Tutto quello che c’è da sapere (o quasi) sullo smaltimento dei rifiuti elettronici


Lo smaltimento dei rifiuti elettronici è una gran seccatura!

E infatti spesso ci capita di essere convinti (o almeno di sperare) che nascondendo il nostro vecchio cellulare in un cassetto questo scompaia come per magia. Quando poi, dopo mesi, andiamo a controllare, con grande delusione ci rendiamo conto che quel rottame è ancora lì.

E ci resterà per sempre, finché non decidiamo di smaltirlo in qualche modo. Oppure finché qualcuno non si intrufolerà in casa nostra per portarsi via scrivania, cassetto e cellulare, e a quel punto saranno problemi suoi.

Quella degli apparecchi elettrici ed elettronici è un’esistenza ambivalente. La loro vita da oggetti utili e funzionanti dura pochissimo; la loro morte da rifiuti in disuso può essere piuttosto lunga.

Perché lo smaltimento dei rifiuti elettronici è una faccenda così complessa? Dove vanno? Quanti sono? E, prima di tutto, cosa sono?

Rifiuti elettronici – Da dove vengono?

Rifiuti elettronici è un modo rapido per indicare una categoria di rifiuti molto vasta e diversificata al suo interno, il cui nome esteso è rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche – o Raee.

I Raee sono, in pratica, apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee, appunto) divenute rifiuto. Secondo la Direttiva 2008/98/CE, è rifiuto “qualsiasi sostanza o oggetto di cui il detentore si disfi o abbia l’intenzione o l’obbligo di disfarsi”.

Quindi ogni volta che, in quanto proprietari di uno smartphone o di una stampante o di una lavastoviglie, decidiamo di buttare via il nostro dispositivo senza intenzione di riuso, stiamo generando un rifiuto elettronico o elettrico.

Lo smaltimento dei rifiuti elettronici può essere complesso: dove buttare i nostri vecchi dispositivi?

Che faccio? Lo butto via? (Credits: Ashkan Forouzani, Unsplash)

La differenza tra Aee e Raee molto spesso sta nella scelta di chi ha in mano l’apparecchiatura e diventa di conseguenza un concetto relativo.

Da un lato è vero infatti che nessuna definizione legislativa menziona lo stato fisico dell’oggetto o la sua funzionalità, ma solamente la volontà di disfarsene. Dall’altro è altrettanto risaputo che l’obsolescenza di questi “aggeggi” sia programmata: sono creati appositamente per non funzionare più dopo un determinato periodo di utilizzo.

Smaltimento di rifiuti elettronici – Le sei categorie di Raee

I dispositivi elettronici ed elettrici – e quindi i rispettivi rifiuti – sono suddivisi in sei categorie.

Nella prima troviamo gli scambiatori di calore, quindi principalmente frigoriferi, freezer e condizionatori.

Nella seconda screen e monitor, quindi televisori, monitor di computer fissi, computer portatili e tablet.

Alla terza categoria appartengono le sorgenti luminose: lampadine a basso consumo, lampade a led, al neon e fluorescenti.

Alla quarta gli oggetti più grandi. Per esempio, lavatrici, asciugatrici, lavastoviglie, fornelli elettrici, stampanti, fotocopiatrici e pannelli fotovoltaici.

La quinta categoria, che è quella dei piccoli oggetti, comprende aspirapolvere, microonde, ventilatori, rasoi elettrici, tostapane, bollitori elettrici, bilance, radio, videocamere, giocattoli elettrici ed elettronici, piccoli dispositivi medici e simili.

La sesta e ultima comprende apparecchiature informatiche e di telecomunicazione di piccole dimensioni, quindi (per esempio) telefoni cellulari, Gps, calcolatrici tascabili, router, computer, piccole stampanti e telefoni.

