Influenza sociale e conformismo – Gli esperimenti classici applicati a fake news e bolle informative da social network


In un clima politico e sociale polarizzato come non mai, torniamo a parlare di psicologia sociale approfondendo gli studi sull’influenza sociale e il conformismo.

Cercheremo di capire quanto il giudizio degli altri può influenzare le nostre decisioni, soprattutto in relazione a un elemento cruciale: le opinioni e la loro diffusione sui social network.

Influenza sociale e conformismo secondo Muzafer Sherif

Nel 1935, tantissimo tempo fa insomma, lo psicologo Muzafer Sherif ideò un esperimento basato sull’effetto autocinetico.

In sostanza, viene proiettato un puntino luminoso sulla parete di una stanza buia: dopo un po’ di tempo sembrerà che questo puntino si muova, anche se rimane fermo. Si tratta di una illusione ottica che provoca una situazione di ambiguità.

Sherif era interessato a capire la portata del giudizio di un gruppo di persone rispetto al movimento di questo puntino di luce. Cosa scopri?

Una riproduzione (non veritiera) dei dati dell'esperimento di Sherif, fatto male su Excel (Crediti: Benedetta Giagnorio)

Una riproduzione (non veritiera) dei dati dell’esperimento di Sherif, fatto male su Excel (Credits: Benedetta Giagnorio)

Scoprì che alla domanda “di quanti centimetri si è mosso il puntino?“, la maggioranza delle persone dava un proprio giudizio personale, che variava dai 20 agli 80 cm. Nel momento in cui quelle stesse persone venivano inserite in gruppi da tre, il loro giudizio cambiava, tanto che alla terza stima, il loro giudizio si uniformava a quello del resto del gruppo.

Questo succedeva quando Sherif metteva nello stesso gruppo due persone le cui stime erano molto simili (nel grafico P1 e P2) con una terza persona la cui stima era molto diversa (P3). Alla fine, la persona la cui stima era diversa tendeva a uniformare il proprio parere a quello degli altri due, che invece si spostava di poco.

Influenza sociale e conformismo secondo Solomon Asch

Solomon Asch era uno psicologo sociale polacco emigrato negli Usa. Nel 1951 condusse un esperimento storico per la psicologia sociale, che mirava a provare il ruolo della pressione sociale nelle opinioni di gruppo… attraverso una prova di percezione visiva.

In questo esperimento, un gruppo di sette studenti dovevano rispondere a una serie di domande, uno alla volta in un ordine prestabilito. Il quesito chiedeva di individuare quale delle tre linee presentate in un’immagine aveva la stessa lunghezza della linea di riferimento. In pratica, guardo una linea e tra le tre possibili risposte devo indicare qual è quella lunga uguale. Facile no? Devo solo guardare coi miei occhi, niente illusioni ottiche di sorta.

Un'altra riproduzione non veritiera, stavolta fatta su paint, dell'esperimento di Asch

Un’altra riproduzione non veritiera, stavolta fatta su paint, dell’esperimento di Asch (Credits: Benedetta Giagnorio)

Eppure, nel momento in cui alcuni partecipanti, ovviamente complici di Asch, cominciavano a rispondere in modo errato alla domanda, anche i veri partecipanti cominciavano a rispondere in modo errato.

 

I risultati di questo semplice esperimento fecero la storia della psicologia sociale. Quasi il 40% dei soggetti ignari diede la risposta sbagliata, conformandosi quindi all’opinione della maggioranza. 3/4 dei soggetti rispose in modo errato almeno una volta durante le diverse prove. La cosa interessante è che in assenza dei complici di Asch, le risposte sbagliate ammontavano solo all’1%.

Cosa succede nella testa di queste persone? È possibile che si crei una situazione di contraddizione: i miei occhi mi dicono che la risposta giusta è A, ma la maggioranza dice B, quindi devono avere ragione loro. Creo quindi un ragionamento logico coerente che mi giustifichi la scelta della risposta B, visivamente errata.

La bolla delle informazioni di Facebook e il suo ruolo nell’influenza sociale

Come si adattano gli esperimenti di Sherif e Asch al contesto attuale? Sono esperimenti molto vecchi, direte voi, quindi come fanno ad essere applicabili nel 2022?

Influenza sociale e conformismo: l'esposizione agli algoritmi dei social può radicalizzare ed estremizzare le opinioni, indipendentemente dall'orientamento politico (Crediti: memyselfaneye da Pixabay)

Influenza sociale e conformismo: l’esposizione agli algoritmi dei social può radicalizzare ed estremizzare le opinioni, indipendentemente dall’orientamento politico (Credits: memyselfaneye da Pixabay)

Ebbene, avrete sicuramente sentito parlare della cosiddetta “bolla” delle informazioni di Facebook e di come questa abbia influenzato e modificato le opinioni del pubblico. No?

Beh, Facebook, così come altri social, utilizza un algoritmo che legge gli interessi dell’utente e propone contenuti simili per aumentare l’interazione e l’aggancio alla piattaforma. In pratica, se metto pollice in su a un post che parla di canarini, è quasi garantito che entro poche ore io veda reel sui canarini, post sui canarini e la pubblicità di una nuova marca di gabbiette per canarini. Bello, direte voi.

Fake news e radicalizzazione

Il problema si pone con contenuti di tipo socio-politico. Se la mia visione tende allo scetticismo nei confronti dei vaccini, esempio totalmente a caso, è possibile che io (persona con opinioni simili al P1 di prima) venga messa in contatto con opinioni lievemente più estreme delle mie (P1 e P2) grazie proprio all’algoritmo di Facebook. Vedo poi che queste opinioni, un po’ diverse dalle mie, sono condivise da molte persone.

E allora che succede? Che io mi conformo a queste opinioni.

Allora metto un altro like e magari lascio pure un commento. Facebook capisce che a me piace quella roba, quindi me ne offre altra, magari ancora più estrema. Ed ecco che mi radicalizzo e passo dall’essere un po’ impaurita dai vaccini a cadere nel complottismo di Soros e del Nuovo Ordine Mondiale.

Altro problema sono le fake news, che al momento sembrano essere quasi diventate un nuovo modo di fare informazione, la cosiddetta post-verità. Se l’informazione falsa viene condivisa e diffusa da gran parte delle persone che condividono le mie idee politiche, ecco che, come le cavie di Asch, metterò in atto quella che viene chiamata “ginnastica mentale” per credere vera quella cosa lì, anche se la mia percezione, i miei occhi, dicono il contrario. Il ruolo delle fake news e della bolla informativa di Facebook è ormai noto, vi consiglio di approfondirlo.

Vi lascio con una citazione di Stanley Milgram, di cui abbiamo parlato il mese scorso qui.

“Forse siamo delle marionette – delle marionette controllate dai vincoli della società. Ma almeno siamo marionette dotate di percezione, di consapevolezza. E forse la nostra consapevolezza è il primo passo verso la nostra liberazione.”

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