
Gli effetti psicologici della povertà – L’esempio di Squid Game
È la depressione che causa povertà o la povertà che causa la depressione?
Questa annosa domanda è equivalente al leggendario “è nato prima l’uovo o la gallina?“. In realtà, un recente articolo pubblicato dalla British Psychological Society sottolinea come la povertà abbia effetti psicologici importanti. In particolare, la condizione di povertà diminuisce la percezione di controllo sulla propria vita e limita le possibilità di cambiamento.
Gli studi sugli effetti psicologici della povertà
È ormai diverso tempo che conosciamo gli effetti della povertà sul benessere psicologico delle persone (qui un approfondimento). Un esempio tra tutti è quello delle funzioni esecutive. Cosa sono le funzioni esecutive? Sono funzioni superiori della corteccia che ci consentono di coordinare i nostri sforzi in funzione di un obiettivo.
Essendo funzioni plurali, ne esistono diverse, tra cui la memoria di lavoro, le capacità attentive e la flessibilità nello spostarla da uno stimolo a un altro, le abilità di pianificazione e organizzazione e quelle di inibizione degli stimoli – o delle risposte – non rilevanti.

Il canottaggio potrebbe essere un buon esempio del concetto di funzioni esecutive (Credits: Josh Calabrese, Unsplash)
In sostanza, le funzioni esecutive sono fondamentali per il problem-solving, ovvero quella funzione che ci consente di risolvere problemi nella vita quotidiana. Diverse ricerche mostrano come una persona in stato di povertà economica tenda ad avere minori capacità di problem-solving, difficoltà di concentrazione e problemi di memoria. La conseguenza diretta è la difficoltà nel prendere decisioni efficaci e vantaggiose.
E dato che piove sempre sul bagnato, questo deficit porta le persone in stato di povertà a mettere in atto comportamenti non vantaggiosi, perpetrando quindi la condizione di povertà invece che tirarsene fuori.
Questo vuol forse dire che è colpa di chi è povero se continua a essere povero? Certo che no. Stiamo parlando di effetti reali su funzioni cerebrali umane di una condizione ambientale specifica: esclusione sociale e dagli alti livelli di scolarizzazione, indigenza alimentare e sanitaria, malattia. In sostanza, il contesto di povertà ha effetti sul cervello, che rendono più difficile per l’individuo uscire dalla sua stessa condizione.
L’esempio di Squid Game
Se avete visto la serie tv coreana di Netflix Squid Game (e se non l’avete fatto, fatelo subito), saprete che il protagonista Seong Gi-hun inizia la sua storia in una situazione economica disastrosa. Non ha un lavoro, è indebitato fino al collo e per cercare di fare soldi facili gioca i pochi soldi guadagnati alle corse dei cavalli.
Direste che Gi-hun è una persona responsabile che fa scelte responsabili? Certo che no. Eppure durante il corso delle puntate scopriamo che Gi-hun aveva un lavoro fisso in una fabbrica di automobili. Quando la fabbrica chiude i battenti, gli operai perdono il lavoro e durante una protesta degli ex lavoratori ormai disoccupati, il nostro protagonista è testimone della morte di un suo amico e collega.
Se dovessimo giudicare Seong Gi-hun in base alle sue azioni nelle primissime puntate, diremmo che soffre di disturbo da gioco d’azzardo patologico e che forse è questo la causa della sua povertà. In realtà, forse, la situazione di disperazione in cui è caduto economicamente lo porta a prendere misure disperate. Le sue capacità di problem-solving, quindi, sono compromesse.
Non leggere questo paragrafo se non hai ancora visto la serie! SPOILER in arrivo!

Gi-hun in Squid game, mentre scommette ai cavalli (Credits: Netflix)
La condizione psicologica di Seong Gi-hun non migliora – comprensibilmente – dopo la vincita dei giochi. L’uomo cade in un forte stato depressivo, che lo porta a vivere in condizioni ancora peggiori di quelle da cui era partito. Seong non ha intenzione di utilizzare i soldi vinti e continua a mantenersi in stato di indigenza. Possiamo quindi vedere in prima persona quanto la sua situazione di povertà abbia compromesso le sue abilità decisionali, anche con una ricca somma di denaro a disposizione.
FINE SPOILER – E ora: come intervenire sugli effetti psicologici della povertà?
È chiaro che da un punto di vista terapeutico posso fare un lavoro stratosferico, degno di un manuale di psicoterapia, per curare la depressione della persona che ho di fronte. Purtroppo, se uno dei fattori scatenanti è la condizione economica, la persona sarà destinata a una infelice ricaduta.

Ancora Gi-hun in Squid game (Credits: Netflix)
Aggiungo anche che il rischio di curare solo con la psicoterapia una depressione di questo tipo è di responsabilizzare la persona che ho di fronte, comunicandole implicitamente che è lei la causa del suo male. E sappiamo bene che questo non è totalmente vero.
È chiaro che di fronte a questo problema la risposta può essere solo sistemica. Come ci dice la stessa British Psychological Society:
“Esistono evidenze scientifiche che mostrano una soglia oltre alla quale uno stipendio permette una migliore qualità di vita […]. Deve andare oltre alla copertura dei costi di base per la sopravvivenza e permettere alle persone di prendere decisioni significative su come vorrebbero vivere la loro vita e dar loro la possibilità di “salire di livello”. Ecco perché, durante la Living Wage Week [settimana dedicata ai salari minimi, nda], enfatizziamo l’importanza di un reale salario minimo per aiutare le persone a uscire dalla povertà. Questo dovrebbe essere una priorità urgente per tutti i legislatori”.
(Liberamente tradotto da questo articolo)
In sostanza, i soldi non fanno la felicità, ma sono di sicuro una condizione necessaria.
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