Non rispondere al telefono!


A volte, quando sono particolarmente rilassato o particolarmente stanco, ho ancora l’impulso a rispondere al telefono fisso, quando inizia a squillare con il suo monotono driiin- driin. Come se qualche circuito si riattivasse dentro di me, torno a sentire l’impulso di alzarmi di scatto dal divano -o correre di sotto, se sono al primo piano, facendo le scale di fretta -, per avvicinarmi alla mensola del telefono, sollevare la cornetta e dire “Pronto?”, con la curiosità che nasce da bambini e non si perde mai del tutto, di scoprire chi c’è dall’altra parte, sentire la voce che ci parla da lontano e cercare di riconoscerla, sapendo che ci arriva passando per un filo che percorre migliaia di chilometri in cielo, sottoterra e sotto il mare.

Nonostante tutto, in questi casi alla fine riesco a trattenermi, e reprimo l’impulso innato, figlio della modernità, di andare a rispondere al telefono. Perché in casa mia è stato deciso quasi all’unanimità – per la cronaca, l’unico voto dissenziente è stato il mio – di smettere di rispondere al telefono fisso, quando squilla. Più ripenso a questa storia del telefono, e alle conseguenze che ha portato nella nostra casa e nella nostra famiglia, e mi rendo conto che in tutto ciò c’è qualcosa di più grande di me, che è difficile comprendere pienamente. Ma proverò ugualmente a raccontarvi, in breve, come è andata.

Ormai ogni essere umano al di sopra dei dieci anni di età possiede un cellulare, e nella nostra famiglia, in cui la più piccola è mia sorella di 24 anni, ne possediamo una decina tra attuali funzionanti e vecchi modelli conservati per ogni evenienza nel cassettone delle cianfrusaglie, diventato un vero e proprio cimitero di tecnologia obsoleta o museo del modernariato, a seconda del punto di vista. Persino mia nonna aveva un cellulare, un piccolo Brondi con dei numeri enormi in stampatello 24 sulla tastiera, e per via di una promozione molto vantaggiosa ci chiamava solo ai numeri mobili. In breve, grazie ai cellulari oggi chiunque è raggiungibile ovunque e sempre.

E così era inevitabile che arrivasse il giorno in cui mio padre formulò ad alta voce l‘idea a cui pensavamo tutti già da un po‘.

-Ormai chi chiama al telefono fisso sono solo quelli dei call center.

Ed era vero. Pay-tv satellitari, operatori di telefonia, internet a banda larga, energia elettrica, gas e luce per il mercato libero, sondaggi su banche o mutui e via di questo passo. Tuttavia non optammo subito per la linea dura: all’inizio mettemmo da parte la strategia del non rispondere ad oltranza e per sperimentare un approccio più morbido.

-Proviamo a dire che in casa non c’è nessuno, ogni volta che rispondiamo – propose mia madre. -Vediamo che succede, se dopo un po‘ la smettono.

E così quando il telefono  squillava e dall’altra parte era un operatore, impostavamo una voce umile e dicevamo: -I signori non sono in casa, tornano il mese/settimana/anno prossimo – sperando di risultare credibili nel nostro ruolo di domestici e al contempo di scoraggiarli, stando anche attenti a non scoppiare a ridere. Di noi quattro, la persona a cui riusciva meglio questo gioco era senza dubbio mia madre, si divertiva proprio, si vedeva, quando si accostava al telefono con calma, come se fosse già entrata nella parte della serva paziente e dimessa un poco spaesata, e modulando la voce in un tono molto basso e acuto: – La signora è assente per tutto il mese, grazie – e riattaccava con delicatezza, non come se non avesse fretta di chiudere la conversazione, ma fosse suo dovere farlo perché così le era stato ordinato, e questo era il vero tocco di classe, mantenere l’aplomb e la parte sino alla fine, sino all’atto di buttare giù la cornetta.

Ma nemmeno questo servì, e così si passò alla strategia del non rispondere ad oltranza. I signori erano tornati dalle loro misteriose e lunghissime vacanze intorno al mondo, giusto il tempo di prendere con loro anche la servitù e lasciare la casa completamente vuota.

-Prima o poi si stancheranno di sentire squillare a vuoto – affermò mio padre, come un generale che lotta per tentare in ogni modo di sfiancare il nemico. E così siamo arrivati a questo punto, a non rispondere. E se quando sei attivo e concentrato reprimere l’istinto di andare alla cornetta è facile, altre volte lo è di meno, molto meno. Ma credo anch’io che questa alla fine sia la strada più giusta, o almeno l’unica percorribile, in attesa di riuscire a sbarazzarci della linea fissa.

Forse non ve l’ho ancora spiegato, ma il fatto era che in casa non potevamo togliere il telefono fisso, perché non c’erano operatori che offrissero solo linea adsl, la cui banda prendesse nella nostra zona, e per mantenere internet senza cedere alle chiavette, molto scomode, l’unica via era tenere il fisso, senza usarlo per chiamare. Rimaneva lì sul tavolino, solo soletto, come un idolo di legno polinesiano, vestigia di un passato recente – recentissimo – in cui era lui il terminale assoluto di tutte le comunicazioni della casa. Il Verbo passava da lui, e solo da lui. Ora, re detronizzato, manteneva comunque la sua fierezza e sembrava guardarci tutti come un cane San Bernardo che la notte non vuole andare a dormir fuori, e ti intenerisce a tal punto che alla fine cedi e lo lasci stare dentro casa. “Tanto non mi toglierete mai da qui, lo so”.

 

Ma devo confessare che una mattina in cui ero in casa da solo, pochi giorni fa, ho ceduto e ho risposto.

-Pronto?

-Quindi è rimasto qualcuno, in questa casa – disse l’operatore (perché ovviamente si trattava di un call center), ridendo leggermente. -Pensavo foste partiti tutti.

Allora io avvertii il suo tono ironico e soddisfatto e capii di averla fatta grossa, di aver fatto un favore a loro, e riattaccai subito.

Quando mio padre osservò che secondo le sue previsioni avrebbero dovuto già smettere di chiamare e invece il telefono continuava a squillare, non dissi niente del mio momento di debolezza, anche se sapevo fin troppo bene che quella mia unica, sola risposta doveva aver ridato una linfa incredibile a quegli operatori, alla fine sono in casa e stanno provando a fregarci, si saranno detti, ma ora che lo sappiamo, non hanno speranza, continueremo come prima, più di prima. Finché qualcuno non risponderà di nuovo.

-Vinceremo noi, in ogni caso – disse mio padre, – Questo ve lo posso assicurare. E‘ solo questione di tempo.

E giurai tra me che d’ora in avanti non avrei più ceduto all’impulso, antico e automatico, di rispondere al telefono fisso.

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Non rispondere al telefono! diFabio Pirola è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

2 Comments

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  1. Fabio Pirola

    Sì in effetti… oppure l’effettiva eliminazione del telefono, con rinuncia alla rete internet (ma sarebbe troppo estrema) 🙂

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