L’esperimento dell’Universo 25 – L’abbondanza porta all’estinzione?


Durante il grosso dell’emergenza Covid-19, diverse testate online hanno tirato fuori dal cilindro il cosiddetto Universo 25, un esperimento svolto nel 1968 dall’etologo John Calhoun e diventato famoso per la teoria secondo cui la sovrappopolazione e l’abbondanza di risorse avrebbe portato all’estinzione della razza umana.

Come al solito, sui trend arrivo sempre dopo. Sono quella che ha scoperto i coprispalle quando già erano fuori moda, per capirci. Ma in fondo, arrivarci dopo porta il vantaggio di riflettere sulle cose e capire il loro senso.

La pandemia ha risvegliato l’immaginario collettivo giornalistico proprio perché si tratterebbe, secondo diversi articoli, di un altro Universo 25, in cui – non tanto durante l’emergenza in sé, ma dopo, all’arrivo dei vaccini e quando la letalità del virus è calata – si è arrivati a una lotta uomo-contro-uomo per la prevaricazione fine a se stessa.

L’esperimento dell’Universo 25

Ma torniamo indietro.

Il dottor Calhoun studiava le modalità di riproduzione di una colonia di topi norvegesi, ma per ben due volte non ottenne i risultati sperati: la popolazione dei topi non cresceva mai fino al numero previsto. A quel punto, da buon scienziato, cambiò strategia: decise di creare un’utopia per topi e vedere se, anche in quel caso, la crescita della popolazione si sarebbe fermata.

L’etologo costruì una società perfetta a misura di topo, chiamato Universo 25: acqua e cibo illimitati, igiene impeccabile, temperatura perfetta e uno spazio abbastanza ampio e sicuro da permettere una vita tranquilla a ogni roditore. All’avvio dell’esperimento, i topi cominciarono a riprodursi… come coniglie la popolazione crebbe molto rapidamente.

I primi problemi emersero quando mancò un ricambio generazionale: c’erano troppi topi vecchi; anzi, troppi topi in generale. Per questo motivo, ipotizzò Calhoun, i ruoli da ricoprire nella società erano troppo pochi rispetto al numero di topi che potevano ricoprirli. I maschi della specie, quindi, si trovarono sempre di più a dover difendere il proprio territorio e le proprie femmine dai troppo numerosi contendenti.

L'etologo Calhoun nella sua utopia dell' universo 25 (Fonte: Yoichi R Okamoto, White House photographer, Public domain, via Wikimedia Commons)

L’etologo John Calhoun nella sua utopia dell’Universo 25 (Credits: Yoichi R Okamoto, White House photographer, Public domain, via Wikimedia Commons)

L’intera società entrò in crisi e pian piano i maschi cominciarono a diventare aggressivi l’uno con l’altro, anche con i loro stessi figli. Altri invece si isolavano completamente dai compagni di specie, mentre le femmine a stento riuscivano a portare a termine le gravidanze.

Gli abitanti dell’Universo 25 arrivarono anche a episodi di cannibalismo e la mortalità infantile arrivò al 95%. Lo scienziato chiamò questi comportamenti behavioral sink – letteralmente “lavandino del comportamento”, ma che in italiano è stato adattato con un meno eufemistico “fogna del comportamento“. A onor del vero, il verbo to sink in inglese vuol dire anche affondare, per cui l’espressione potrebbe anche essere interpretata come “affondamento del comportamento”.

Capisco però che fogna suoni meglio.

Il pessimismo cosmico dell’Universo 25

Quando John Calhoun pubblicò i risultati di questo esperimento, l’etologo si sentì un po’ Cassandra e decise di prevedere la sorte dell’umanità basandosi sui risultati del suo lavoro.

In sostanza disse che

“non importa quanto sofisticato l’uomo creda di essere, una volta che il numero di individui in grado di ricoprire un ruolo sociale supera largamente il numero di ruoli disponibili, la conseguenza è la distruzione dell’organizzazione sociale

La sorte dell’umanità sarebbe quindi legata al rapporto tra quanti siamo e quanti ruoli possono essere ricoperti. Un mondo con risorse illimitate porterebbe a una crescita di popolazione incontrollabile, che quindi manderebbe in tilt il sistema di autoregolazione sociale interno alla società. Nessuno sa più chi è, nessuno sa per cosa lottare, tutti lottano tra di loro fino al totale annichilimento.

Ottimista, vero?

Qualche riflessione sull’Universo 25

Ma davvero l’umanità è destinata a questa fine?

Lasciamo per un attimo perdere le (poco) recenti scoperte sul riscaldamento globale e sulle sue conseguenze sulla sopravvivenza dell’umanità. In fondo, nel 1968 un etologo poteva anche non sapere di questa branca della ricerca scientifica.

