GRAN PREMIO DEL GIAPPONE F1 2018: HAMILTON COMPIE IL PASSO DEFINITIVO VERSO IL TITOLO MONDIALE E LA FERRARI ANNEGA IN UNA POZZANGHERA


A Suzuka va in scena il week end perfetto per Hamilton. Pole position, vittoria e distacco aumentato in campionato a 67 lunghezze. Speranza iridate per Vettel sfumate come la coda di una cometa…

In qualifica, come già è accaduto quest’anno, la pioggia consente all’inglese di conquistare la pole position numero 80 in carriera, anche se il vero colpo da maestro da parte dell’inglese è stato quello di montare le gomme slick in condizioni di pista umida (ma non bagnata), con le Ferrari che, inspiegabilmente, sceglievano le gomme intermedie.

In gara, ha gestito in solitaria la gara, senza neanche doversi preoccupare dei rivali, impegnati a fare gli autoscrontri tra loro. Hamilton sta indubbiamente meritando il titolo mondiale, attraverso una visione oculata delle gare e commettendo pochissimi errori: laddove poteva uscire sconfitto, ha quasi sempre massimizzato il risultato. In Giappone ha rimesso in mostra il suo talento, certamente aiutato da una Mercedes che sembrava un tram sui binari. Vittoria numero 70 in carriera, dietro al solo Michael Schumacher con 91 vittorie. Grandissimo!

La Ferrari in tutto questo è annichilita, frastornata, rimasta k.o. dal Gran Premio di Monza. Ancora una volta, e la gara in Giappone ne è la conferma, il muretto box e i piloti hanno sbagliato quasi tutto, perdendo ulteriori punti invece che recuperarne. Sabato hanno sbagliato a leggere le previsioni del tempo, facendo uscire i piloti con gomme intermedie quando la pista era umida, ma non bagnata: i minuti persi a fare il giro di ritorno ai box e il nuovo giro di lancio hanno permesso alla pioggia di tornare, perdendo così l’unica occasione per disputare una buona qualifica. Se a questo si aggiungono gli errori dei piloti durante il giro di qualifica per via della pioggia con gomme slick, allora il cerchio si chiude.

La gara, in Giappone, per la Ferrari sembrava anche mettersi bene grazie ad una buona partenza, poi i due piloti si sono scontrati con le “corna” della Red Bull di  Verstappen. Prima l’episodio con Raikkonen: l’olandese della Red Bull arriva lungo all’ultima chicane e spinge fuori pista Raikkonen per evitare di perdere la posizione (contatto e Ferrari danneggiata). Il secondo episodio con Vettel: il tedesco azzarda un sorpasso in un punto decisamente complicato del circuito, alla Spoon, cosa che innesca un contatto con Verstappen dal quale Vettel ne esce sconfitto, con auto danneggiata e ultima posizione.

Ancora una volta, si sono visti tutti i limiti della Ferrari. Arrivabene ha avuto persino il coraggio di chiosare a fine gara che il team aveva avuto una bella reazione. Il giorno prima lo stesso Arrivabene ha dichiarato che la squadra è giovane e che mancava un tattico come in Coppa America, capace di staccare gli occhi dagli schermi e mettere la mano fuori dal muretto per sentire se piove.

La domanda sorge spontanea: chi le ha prese finora le decisioni tattiche? Un fantasma? E ancora: perché lanciarsi in frasi di circostanza piuttosto che ammettere di aver sbagliato, fare quadrato attorno alla squadra e cercare di lavare i panni (sporchi) in famiglia? E per concludere: davvero non c’era nessuno dotato di buon senso in grado di capire le reali condizioni della pista? Stiamo parlando di Ferrari, non esattamente una squadra “giovane”…

Vettel va recuperato: non può commettere errori come quello di oggi in Giappone, fotocopia dell’errore a Monza. Per carità, apprezzabile e lodevole il tentativo di superare Verstappen, ma ancora una volta pecca di visione tattica (ancora una volta) della gara: hai una gran macchina, possibilità di usare il DRS, non farti prendere dalla frenesia e superalo in scioltezza in rettilineo. Certo, seduti dietro ad una scrivania è facilissimo criticare, tuttavia il pilota tedesco ha dimostrato di essere recidivo in questo genere di errori. Tanto più che Verstappen doveva poi essere penalizzato di cinque secondi per la scorrettezza compiuta nei confronti di Raikkonen.

Compito di Arrivabene sarebbe quello di azzerare il clima, ammettere la sconfitta e trovare la via migliore per ricominciare perché altrimenti l’anno prossimo sarà peggiore. Non vorrei mai pensare che la scelta di Kimi di andare in Sauber si rivelasse “competiviva”

Parafrasando il nuovo sponsor Ferrari: “Mission WIN MAYBE L’ANNO PROSSIMO“.

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