L’armata dell’imbianchino illuso


-Le cellule. Ma anche gli organi, i tessuti…  Se uno qualsiasi di loro volesse fare di testa sua e cominciasse a vagare per l’organismo succederebbe un casino. Se a ribellarsi fosse una cellula, a quella verrebbero negate le sostanze nutritive , morirebbe e verrebbe espulsa dal corpo senza troppi convenevoli o piagnistei. Se invece a non voler ragionare fossero insiemi di più cellule, si andrebbe incontro a malattie, ai tumori… Bisogna rimanere sulla strada battuta, sui binari. Il mondo non ha bisogno di antagonisti o di filosofi, ma di gente che dice “Io ci sono” o “Sono pronto, quando si inizia?” o meglio ancora “Ci penso io! Tu non devi nemmeno preoccuparti”.

-Tu, amico, mi dici male. Cosa te ne fai di un branco di pecore senza la minima personalità? Palline grigie che rotolano verso la valle del silenzio. Bella prospettiva.

-Widmer, ascoltami. Pensa a tuo figlio: crede di essere un paladino della giustizia, un eroe, la “voce del popolo” e imbratta i muri di mezza Bologna. Cosa risolve così? Cosa cambia? Vuole fare l’alternativo, invece ha semplicemente reinventato l’impiego di suo padre. Dopotutto si può considerare un imbianchino: colore su grandi superfici.

-Veramente io restauro gli affreschi…

-Non cambia niente. Guarda come va conciato in giro: le sue magliette incitano al sesso libero, alla libera espressione, al libero consumo di cannabis… Libertà. Libertà. Libertà. Ma quelle sue stesse magliette raccattate in qualche ipermercato, non sono forse prodotte su larga scala da industrie che poi le rivendono in tutta Italia, tutta Europa, tutto il mondo? Dove sono l’originalità, l’espressività? Vomitare in faccia a chicchessia la rabbia per lo schifo che vede attorno a lui non serve. Guarda quanti milioni di operai timbrano meccanicamente ogni giorno il loro cartellino pur sapendo che la metà di quei soldi intrisi di sangue e sudore serviranno a mantenere quei porci in Parlamento? Anche loro sono incazzati. E tanto, ma non hanno bisogno di tutte queste messinscene. Tutto fumo e niente arrosto. Che prendesse esempio da loro.

-Sì, bravo, stiamo muti. Facciamo zittire questi giovani che cercano di riscattarsi, di ritagliarsi un angolino per il proprio futuro… Ripeto: non mi insegni bene per niente.

-Ma sono tutte mode, tutte bazzecole, tutti moti pilotati da qualche santone indiano che predica pace, amore, sesso e droga. Preferisci nutrire i nostri figli di queste mere cavolate? Non ci sono fondamenta per questa strana rivoluzione, è una bestiaccia senza la testa che afferra qualche giovane qua e là e li spinge a diventare vandali o a fare simili baggianate con la speranza di salvare il pianeta. Non ha senso! Vivere al limite, fuori dalla realtà, urlare al mondo “Non me ne frega niente di voi e dei vostri futili costumi!” io lo considero, anzi sicuramente è un fallimento del tentativo di inserirsi nella società che li ha rigettati fuori perché, evidentemente, sarebbero solo d’impiccio. Andassero a fare i muratori se vogliono riattivare l’economia!

-Anche Edgar Allan Poe viveva ai margini della società, anche i simbolisti… Loro sono santoni? Se Dalì avesse frenato il suo delirio, avremmo le sue opere ora? No. Solo tavole vergini, architetture piatte. Niente stravaganze, calma. Andiamo, non puoi davvero pensarla così!!

-Sei un illuso.

-Bigotto.

-Ma fammi il favore, vuoi solo difendere tuo figlio…

-Logico, chi non lo farebbe?

-Un realista.

-Mi inchino a vossignoria.

-Illuso.

Giacomo aveva sentito tutto, aveva origliato come al solito, come fa un bambino con i discorsi dei “grandi”, come fanno i bimbi che si feriscono, che si fanno grandi perché odono parole che fanno male, che non dovrebbero sentire. Quindi prese il suo arsenale colorato, la mascherina, il passamontagna. Si fermò all’Archiginnasio,  aprì lo zaino, poi il cuore.

Era pronto per salvare un altro pezzo di Mondo.

7 Comments

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  1. Beatrice Bittau

    io invece non ce la faccio a proprio a vedere uno che se ne va con una bomboletta all’Archiginnasio come uno che libera il mondo… proprio no. Bologna è una città che soffre tantissimo il problema di questi “restauratori”… e che ha visto centinaia di manifestazioni, una per ogni problema… e i problemi sono ancora lì, tutti. perchè non basta scrivere sui muri oggi, proprio non basta.
    concludo dicendo che apprezzo comunque il taglio del pezzo, ben scritto Sara. Ma l’Archiginnasio è una biblioteca troppo bella e preziosa.

  2. Sara Pasini

    Anche io sono d’accordo sul fatto che i graffitari, pur scrivendo (a volte) cose giuste sui muri, non salvano affatto il mondo. Infatti il comportamento tenuto dal ragazzo nella storia è soprattutto frutto di una società pronta a mettere da parte le idee dei giovani,considerandole immature e inadeguate. Giacomo molto probabilmente sfoga (erroneamente) le proprie idee su un muro perché nessuno gli ha insegnato (o dato modo) di esprimerle diversamente. A peggiorare la situazione c’è un padre che lascia correre, non vuole “educare” questo “giovane alternativo”. Lo compatisce forse, ma non riesce a fornirgli i mezzi per incanalare la sua voglia di miglioramento e spirito di rinnovamento. In questa assurda lotta fatta di iperboli comportamentali a rimetterci è solo un monumento con un intrinseco valore storico e culturale, che rappresenta la civiltà, la quale al giorno d’oggi troppo spesso viene persa di vista.

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