I numeri dei rifiuti elettronici

Ogni anno, a partire dal 2014, l’Università delle Nazioni Unite – in collaborazione con altri enti come l’Unep e l’Organizzazione Mondiale della Sanità – redige un report dal titolo The Global E-waste MonitorL’ultimo disponibile è quello del 2020 e contiene i dati relativi ai rifiuti elettronici (e-waste in inglese) generati nell’anno precedente. Quelli di cui si ha traccia, ovviamente.

Nella maggior parte dei casi i rifiuti elettronici vengono stoccati in appositi impianti

E-waste, ogni anno di più (Credits: John Cameron, Unsplash)

Nel 2019 nel mondo sono stati prodotti 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici. Per provare a immaginare quanti sono: con quattro milioni di tonnellate di peso il Palazzo del Parlamento di Bucarest, capitale della Romania, è considerato l’edificio più pesante del mondo. Ebbene, i Raee che abbiamo prodotto in un solo anno peserebbero circa quanto tredici Palazzi del Parlamento di Bucarest e mezzo.

E non è questo il numero più preoccupante del report. Dal 2014 la generazione globale di rifiuti elettronici è cresciuta di oltre 9 milioni di tonnellate (più di due Palazzi del Parlamento, insomma) e si prevede che crescerà fino a quasi 75 milioni (più di diciotto Palazzi e mezzo) entro il 2030. L’inarrestabile crescita è causata da fattori che dipendono principalmente dalle caratteristiche dei dispositivi e dall’uso che ne facciamo.

Il tasso di consumo degli aggeggi elettronici e elettrici continua ad aumentare e contemporaneamente il loro ciclo di vita è sempre più breve. E ciò è aggravato dal fatto che le possibilità di riparazione sono poche, se non assenti in molti casi; testimonianza diretta dell’autrice: “Scusi, fornite servizi di riparazione per auricolari Bluethoot?” “Ma signorina, non le conviene! Riparlarli costa più che comprarne un nuovo paio!”.

Lo smaltimento dei rifiuti elettronici

Bene, non posso più usare i vecchi auricolari. Devo buttarli. Entreranno, così, a far parte della quantità di rifiuti elettronici generati pro-capite ogni anno. Nel 2019, sempre secondo il report dell’Università delle Nazioni Unite, ogni persona ne ha prodotti in media 7,3 chili – in media, perché ovviamente i numeri variano in base ai continenti.

Da ora in poi, cioè da quando decidiamo di disfarci di un dispositivo elettronico o elettrico al suo smaltimento, la faccenda si fa più nebulosa. Infatti, nel 2019 la maggior parte dei Raee prodotti (ben l’82,6%!) non è stata raccolta e gestita in maniera corretta e formale ma è finita nella mani del mercato dell’e-waste illegale ed è stata esportata in Paesi in via di sviluppo.

Gli scenari noti sono quattro, e li elenchiamo dal migliore al peggiore.

Scenario 1: tutto sotto controllo

I miei auricolari possono essere correttamente smaltiti: posso portarli in un Centro di Raccolta oppure consegnarli a un negoziante, che deve ritirarli gratuitamente se ne acquisto un nuovo paio. Poi finiscono in impianti di trattamento dove possono essere perlopiù stoccati (non ci è dato sapere oltre) oppure riciclati per recuperare i materiali che li compongono. I residui vanno in inceneritori o discariche controllate.

Se correttamente raccolti, i rifiuti elettronici possono essere riciclati e si possono ricavare materiali e pezzi da rimettere sul mercato

Cerca la stazione ecologica più vicina a casa tua! (Credits: ThisisEngineering RAEng, Unsplash)

Scenario 2: discarica o inceneritore

Butto gli auricolari in un cassonetto qualsiasi della spazzatura. In questo caso i rifiuti elettronici e elettrici vengono trattati come normali rifiuti misti quindi sono molto probabilmente inceneriti o portati in discarica senza riciclo del materiale. Ciò potrebbe potenzialmente avere un impatto negativo sull’ambiente e portare a una perdita di risorse.