Grafico della crescita demografica dal 1700 in poi (Fonte: Our World in Data based on HYD, UN and UN population division - 2019 revision ourworldindata.org)

Grafico della crescita demografica dal 1700 in poi (Credits: Our World in Data based on HYD, UN and UN population division – 2019 revision ourworldindata.org)

Rimaniamo nello scenario ipotetico di Calhoun e proviamo ad applicarlo alla società moderna.

La popolazione sta effettivamente aumentando, ma…

La popolazione mondiale è aumentata e continuerà ad aumentare almeno fino al 2080, secondo le stime del Revision of world population prospects 2022.

C’è un ma: l’ipotesi delle Nazioni Unite già oggi è che la popolazione mondiale arriverà a un picco e diminuirà in modo naturale. La revisione del 2022, poi, ci dice che nel 2020 il tasso di crescita della popolazione mondiale è sceso sotto l’1% annuo per la prima volta dal 1950.

Se pensate infatti che il tasso di natalità sia in crescita, vi sbagliate di grosso. Il picco è arrivato nel 1968, con il 2,1%. Non a caso, la generazione nata dopo la seconda guerra mondiale è quella dei baby boomer. Il tasso del 2019 è del 1,09%, in costante calo proprio a partire dagli anni Sessanta.

Le risorse non sono illimitate: che cos’è l’Overshoot day

Ebbene sì, viviamo in un pianeta in cui le risorse sono effettivamente limitate.

Il dialogo sulle risorse energetiche lo prova. Siamo molto lontani dalla fusione nucleare e da una fonte di energia illimitata. Vogliamo parlare del cibo? E l’acqua?

Grafico degli overshoot days a partire dal 1971 (Fonte: National Footprint and Biocapacity Accounts 2022 Edition data.footprintnetwork.org)

Grafico degli Overshoot days a partire dal 1971 (Credits: National Footprint and Biocapacity Accounts 2022 Edition data.footprintnetwork.org)

Se mettete in dubbio quello che vi dico io (e avreste anche ragione), fidatevi dell’Overshoot day. Se andate su questo sito, troverete dati interessanti, ovvero che a partire dal 1971, ogni anno l’essere umano anticipa sempre di più il giorno in cui abbiamo esaurito le risorse terrestri prima che abbiano il tempo di rinnovarsi.

La mia impressione è che siamo lungi dal vivere in un mondo di risorse illimitate.

I ruoli non sono così limitati

In sociologia esiste il concetto di differenziazione sociale, ovvero il processo per cui una società, diventando sempre più complessa, ha bisogno di ruoli sempre più differenziati e specifici. In sostanza, più la società è avanzata e complessa, meno i singoli individui possono essere esperti di tutto. Per questo motivo, si creano specializzazioni e settori diversi, ma anche status e autorità differenti.

La sovrappopolazione è uno dei problemi del 21° secolo, Universo 25 o meno (Foto: Martin Redlin da Pixabay)

La sovrappopolazione è uno dei problemi del 21° secolo (Credits: Martin Redlin da Pixabay)

Per capirci, nel 1700 esisteva il generico dottore, oggi esistono il cardiochirurgo, l’endocrinologo pediatrico, il neurologo, lo psichiatra, il neuropsichiatra infantile, e via dicendo. Così come nel Seicento esistevano il re, i nobili e i funzionari, oggi esistono diverse forme di governo con ministri, sottosegretari, governatori regionali e così via.

La nostra società è così complessa che sono nati addirittura nuovi ruoli, che anche solo 50 anni fa non erano possibili. Qualche esempio? Conduttore televisivo, programmatore, social media manager, animatore 3D, influencer.

La società umana è fluida e consapevole

Possiamo dire con relativa certezza che la società umana sia più fluida e cangiante rispetto a quella dei topi. Il nostro cervello complesso ci ha permesso di creare una società altrettanto complessa, che soprattutto riflette su se stessa ed è capace di cambiamento.

Su cosa potrebbe avere ragione l’Universo 25?

Insomma, il dottor John Calhoun è davvero una Cassandra dei tempi moderni oppure ha applicato l’apocalisse di una società di topi al destino dell’umanità senza pensare alle differenze tra specie?

Ai posteri l’ardua sentenza. È chiaro che il solo fatto di conoscere questo rischio può portare l’umanità a prevenirlo con più consapevolezza. Su una cosa lo scienziato aveva sicuramente ragione, però: la necessità degli esseri viventi di lottare per qualcosa.

Pare che avere tutto non porti alla felicità, ma a una mancanza di desiderio e di scopo esistenziale tale per cui a quel punto è preferibile la morte. E allora Shopenhauer, col suo pessimismo cosmico, forse un po’ ragione ce l’aveva.

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