Otto Marzo


– Sai che giorno è oggi?

– No. Martedì?

– Intendo la data.

-No, non di preciso. E’ da poco finito febbraio…

E’ l’otto marzo.

La nostra festa.

L’ultima frase era stata pronunciata da Marta con tono eccessivamente ironico e Sandra se ne accorse. Conosceva da troppo tempo l’amica per non riuscire a cogliere una nota del suo marcato cinismo antifemminista ogni volta che questo si presentava, e ciò accadeva molto spesso. La conversazione non avrebbe dovuto virare su quell’argomento. Arrivata a casa dopo un’estenuante giornata di lavoro in banca, Sandra voleva solo rilassarsi insieme alla sua coinquilina, magari facendosi raccontare gli sviluppi del suo nuovo progetto di ricerca sull’antropologia culturale, ma non era riuscita a trattenersi. Decise di smorzare subito i toni.

– Allungami una sigaretta, dai. Era così per parlare.

– Non me la sono presa. Sai quanto poco possano interessarmi questi argomenti. – Marta passò una sigaretta all’amica e ne accese con calma una per sé, espirando le prime lente boccate di fumo. Tornò ad adagiarsi sul divano, dopo che impercettibilmente era scattata seduta.

Il fatto è che non ce ne sarebbe nemmeno bisogno, di questa festa. Voglio dire – tirò un’altra boccata e non si volse a guardare l’espressione divertita di Sandra – se fossimo davvero uguali agli uomini, non sentiremmo la necessità di un giorno come questo. I maschi non hanno una festa tutta per loro, ci hai mai pensato? Neppure il nostro orgoglio ne ha bisogno.

Il flusso di quei ragionamenti fu interrotto dal trillare violento del campanello. Marta sbuffò vistosamente.

– Eccolo, Marco. Anche stasera.

-Marco? Non può essere, non lo aspettavo… – mentre pronunciava queste parole Sandra scattò in piedi, spense la sigaretta nel portacenere e si diede una frettolosa e simbolica rassettata ai capelli e al vestito scuro, che aveva indosso ormai da più di dieci ore.

-Anche stasera ha deciso di non farci cenare in pace!

Anche stasera? Non era una serata come le altre?

Sandra corse ad aprire il portone dell’atrio e nel giro di qualche secondo la sagoma sorniona di Marco si affacciò alla porta. A differenza delle altre volte era scuro in volto e sulle prime evitò gli occhi di Sandra.

– Ci hai portato una mimosa per uno?

– Non badare a Marta, oggi non è in vena. Ma stai bene?

Marco non rispose ma indicò a Sandra le scale del condominio. La porta si chiuse e si riaprì qualche minuto dopo. Sandra la varcò con passo incerto, scossa dai singulti e con il volto rosso solcato dalle lacrime. Si buttò sul divano accanto a Marta e parlò con voce rotta dal pianto.

-Mi ha lasciato! Proprio oggi!

Il suo corpo sottile tremava come percorso da un’invisibile scossa elettrica e gemeva disperatamente, avvinghiandosi a quello dell’amica. Dopo pochi secondi smise di parlare e si limitò a piccoli urli soffocati, che emetteva a tratti mescolandoli con le sue calde lacrime. Marta la strinse in un abbraccio. Le ceneri di un rapporto, come quelle della fabbrica di New York in cui più di un secolo fa arsero vive le ambizioni di tante donne, continuavano ad alimentare un incendio che non era mai terminato e continuava anche ora, lì in quel piccolo appartamento. Marta sentì l’odore di fumo saturare l’aria, forse era solo la sigaretta accesa che aveva lasciato cadere sul divano, ma non le importava. Era impegnata a stringere tra le sue braccia una creatura troppo incapace di pensare a sé stessa per poter gioire di quell’evento, della fine di quel rapporto malsano fatto di regali studiati e sesso consolatorio. Una gigantesca toppa sulla sua vita, che era arrivata a confondersi pericolosamente con la soluzione dei suoi problemi. Il fumo acre ormai invadeva la stanza e lingue di fuoco arancioni e rosse avevano iniziato a baciare dolcemente il divano, proprio come Marta iniziò a baciare Sandra a tocchi leggeri, sempre più ritmati sulla fronte, finché il ritmo divenne stabilità e le labbra di Marta, ansiose di cercare qualcosa che forse volevano da tutta una vita, scesero di qualche centimetro per posarsi sulle loro simili. Così inaspettatamente uguali alle sue, così familiari. Sandra smise di piangere, si strinse all’amica e rilassò la bocca al contatto con quella di lei. Iniziò a tossire mentre l’aria si faceva sempre più irrespirabile, gli occhi le bruciavano e le fiamme ora erano chiaramente padrone del loro soggiorno. Ma decise che il resto non importava perché adesso finalmente erano solo loro due, e quella non era una sera qualunque. Era la loro festa.

Licenza Creative Commons
Otto marzo by Fabio Pirola is licensed under a Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Unported License.

18 Comments

Aggiungi
  1. Paolo

    Poche righe ma tutto, dialoghi, riflessioni e sensazioni si mescolano perfettamente e tutto sembra così rapido e denso da sembrare un frammento di vita vera che ti scorre sotto gli occhi. Bravo Fabio, continua a scrivere, mi raccomando.

  2. Isabella

    La storia messa in scena dall’autore mi ha colpita in prima persona riguardo la mia natura…
    I particolari li ho trovati densi di passione e il finale mi ha decisamente commossa, perché è così che deve andare: l’amore è ciò che conta davvero, il resto è cenere.

  3. Margherita

    Un racconto fresco ed affascinante secondo
    me, due donne avvolte da una bella amicizia ma dove sembra trapelare dell’amore.. Molto coinvolgente!

  4. Sara

    Storia affascinante, inizialmente sembra narrare la spensieratezza di due amiche, in contrasto sull’essenza della festa in questione, poi improvvisamente, tutto cambia e subentrano passione e forti sentimenti che non possono non travolgerti.
    Complimenti, spero di leggere presto qualche altro tuo racconto!

    • Fabio Pirola

      Sì come ho già scritto più sopra, insieme alla volontà di criticare in parte la necessità di questa festa, ho voluto anche provare a ricordare, trasponendolo in un contesto attuale, l’episodio dell’incendio da cui tutto ha tratto origine per restituire all’otto marzo la sua legittimità autentica di festa PER la donna e non DELLA donna. Per conto mio, rimango contrario a tutte quelle feste pensate per celebrare o festeggiare un solo giorno all’anno persone o categorie sociali che invece andrebbero ricordate quotidianamente.

  5. Giada

    Complimenti Fabio! Enigmatico con finale inaspettato. E poi scrivi davvero bene…l’ultima parte è degna di scritti d’autore!

  6. Fabio Pirola

    Grazie, mi fa davvero piacere che vi sia piaciuto ragazzi! Non è mai facile realizzare qualcosa di breve e allo stesso tempo incisivo!

+ Leave a Comment