La battaglia per l’approvazione del Ceta


Il fenomeno della globalizzazione è la causa prima della varietà e complessità che caratterizzano il nostro presente. Da tendenza innovativa nella modernità oggi è diventata una modalità necessaria di interrelazione e di esistenza. Il termine globalizzazione trova origine nel campo economico, dove indica l’apertura a una politica di libero scambio, che è avvenuta a più riprese, a partire dalla seconda metà del XIX secolo.

Questo fenomeno di liberalizzazione si è poi esteso a regolare i rapporti fra molti paesi anche in altri ambiti. Sono state create ad esempio organizzazioni come l’ONU per prevenire e occuparsi dei conflitti internazionali ed è stato possibile compiere grandi progressi tecnologici adoperando e convogliando conoscenze e capacità diverse nella stessa direzione. Nonostante ciò, non c’è dubbio che i vantaggi economici di questa moderna modalità di interrelazione rimangano fra le conseguenze e gli obiettivi più ricercati.

La questione calda di questa settimana che richiama l’attenzione sul fenomeno della globalizzazione è l’accordo commerciale internazionale chiamato Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) che da sette anni, dal momento in cui sono iniziate le trattative, sta facendo sperare alcuni e sudare freddo altri. Per essere più precisi, a richiamare l’attenzione non è tanto l’accordo in sé, quanto il fatto che dopo tanto confronto e tanto dibattito l’accordo… non sia passato.

Però, prima di chiedersi il perché, è necessario capire di che cosa si tratta. Come i “cugini” Ttip (fra USA e Europa) e Nafta (fra USA Canada e Mesico), Ceta è un trattato che si propone di facilitare il libero scambio di merci, in questo caso fra l’Unione Europea e il Canada, abbattendo i dazi doganali.

We were able to sign free trade agreement with Europe at a time when people tend to be closing off” Trudeau

“Abbiamo la possibilità di firmare un trattato di libero commercio con l’Europa in un tempo in cui le persone tendono a chiudersi” Trudeau

Come si comprende dalle parole di Trudeau, il primo ministro canadese, questo accordo rappresenta anche un tentativo di fronteggiare l’atteggiamento protezionista di altri paesi, primi fra tutti, gli USA di Trump, il quale recentemente ha messo in discussione il Nafta, ritirandosi completamente. La svolta liberale che l’accordo propone non è solamente di abbattere i dazi doganali, ma anche di rendere le imprese europee più competitive in Canada e, cosa che sta molto a cuore agli stati europei, di proteggere i prodotti alimentari tradizionali europei privilegiandoli a quelli contraffatti.

I vantaggi sono apparentemente molti, ma non tanti da mettere d’accordo tutti le parti coinvolte. Infatti, per qualcuno, la globalizzazione in questo senso rappresenta una minaccia, perché questo trattato permetterebbe anche alle aziende canadesi di invadere il mercato europeo, con prodotti più economici ma di minore qualità. Probabilmente questa è stata la ragione per cui non si è giunti ad una approvazione unanime. La regione belga della Wallonia è stata l’unica a votare contraria e ad impedire la piena entrata in vigore del Ceta. Infatti, l’accordo Ceta è un accordo misto, e pertanto per entrare in vigore ha la necessità che si esprima il Parlamento canadese e soprattutto che vi sia la ratifica di tutti gli stati membri, cosa che non è avvenuta.

La battaglia fra l’idea di un mondo più interconnesso e più globalizzato e la volontà di valorizzare e proteggere il proprio “made in” continua. Ciò che è chiaro è che la questione è fra le prime nell’agenda del premier canadese che si sta battendo affinché l’accordo venga approvato e che qualunque sarà il risultato della disputa, sicuramente influenzerà l’economia mondiale negli anni a venire.

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