Intervista al Maestro Gianmario Bonino


“La musica fa parte tutta di uno stesso pianeta”, questo ci insegna il Maestro Bonino.

Ho avuto il piacere di conoscere Gianmario Bonino personalmente durante il concerto dell’orchestra CentOttoni, fondata da lui stesso, il 28 Settembre 2019 nella Sala Giuseppe Verdi presso il maestoso Conservatorio di Milano.

Grazie a quest’occasione, di cui vi invito a leggere l’articolo qui su Discorsivo.it e che rimarrà ben chiara nella mia memoria per lungo tempo, ho avuto la possibilità di intervistare il maestro.

Una vita dedicata alla Musica nel suo senso più ampio e complesso. Musicista di professione, insegnante di musica e direttore d’orchestra, e molto altro. Fate un salto nel suo blog per conoscerlo meglio!

Grazie alla poliedricità del Maestro e alla grande esperienza siamo riusciti ad approfondire alcuni discorsi che coinvolgono i Millennials direttamente, tramite curiosità e consigli.

D: Maestro ci racconti di Lei, chi è Gianmario Bonino come persona?

GB: Dovrebbero rispondere le persone che mi conoscono. Ormai ho raggiunto una certa età e credo di aver raggiunto una buona parte degli obiettivi che mi ero ripromesso.

Ora cerco di dedicarmi alle cose che più amo non per ambizione, ma per soddisfazione personale.

D: Come nasce la sua passione per la musica?

GB: Mio padre suonava diversi strumenti e dirigeva un’orchestrina, pur da dilettante. Quindi la musica ha fin da subito fatto parte della mia vita. All’inizio era un gioco e non sono mai stato forzato da miei genitori allo studio. Poi, ben presto, è diventata una scelta personale, tanto è vero che ho deciso di suonare la tromba (assieme al pianoforte) che era forse uno dei pochi strumenti che mio padre non possedeva.

D: Che messaggio dà oggi la musica classica e gli ottoni in particolare?

GB: Non amo dividere la musica in diversi generi che esistono, ma fanno parte di uno stesso pianeta. Quello che manca ai giovani, almeno nel nostro paese, è la possibilità di conoscere e confrontare questi generi. Ci sono musiche di facile impatto e musiche che richiedono un ascolto più approfondito. Purtroppo a scuola non ci viene insegnato nulla di tutto ciò.

Per quanto riguarda gli ottoni… si tratta di strumenti “agricoli”, secondo una definizione scherzosa ma non troppo. Ossia gli ottoni fanno parte della cultura popolare e sono perciò identificati nelle bande musicali. Tuttavia gli ottoni presentano una particolare suggestione sonora perché legati ad un’antica tradizione che si perde nel tempo. Ecco perché il suono di una tromba nel “Silenzio militare” induce ancora oggi un’emozione che altri strumenti non possono indurre.

D: Come valuta oggi il coinvolgimento dei giovani nelle bande e nelle formazioni d’orchestra?

GB: I giovani oggi hanno molte opportunità, ma anche molte più distrazioni rispetto ai giovani di un tempo passato. Quando io ero un ragazzo, la banda rappresentava un’occasione unica per avvicinarsi alla musica e condividerla in una ambiente sano e divertente. Inoltre eravamo molto più disposti al sacrificio, quando incontravamo motivi di interesse.

Oggi la vita dei giovani è più difficile e complessa. Si vuole tutto e subito oppure si rinuncia. La musica invece richiede sacrificio e pazienza, due qualità che oggi tra i giovani scarseggiano. Se per formazioni orchestrali si intende il livello professionale occorre sottolineare come il percorso oggi sia più complicato rispetto ad un tempo perché è molto aumentata la concorrenza.

Oggi ci sono molti giovani promettenti che faticano a trovare un lavoro a livello orchestrale perché le orchestre (sempre nel nostro paese) sono poche e spesso funzionano a fatica. Per questo motivo i nostri giovani migliori musicisti si rivolgono all’estero dove le opportunità sono maggiori (ma anche la concorrenza…)

D: Che cosa vuol dire per Lei dirigere un’orchestra?

Dirigere un’orchestra significa mettere tutte le proprie competenze a disposizione di un gruppo per realizzare insieme un’opera musicale. Al direttore si richiede un certo carisma che permetta di infondere negli esecutori quella fiducia che consenta una collaborazione reciproca.

D: Se la sua vita fosse una colonna sonora, quale sarebbe e perché?

GB: Sceglierei la colonna sonora del film “La leggenda del pianista sull’oceano” di Morricone. Perché chi ama e vive per la musica entra in una nuova dimensione che è un po’ come nascere e morire su di una nave, senza mai scendere sulla terra ferma.

D: Se dovesse dare un consiglio appassionato a un giovane aspirante direttore, cosa gli direbbe?

GB: Ora le dico una cosa che forse non troverà d’accordo anche molti miei colleghi. Studiando si può imparare una tecnica e sviluppare una pratica, ma non si può imparare a dirigere.

Per dirigere sono necessarie tante competenze, ma poi il gesto della mano, i movimenti del corpo da trasmettere agli esecutori, il carisma di cui dicevamo, sono atti naturali e innati che difficilmente si possono costruire. Dunque un giovane dovrebbe guardare onestamente e umilmente dentro di sé per verificare di possedere almeno potenzialmente tali qualità.

Come avete potuto leggere, l’esperienza e la grande professionalità del Maestro Bonino ci fanno ripercorrere anni passati e anni futuri ma sempre sulle note di una continua colonna sonora che sa di passione e dedizione per il proprio lavoro.

Chissà che qualche futuro maestro d’orchestra Millennial non sia già tra le nostre fila, aspettando l’occasione per emergere…

 

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