Final Four di Eurolega e altre storie fantastiche (e altre un po’ meno)


E così Obradovic ha perso una finale di Eurolega. E così la Virtus Bologna è retrocessa sul campo per la prima volta. E così il basket italiano arriva vicino alla vittoria con chi ha pochi soldi, Varese e ancora prima Trento, mentre fallisce chi ne ha. E così la crisi diplomatica in cui erano incappati i club italiani nella guerra FIBA-ULEB si è risolta, con un diktat della federazione italiana a favore di quella internazionale. Il fascino della palla a spicchi sta tutto qui, in fondo.

La profezia su Obradovic e il fattore De Colo
“È lecito domandarsi se questa tradizione possa essere interrotta proprio dall’ex allievo prediletto”. Lo avevamo scritto, si è realizzato. D’accordo, non era proprio tutta questa chiaroveggenza visto che, mentre Kuban e Vitoria erano delle sorta di parvenu (con tutto il rispetto del caso), CSKA e Fenerbahçe erano le due grandi favorite della kermesse berlinese, per lignaggio, roster, guida tecnica. E però battere Zeljko è sempre una bella medaglia da appuntarsi sul petto, anche perché ci sono riusciti pochi in gara secca e solo un altro santone, Pini Gershon, in una finale, nello specifico quella del 2001 in cui la manifestazione europea si dimezzò a causa dei dissidi FIBA – ULEB (l’eterno ritorno dell’uguale…). La vittoria del CSKA ha il sapore della vendetta dopo le troppe occasioni gettate al vento per questione di poco, e Dimitris Itoudis ora potrà levarsi la scomoda etichetta di “allievo di”.
Per una profezia che abbiamo centrato, un errore che avevamo commesso: in sede di presentazione non avevamo tenuto conto di quanto potesse essere incisivo Nando De Colo, una svista non da poco considerando che tra l’altro era stato nominato MVP della stagione regolare. Come a punire la nostra disattenzione, neanche fossimo una delle difese che è abituato a maltrattare, il play francese ha illuminato la Mercedez-Benz Arena da par suo: 30 punti e 4 assist contro Kuban, 22 e 7 contro il Fener in finale, e la sensazione che dalla NBA avrebbero potuto aspettare un attimino in più per rimandarcelo in Europa con il cartellino “damage goods” (merce avariata). Le finte, l’eleganza dei movimenti, l’ampio range di tiro, il sapersi muovere senza palla con tagli intelligenti, sono tutte qualità che al di là e al di qua dell’oceano fanno sempre comodo, soprattutto perché rare. E allora, scusaci Nando: come molti, avevamo sottovalutato la tua importanza.

In…basso stat Virtus
Flashback: aprile 2009, Bologna, Futurshow Station (oggi Unipol Arena) di Casalecchio Arena. Finale di Eurochallenge, di fronte i padroni di casa della Virtus Bologna e i francesi di Cholet. Bianconeri ovvi favoriti, se non altro per la storia. Ma la storia, come sempre succede, non va in campo, la partita è tirata e il Nando De Colo di cui sopra nell’ultima azione dell’incontro fa partire la possibile tripla della vittoria transalpina. Fortuna felsinea, il tiro incoccia sul ferro: 77-75 Virtus, ed è festa grande, perché, seppur minore, un trofeo (per di più internazionale) torna finalmente in bacheca.
Sono solo sette anni, ma sembra passato un secolo. Quattro anni prima la promozione dalla Legadue dopo il fallimento, due anni prima l’incredibile finale con Siena che sembrava un preludio a un ritorno in pompa magna. Invece, da lì il nulla: eliminazioni al primo turno dei playoff, poi neanche più la post season, allenatori, giocatori e a un certo persino presidenti cambiati come fazzoletti da naso in periodo di raffreddore virale. Poi, la retrocessione sul campo, la prima della storia bianconera, arrivata nella stagione che doveva essere quella del rilancio. Pittman è stato il miglior marcatore solo sulla carta perché di fatto non è mai stato davvero convincente, Gaddy e Odom si sono dimostrati acerbi, mentre Collins, Fontecchio, Vitali e Mazzola hanno fatto quello che hanno potuto e confermare almeno il nucleo italiano per la A2 sarebbe davvero un bel colpo ma chiaramente avranno tutti offerte per restare nella massima serie. A questo punto, per non saper né leggere né scrivere si potrebbe provare con una vecchia ma mai abbastanza applicata strategia: impostare l’organico sui i giovani del settore giovanile (Penna, Oxilia, Orsi, Graziani, Pajola, Graziani, Petrovic), supportandoli con qualche italiano d’esperienza e con un paio di americani che non si credano dei messia arrivati a miracol mostrare. E questo andrebbe fatto a prescindere dalla categoria in cui si giocherà, se per caso qualcuna di quelle rimaste in A dovesse saltare. Come cantava il tifoso virtussino Lucio Dalla “il nuovo anno porterà una trasformazione, e tutti quanti stiamo già aspettando”.

Varese val bene una coppa

Dopo Trento, arrivata a un passo dalla Fiba Europe Cup (che ha preso il posto dell’Eurochallenge) a Chalon, prima di essere fermata da una Francoforte più efficace: i biancorossi hanno infatti condotto per gran parte del tempo, salvo poi essere sopraffatti dai lunghi tedeschi, il vero ago della bilancia del match. Gli americani Davies e Wayns sono stati i trascinatori per tutta la stagione, Kangur ha un po’ faticato ma comunque ha dato il suo contributo mentre un applauso va a Luca Campani e Daniele Cavaliero, i due italiani “azzurrabili” della Openjobmetis. Ora il consorzio proprietario della società pare intenzionato a ripartire da Claudio Coldebella come uomo forte in società, mentre Paolo Moretti dovrebbe essere confermato in panchina.
Un vecchio adagio della palla a spicchi dice che per impostare una squadra devi iniziare con il playmaker. Varese ha adattato la lezione decidendo di mettere un ex regista dietro la scrivania e uno in panchina. Chapeau.

Più che i club poterono FIP (e FIBA)
Rapido riassunto delle puntate precedenti: la guerra in atto tra FIP e ULEB si sposta sui singoli territori nazionali, e l’Italia ne sente subito le conseguenze. In seguito alla decisione di Sassari, Trento e Reggio Emilia di accodarsi alle manifestazioni dell’ente privato, sono volati tuoni e fulmini: Nazionale bandita dal prossimo europeo, in dubbio il pre-olimpico, panico totale, Petrucci che si fa sentire affermando perentorio che l’organo di riferimento è e resta la FIBA, incontro chiarificatore con i club ribelli che accettano di tornare indietro rispetto all’impegno preso con ULEB e a unirsi ai tornei FIBA. Il tutto ratificato da un comunicato stringato  e da un presidente federale che sulle pagine del Corriere della Sera alla fine tira un sospiro di sollievo . Per eventuali commenti, ci sentiamo di delegare: a noi tutta la vicenda ha lasciato senza parole.

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