Hygrophorus marzuolus – Sulle tracce del “dormiente”


“Ma vanno già a funghi?”. La domanda è sorta spontanea – con tutta la schiettezza del dialetto bergamasco – sulla bocca di un escursionista a passeggio con la compagna per i boschi delle Prealpi Orobie, alla vista di un individuo che, “armato” di cestino e bastone, la mattina del 24 marzo rovistava tra arbusti e cespugli. Con l’obiettivo, tra gli altri, di sfatare una credenza assai diffusa tra i profani, ma comune anche a chi tra boschi e montagne trascorre del tempo in ogni stagione dell’anno: quella per cui per trovare funghi sia necessario attendere l’autunno, o almeno la seconda parte dell’estate.

Quell’escursionista probabilmente ignora l’esistenza del “dormiente”, altrimenti conosciuto come “marzuolo” o, come dicono in alcune zone del bergamasco, “marzaiolo”. Quest’oggetto misterioso ha in realtà un cognome e un nome: scientificamente si chiama Hygrophorus marzuolus, denominazione già sufficiente a denotarne la caratteristica precocità.

Foto di un hygrophorus marzuolus

Alcuni hygrophorus marzuolus. (Credits: Amirosław, Creative Commons)

Tra i funghi mangerecci si può dire si tratti infatti di una vera primizia, tanto ambita dagli appassionati quanto difficile da rinvenire per chi non ne conosca le particolari caratteristiche.

Diffuso in tutta Italia, il marzuolo è un fungo estremamente abitudinario, abbondante e sempre presente solo in poche, selezionate stazioni di crescita. L’habitat? I boschi di conifere, in particolare quelli di abete bianco (Abies alba), abete rosso (Picea abies) e pino (Pinus sp.), talvolta con presenza di querce (Quercus sp.), castagni (Castanea sativa) e faggi (Fagus sylvatica), dove cresce tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera profondamente interrato, nella lettiera di aghi e foglie e spesso vicino a neve in scioglimento, generalmente a gruppi (anche se non è raro trovare esemplari isolati).

Foto di un Hygrophorus marzuolus

Un gruppetto di Hygrophorus marzuolus. (Credits: Dan Molter, Creative Commons)

La tipica colorazione grigio piombo del cappello – spesso con aree più chiare e, più raramente, sfumature ocracee – e il periodo di crescita, del tutto peculiare, fanno del marzuolo un fungo difficile da confondere con altre specie. Apprezzato e ricercato, non ama tuttavia farsi trovare:  semiipogeo, può facilmente sfuggire a uno sguardo disattento, caratteristica questa che – almeno per l’autore di questa rubrica – ne rende la ricerca ancora più appassionante. Un esercizio di pazienza che viene del resto pienamente ripagato: per il suo sapore dolce e delicato e la carne di buona consistenza, Hygrophorus marzuolus è infatti considerato uno dei migliori funghi commestibili.

Ma più di tutto: la passeggiata sulle tracce del dormiente regala un senso di intima fusione con la natura, offrendo un’occasione per immergersi tra i colori e i profumi del bosco che si risveglia. I prati punteggiati di primule (Primula vulgaris), ora al massimo della fioritura, i “tappeti” di Erica carnea, l’invadenza – tutt’altro che sgradita – di Hepatica nobilis, l’azzurro-violetto di numerosi, splendidi esemplari di Scilla bifolia ci annunciano in modo inequivocabile che l’inverno è ormai finito. Hygrophorus marzuolus ne è l’ultima, sorprendente eredità.

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