La siccità invernale – Quali sono i rischi di una stagione di “montagne assetate” secondo Legambiente


Serve una prova concreta dei rischi legati alla siccità invernale che abbiamo vissuto quest’anno?

Quasi sicuramente di natura dolosa o colposa, lo scorso 22 marzo è divampato un incendio boschivo sui pendii montuosi sopra Longarone, in provincia di Belluno. Un evento, nella nostra abitudine, tipicamente estivo.

A prescindere dal tipo di causa, temperature alte, precipitazioni scarse e nevicate praticamente assenti sono tre fattori cruciali per comprendere la situazione, e cioè come le fiamme possano aver avuto così tanto successo in una stagione tipicamente fredda e umida.

Il report NeveDiversa, pubblicato da Legambiente proprio a inizio marzo, ci aiuta a capire cosa è successo (o meglio, non successo) durante questo inverno.

Allarme siccità invernale: il blocco a Omega

Su gran parte del Nord Italia, e al Nord-Ovest in particolare, l’inverno 2021-22 verrà ricordato come uno dei più caldi e secchi nelle lunghe serie meteorologiche secolari”. È così che si apre la sezione del report dedicata al nostro tema – che peraltro ha un bellissimo e straziante titolo: Allarme siccità – Montagne assetate.

La siccità invernale aumenta il rischio di incendi anche durante l'inverno

Caldo e sole d’inverno (Credits: Travis Essinger, Unsplash)

La causa va ricercata in una enorme “bolla” di alte pressioni ferma sull’Europa occidentale che “ha ostacolato l’arrivo di perturbazioni atlantiche e mediterranee, e deviato verso i Balcani e il Medioriente le masse d’aria fredda artica”. Due aree di bassa pressioni ai lati del blocco impediscono all’alta pressione di muoversi e così le alte temperature possono durare anche per lunghi periodi. Data la conformazione simile all’ultima lettera dell’alfabeto greco, tale conformazione si chiama blocco a Omega.

L’Omega Block è un fenomeno del tutto naturale ma la sua frequenza sta cambiando. Uno studio condotto dall’Istituto per la Meteorologia dell’Università di Berlino nel 2020 ha dimostrato che negli ultimi trent’anni si sono verificati più spesso sia in estate che nei mesi di febbraio e marzo. Inoltre, anche la sua persistenza è anomala.

Colpa del cambiamento climatico? Non si può dire con certezza perché la circolazione atmosferica è un fenomeno complesso e multifattoriale; ma sicuramente è un’opzione che non può essere esclusa.

Temperatura invernale o primaverile?

Quest’inverno l’Italia del Nord ha registrato numerose anomalie termiche, prossime o superiori a +1,5 °C rispetto alla media del – già caldo – trentennio di riferimento 1991-2020. 

L’osservatorio del Santuario di Oropa, che si trova a oltre mille metri sopra il livello del mare, ha avuto una temperatura media stagionale di 4 °C ed è riuscito a eguagliare il record di inverno più mite, quello 2019-20. 

Nei giorni di Capodanno, a queste stesse quote sia sulle Alpi che sull’Appennino settentrionale, si sono raggiunte temperature massime fino a 20 °C! Un’ondata di caldo fuori stagione “storica”, la definisce il report. A conferma di quanto emerso da uno studio sulle ondate di calore più estreme del Politecnico federale di Zurigo, secondo cui “il cambiamento climatico frantuma i record delle ondate di calore“.

Le alte temperature sono uno dei segni più evidenti della siccità invernale e i rischi sono molteplici. I ritmi di molti animali, per esempio, vengono compromessi, Dal letargo alle migrazioni, dal pelo invernale alla disponibilità di cibo: tutto è collegato e quindi tutto è alterato. Il caldo poi, come spiegavamo in un articolo di questa estate (!), fa seccare velocemente la vegetazione, che quindi è più suscettibile alle fiamme.

Inverno senza pioggia

L’8 febbraio 2022, in tutto il nord del Paese, la pioggia mancava già da un mese a mezzo. Vale a dire dalla fine dell’anno precedente.

L'assenza di pioggia rappresenta un vero danno per l'agricoltura.

AAA Pioggia cercasi (Credits: Md. Hasanuzzaman Himel, Unsplash)

I dati delle agenzie regionali per la protezione ambientale ci aiutano a capire quali siano le conseguenze concrete di questa siccità sulla portata dei fiumi e dei laghi. In Lombardia, L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente ha segnalato un calo del 51% delle riserve idriche regionali rispetto alla media storica. I picchi, spiega ancora l’Arpa, si sono raggiunti nei bacini Toce-Ticino-Verbano (-63,5%), Brembo (-74,7%), Oglio (-61,5%).

Nel mese di gennaio, il Po ha registrato una diminuzione di portata del 25% rispetto agli anni scorsi. E al 4 marzo la stazione Arpa di Pinerolo (Piemonte) ha registrato 86 giorni consecutivi senza pioggia.

La siccità invernale causata dall’assenza di precipitazioni rappresenta un serio problema per gli esseri umani, oltre che per gli ecosistemi naturali e i loro abitanti. Assenza di piogge vuol dire aria irrespirabile a causa dell’inquinamento. E vuol dire agricoltura a rischio – perdite economiche per molte persone e scarsità di cibo per tutti e tutte.

Siccità invernale e rischi

Tra i rischi della siccità invernale che stiamo vivendo il più evidente sono sicuramente gli incendi. In seguito a quello che il 7 febbraio ha colpito la zona di Cafasse, in provincia di Torino, il 16 gennaio, la regione Piemonte ha dichiarato lo stato di massima pericolosità per incendi boschivi su tutto il suo territorio.

A causa della vegetazione secca le fiamme di un incendio si propagano molto facilmente.

Montagne assetate e bruciate (Credits: Ross Stone, Unsplash)

Le fiamme che a marzo hanno bruciato la zona compresa tra il Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi e il Parco naturale delle Dolomiti friulane – e il cui fumo si è visto tanto da Treviso quanto da Maniago – sono state indomabili per giorni.

Data l’assenza di un innesco naturale (come i fulmini), l’origine colposa o dolosa di questi eventi è piuttosto scontata; ma la riduzione delle precipitazioni e le alte temperature rappresentano dei fattori scatenanti per gli incendi. Il cambiamento climatico è un’aggravante pericolosa per almeno due motivi: porterà a un aumento di queste situazioni, così come a un aumento dei danni causati poiché con la vegetazione secca le fiamme si propagano molto facilmente.

Come parliamo del clima che cambia

Gli effetti generati dalla crisi climatica stanno cambiando quasi completamente il mondo naturale in cui le generazioni prima di noi erano abituate a vivere. Affinché la nostra sopravvivenza sia sostenibile (nel senso proprio di sopportabile per noi stessi), forse è arrivato il momento anche di rinnovare il modo di vedere ciò che accade. E il modo in cui ne parliamo.

Il meteo di febbraio preannuncia una giornata di sole? Nel vecchio mondo avremmo avuto tutti i motivi per gioirne; nel nuovo non ce lo possiamo permettere: si tratta dell’ennesimo giorno di danni per tanti ecosistemi e tutte le creature che sostengono – campi coltivati e noi compresi.

Anche chi ci dà queste informazioni durante le previsioni del tempo dovrebbe invertire schema: la pioggia dovrebbe essere la bella notizia!

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