLe storie prodotte dalla Casa delle Idee negli anni ’60 e nei due decenni successivi, infatti, hanno il merito di portare il fumetto seriale americano ad affrontare tematiche fino ad allora inedite, dall’intolleranza nei confronti del diverso (con gli X-Men di Chris Claremont) al disagio psichico (con Hulk nel ciclo di Peter David), fino alla disabilità vera e propria (grazie al personaggio di DareDevil).

Un merito universalmente riconosciuto e – purtroppo – poco valorizzato dalle recenti trasposizioni cinematografiche. Al contrario del secondo, cioè la nuova concezione dei cosiddetti events, le maxiserie che periodicamente “sconvolgono” gli universi narrativi Marvel e DC. Perché su questo versante, proficuamente ripreso anche al cinema, la Casa delle Idee sta veramente segnando il passo dei fumetti di supereroi nel XXI secolo.

secret-war-bendisTutto comincia negli anni ’80, con Guerre segrete (Marvel) e Crisi sulle Terre Infinite (DC), due saghe in cui tutti gli eroi delle rispettive case editrici si riuniscono per affrontare una minaccia inedita e assoluta. All’inizio le differenze sono poche, ma poi il divario aumenta: mentre la DC rimane inchiodata al “modello Crisi”, la Marvel sforna crossover di qualità crescente fino a raggiungere il culmine con Civil War (2006-07), che si inserisce pienamente in una concatenazione di eventi – ed è questa la vera novità – in cui tutte le maxiserie sono concretamente legate tra loro, creando un percorso avvincente in cui le conseguenze di ciascuna sono causa della successiva.

A tutt’oggi, probabilmente, questo continua a essere il principale merito della Marvel: che a fronte di singoli personaggi che possono piacere più o meno dei rivali (chi scrive è un grande fan di Batman, ma si tratta in fondo di una scelta soggettiva), riesce a contrapporre ai mostri sacri DC un universo narrativo, nel complesso, certamente più ricco e interessante.

La DC vista da Luigi Ercolani.

Scrivere della Dc è scrivere del Mito. DC COMICSQuello con la “m” maiuscola, quello che ha accompagnato il genere umano sin da quando questo ha iniziato a narrare storie, a inventarne, a farle convergere, magari quando ci si ritrovava davanti al fuoco, quando questo serviva per scaldarsi o per allontanare possibili predatori. Fossimo studiosi del settore e non semplici filosofi, potremmo quasi affermare con certezza che il linguaggio ha cominciato a svilupparsi nel momento stesso in cui l’uomo ha cominciato a raccontare. Purtroppo non siamo esperti, per cui dovremo limitarci a supporlo empiricamente.

Ma stiamo perdendo il filo: la Dc è il Mito, o meglio, è il richiamo del Mito nell’epoca moderna, è l’eco di tutti quei racconti che parlavano di eroi inarrestabili e dèi avventurosi: Superman, che incarna la salvezza per gli uomini grazie alle sue abilità extra-umane; Batman, simbolo del bene che superficialmente appare come il male, un “dilettoso orrore” in forma di eroe metropolitano; Flash, che rappresenta l’impossibile, la capacità di viaggiare a una velocità impensabile per gli esseri umani comuni, ma anche di viaggiare nel tempo e attraverso le dimensioni; Wonder Woman, che addirittura si rifà direttamente a quei racconti essendo un’amazzone; lo Spettro, che raccoglie l’eredità di quelle figure che nelle leggende gli dèi utilizzavano per manifestare agli uomini il proprio disappunto verso le loro azioni, quando proprio non si trattava di giustizieri. Potremmo andare avanti all’infinito, ma questo elenco è più che esaustivo per trasmettere il concetto: scrivere della Dc è scrivere del patrimonio comune dell’umanità. Punto e basta.

Capirete quindi come dare una mia opinione in merito risulti un’impresa ardua. Ciononostante farò il meglio che posso, se non altro per rendere onore a Luca Rasponi, che si è impegnato a scrivere con me questo progetto a quattro mani decisamente inusuale.

E allora, parto col dire che ciò che rispetto della Dc è quell’atmosfera che si percepisce mettendoci almeno un po’ il naso dentro, quella convinzione nei propri mezzi che spesso sfocia in arroganza, un sentimento di cui apprezzo l’onestà e la trasparenza, essendo viceversa un convinto oppositore della falsa modestia. La Dc sa di essere la Dc. La Dc sa di essere un patrimonio dell’umanità, di aver contribuito a creare i miti fondativi moderni, di aver plasmato un universo che, volente o nolente, è destinato a non morire mai. E lo ribadisce spesso e volentieri, anche se magari con il tempo ai suoi miti se ne sono aggiunti altri di altre case editrici. Certo, io la vivo da fan Marvel, e quando sento dichiarazioni che vanno in questa direzione la prima sensazione che provo è di esserne urtato. Poi subentra la soddisfazione: la soddisfazione di avere un avversario forte, sicuro, battagliero, perché solo un avversario così può spronarti a dare sempre il meglio e a non dormire sugli allori. In qualunque ambito un antagonista forte è il modo migliore per renderti, o farti rimanere, forte tu stesso. Io sono fan Marvel perché nasco fan Marvel, perché amo gli eroi imperfetti, meglio se tormentati. No, non credo più alla favola della Marvel luminosa e della Dc oscura: ormai le due si sono influenzate, contaminate, tanto da produrre (per fare un esempio) serie tv l’una dai toni cupi (Daredevil, Jessica Jones) e l’altra vivaci (Flash, Supergirl).

Forse, e sottolineo forse perché non mi stupirebbe l’essere smentito, la grande forza della Dc è anche la sua debolezza: l’aver costruito un universo cartaceo sui toni seri e sulla mitologia porta quasi inevitabilmente i suoi eroi alla staticità, a una sorta di “intoccabilità” che si rivolta contro nel momento in cui c’è da percorrere altre strade. In poche parole: la Marvel andare dai toni ironici/divertenti a quelli seriosi (a volte persino violenti), ma per la Dc il percorso inverso potrebbe essere visto come un’involuzione. Si tratta anche qui di una considerazione empirica, non supportata da prove che viceversa sarebbe interessante raccogliere.

Sia come sia, un dato è certo: una Dc forte ha spronato la Marvel, in un dualismo duraturo negli anni e scalfito raramente (in particolare dalla Image, poi ridimensionata a causa delle sue diatribe interne).

E sono certo di riassumere il pensiero del board Marvel nel suo complesso. Prova ne sia il saluto che la Casa delle Idee ha riservato quando la Dc ha deciso di lasciare la sua sede storica di New York, che era quasi dirimpettaia, per trasferirsi sulla West Coast. Che saluto era? Questo…

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