Fiaba del principe indiano e della contorsionista


C’era una volta il principe Khaled, che viveva a Benares, nel cuore dell’India settentrionale, in un palazzo vasto e magnifico, con più di cento stanze decorate finemente e piene di opere d’arte provenienti da tutto il mondo allora conosciuto. Era tutto elegante, pulito, sfolgorante di gemme e pietre preziose, il lusso era parte integrante della vita del principe e lui ne era consapevole, viveva ogni passo sui suoi pavimenti d’oro cesellato come una conquista, ogni occhiata agli enormi saloni luminosi come un segno che la vita gli fosse amica, e lo volesse proteggere dalle malignità del mondo.

Un giorno Khaled, annoiato dalle solite feste mondane e dalle gite con la nobiltà del luogo, decise di trovare un passatempo che arricchisse le sue giornate. Ci pensò su per diversi giorni, poi rivolse al suo consigliere personale una richiesta molto particolare.

-Ma certo, come vuole lei – mormorò il vecchio Samir, sorpreso, e dopo una breve ricerca portò al cospetto del principe Naira, una donna piccola ma dalle forme ben definite che di professione faceva la contorsionista.

-Il mio consigliere mi ha assicurato che sei la migliore – le disse Khaled, studiandola con curiosità.

-Non per vantarmi, vostra altezza, ma questo è vero. Sono la contorsionista più celebre di Benares, e in tutta l’India del nord non c’è festa o banchetto regale in cui la mia presenza non sia richiesta con interesse.

-Ottimo – disse il principe, e le propose ciò che aveva in mente. Avrebbero giocato a nascondino nel palazzo, e per la precisione lei si sarebbe nascosta mentre lui avrebbe dovuto cercarla.

-Il palazzo è enorme, pieno di stanze, bauli, pertugi e anfratti dove celarsi. Hai l’imbarazzo della scelta.

Lei acconsentì e in breve dettero via al gioco. Il principe si mise una mano sugli occhi e iniziò a contare ad alta voce, mentre Naira a passi rapidi e silenziosi si allontanava per cercare un nascondiglio in quel labirinto di stanze. Lui contò fino a duecento e riaprì gli occhi, iniziò a cercarla ma dopo circa due ore non aveva ancora concluso nulla. La cosa che lo lasciava più costernato, però, non era il fatto di non trovarla, ma di non sapere nemmeno lui dove andare a cercarla. Uscito dall’ala che frequentava solitamente, si aprivano corridoi e stanze mai viste prima, frequentate solo dalla servitù che le puliva. Ad un certo punto si rese conto che oltre alle stanze che usava abitualmente non conosceva per niente il suo palazzo, e la cosa gli diede da pensare.

Alla fine si arrese e Naira tornò fuori dal suo nascondiglio.
-Se non conosci casa tua, come fai a conoscere il tuo regno? – chiese lei, sfacciata, e lui sulle prime pensò di punirla con la morte per quell’oltraggio, poi però si rese conto che aveva ragione. Per cui le propose di stabilirsi nel suo palazzo, e in cambio di una grande somma di denaro lei ogni giorno si sarebbe dovuta nascondere, e lui avrebbe dovuto cercarla. Così avrebbe imparato a conoscere il luogo dove viveva.

Qualche giorno dopo il loro accordo, mentre stavano giocando, lui dichiarò a voce alta di arrendersi, perché anche quella volta non riusciva a trovarla, ma lei non venne fuori. Così il principe fece perquisire tutto il palazzo da cento delle sue guardie fidate e scoprì che non solo Naira era sparita, scappata via, ma si era portata con sé anche diverse pietre preziose di incalcolabile valore.

Diede subito ordine di cercarla per tutto il regno, non doveva essere lontana, infatti qualche ora dopo una guardia la ricondusse al suo cospetto.

-Non ti vergogni di quello che hai fatto? – le chiese Khaled, con voce severa.

-No, mio principe – rispose lei, per nulla spaventata o confusa. -Se mi permettete, vostra altezza, le pietre che ho sottratto erano nascoste e non le avreste mai trovate, e nemmeno usate, in tutta la vostra vita. La loro perdita ha inciso sulla vostra vita? Non credo. Invece ora grazie a me e al nostro gioco conosce meglio casa sua, ed è questo che conta veramente.

-Quindi secondo te non dovrei punirti per avermi derubato?

-No, anzi. Dovrebbe ringraziarmi – rispose lei, sicura.

Lui rifletté per un po’ sulle parole della contorsionista, poi la fece condannare a morte per tradimento e ordinò che l’esecuzione avvenisse proprio in quella stanza, davanti a lui.

Da quel giorno, chiunque visitava il salone principale del suo palazzo poteva ammirare la testa di una donna bellissima e dagli occhi astuti fissata alla parete, e a chi gli chiedeva il motivo di quella scelta strana e anche un po’ macabra, lui rispondeva che quella testa era lì per ricordargli che a volte solo nascondendosi si esce davvero allo scoperto.

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Fiaba del principe indiano e della contorsionista di Fabio Pirola è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

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