Qualificazioni Eurobasket 2013: le otto meraviglie di Pianigiani


Era dal 1997 che l’ Italia non vinceva otto partite ufficiali consecutivamente. In questi quindici anni, l’ Italbasket ha toccato il punto più alto (finale olimpica del 2004 senza stelle conclamate) e quello più basso (2009, assenza per la prima volta dagli Europei dal 1961) della sua storia. Per questo, dopo il disastroso Additional Round di tre anni fa, la Federazione ha deciso di affidarsi a Simone Pianigiani. Uno dei migliori allenatori d’ Europa, artefice e líder máximo dell’ egemonia senese in Italia. In FIP gli hanno dato carta bianca, convinti che avrebbe ricostruito l’ immagine delle nostra nazionale. Ci hanno preso in pieno, sia i dirigenti che l’ allenatore: nel 2010 il treno per la Lituania venne perso per una differenza canestri dopo che avevamo chiuso imbattuti il girone di ritorno, salvo essere recuperato grazie all’ allargamento a cui la federazione baltica accettòdi provvedere. Nel 2011 la sfortuna (i lunghi quasi tutti fuori e il girone di ferro che comprendeva Serbia, Francia e Germania) si è accanita sugli azzurri e sul loro coach. Che però ha sfruttato l’ esperienza, ne ha fatto tesoro e ha lavorato sulle note positive per farle diventare il nostro punto di forza.

QUEL CHE RESTA DEL CINCIA

Cominciamo dalle note negative, seppur relative che siano. La prima cosa su cui bisognerà lavorare in direzione della Slovenia è sicuramente il cambio del playmaker. L’ estate di Cinciarini è stata semplicemente strepitosa, da starter ha prodotto 7.8 punti di media in 21.8 minuti, con il 52.8% da due e l’ 88.2 ai liberi, con 2.8 assist a fronte di 1.5 palle perse e 0.8 recuperi. In un sistema come quello italiano dove le responsabilità sono diffuse, questi restano numeri molto positivi, oltre alla personalità, alla grinta e alle scosse che Cincia ha saputo dare quando la squadra soffriva. “Deve essere più attaccante” ribadiva Dan Peterson durante le telecronache: il ragazzo di Cattolica è stato anche questo,all’ occorrenza. Il problema è che dietro di lui c’è oggettivamente poco. Lasciando stare il contributo pressoché nullo di Vitali, Poeta, l’ altro playmaker puro della squadra, ha dimostrato di soffrire in campo internazionale contro avversari più grossi di lui, in particolar modo in difesa. Non è un caso che nelle quattro gare contro gli avversari più pericolosi (Repubblica Ceca e Turchia) il suo minutaggio sia sempre rimasto sotto la doppia cifra: in particolare, quando la Tuchia in casa ha cominciato a prendere vantaggio, c’ era lui in cabina di regia. Questo non per fargliene una colpa: Poeta è un play da arrembaggio, uno che attacca il ferro. Tuttavia, questo in campo internazionale gli riesce meno, siccome le avversarie hanno tonnellaggio sufficiente per congestionare l’ area e sfidarlo così al tiro, che non è propriamente nelle sue corde (anche se ha dimostrato di saper anche essere tiratore). In questo senso, il recupero di Gentile e Belinelli la prossima estate consentirà un utilizzo di Daniel Hackett come play di riserva, e ciò darà taglia e atletismo al back- court azzurro. Ma anche il recupero di Bargnani potrebbe paradossalmente favorire il tipo di gioco di Poeta, siccome il Mago, quando si apre per il tiro da fuori o dal mid- range va seguito,e  ciò apre logicamente spazi in area, in cui la velocità del playmaker della Virtus Bologna può essere agevolata. Un’ altro fattore su cui bisognerà fare attenzione è l’ atletismo: abbiamo sofferto quello turco, che siamo stati in grado di recuperare grazie alla qualità di esecuzioni in attacco e l’ impegno da parte di tutti. Contro nazionali come Spagna, Francia o Lituania invece non sarà così semplice, così come non potremo permetterci di andare sotto di 15-20 punti. Ragionamenti che andranno fatti a tempo debito, certo, ma se vogliamo dare continuità all’ estate 2012 e tornare competitivi (cioè lottare per le posizioni di vertice) dobbiamo cominciare a pensarci già ora. I recuperi degli infortunati (Bargnani, Gentile) di Belinelli che non avrà più da pensare al contratto, e magari di qualcuno che in queste ultime stagioni ha reso poco (Crosariol, Giachetti) potranno dare una mano. Per il momento, va bene così.

L’ EVOLUZIONE DELLA SPECIE (AZZURRA)Il fatto che siamo riusciti a trovare elementi positivi anche nelle pecche dell’ estate azzurra è già di per sé un sintomo di quanto straordinaria essa sia stata. I due recuperi da -18 contro la Turchia, nella gara in casa e in quella in trasferta hanno dimostrato la maturità che la nazionale di Pianigiani ha acquisito. A pensare all’ Eurobasket 2011 sembra passato un secolo, con i vantaggi presi contro Serbia, Germania e Francia, salvo poi essere recuperati, sorpassati e sconfitti. Questa volta abbiamo saputo recuperare, e lo abbiamo fatto grazie alla difesa, arma da cui si sviluppavano in attacco l’ atletismo e il talento offensivo dei vari Gallinari, Aradori, Datome, Hackett. Tanti uomini così bravi a trovare il canestro se n’ erano visti pochi, nella storia recente degli azzurri. In più, rispetto alla Nazionale dell’ anno passato, questa ha minore differenza tra quintetto e panchina: nelle qualificazioni gli elementi capaci di partire in quintetto e di dare un notevole contributo sono stati 7-8 (Cinciarini, Hackett, Aradori, Gallinari, Datome, Mancinelli, Cusin). Aggiungendo Bargnani, Belinelli e Gentile, si allunga ulteriormente la panchina. Da cui magari può uscire uno come Cavaliero che piazza la tripla che chiude la partita, come ha fatto contro la Turchia all’ andata. Una vera e propria evoluzione, dunque, rispetto all’ anno passato, quando tra gli starter (Hackett, Belinelli, Gallinari, Mancinelli, Bargnani) e la panchina la differenza di qualità sembrava addirittura abissale. Se poi il campionato vedrà esplodere qualche altro elemento di qualità da inserire in pianta stabile (magari giovane, come Polonara, Chessa, D’ Ercole o Magro), tanto meglio. Sempre a proposito di panchina lunga, ottimo è stato anche l’ inserimento di Chiotti, che ha sofferto l’ altezza dei lunghi avversari ma se l’ è cavata con il mestiere, con l’ impegno, con la capacità di resistere e la volontà di non mollare. Se può esserci un simbolo dell’ Italia versione 2012, quello è proprio il centro naturalizzato italiano.

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