Scenario 3: la faccenda si complica

I miei auricolari vengono raccolti da singoli rivenditori o aziende appartenenti al settore formale e vengono però scambiati attraverso vari canali. Le possibili destinazioni in questo scenario includono il riciclo dei metalli e della plastica che però potrebbe avvenire in impianti non specializzati; di conseguenza le sostanze pericolose presenti nei dispositivi elettronici molto probabilmente non sono decontaminate. I Raee potrebbero anche essere esportati.

Scenario 4: i problemi del “riciclo da cortile”

Questo scenario potrebbe verificarsi se abitassi in un Paese in via di sviluppo e potremmo chiamarlo “riciclo da cortile”. Qui un numero significativo di lavoratori autonomi informali è impegnato nella raccolta e nello smaltimento dei rifiuti elettronici. La raccolta avviene porta a porta: gli addetti acquistano e raccolgono rifiuti elettronici direttamente da famiglie, aziende e istituzioni pubbliche. Poi li vendono a smantellatori o riciclatori. I primi suddividono manualmente l’attrezzatura in componenti e materiali utilizzabili e commerciabili. I secondi bruciano e fondono i rifiuti per convertirli in materie prime secondarie. Questo approccio provoca gravi danni all’ambiente e alla salute umana.

La miniera urbana dei rifiuti elettronici

A prescindere quale sia il destino che scegliamo – o che qualcun altro sceglie – per i nostri aggeggi, il fatto più triste è che solo una piccola parte di essi viene riciclata. Nel 2019 accade solo al 17,4% in media a livello globale, a fronte dei 53,6 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici prodotti. Si tratta sempre di una media perché, per esempio, in Asia, America e Oceania la percentuale oscilla intorno al 10%, mentre in Africa non raggiunge l’1%; in Europa invece supera il 40%.

I rifiuti elettronici vengono considerati una vera e propria miniera urbana: contengono numerosi metalli e alcuni preziosi che, se riciclati, possono essere usati come materie prime secondarie. Da una tonnellata di rifiuti, per esempio, si potrebbero ricavare ben 280 grammi di oro.

Il corretto smaltimento dei rifiuti elettrici può portare a grandi vantaggi sia economici sia ambientali

Rifiuti elettronici e elettrici: una miniera urbana (Credits: Marvin Meyer, Unsplash)

La maggior parte degli elementi, come il ferro, l’alluminio e il rame, dovrebbero essere riciclati e rimessi sul mercato. Il report The Global E-waste Monitor stima che il valore dei materiali grezzi dei rifiuti del 2019 ammonta a circa 57 miliardi di dollari! Dato il notevole impatto economico, perché allora i Raee non si riciclano? Perché è una pratica che richiede altrettanti soldi. E purtroppo i prodotti non sono stati progettati né assemblati nell’ottica del recupero dei materiali. Anzi.

Oltre che a livello economico, l’economia circolare avrebbe delle conseguenze positive sull’ambiente: riciclare vuol dire soprattutto ridurre il bisogno di estrarre nuove risorse. Considerando solo ferro, alluminio e rame e confrontando le emissioni derivanti dal loro utilizzo come materie prime vergini o materie prime secondarie, il loro riciclo nel 2019 ha consentito di risparmiare fino a 15 milioni di tonnellate di CO2.

Anche la gestione impropria dei rifiuti contribuisce al riscaldamento climatico. Nel 2019 lo 0,3% delle emissioni rilasciate nell’atmosfera proveniva da frigoriferi e condizionatori d’aria mal gestiti. Può sembrare poco, detto così. E se vi dicessi che stiamo parlando di 98 milioni di tonnellate di CO2?

Buoni consigli per lo smaltimento dei rifiuti elettronici

Lo abbiamo già detto, e lo ribadiamo: lo smaltimento dei rifiuti elettronici è una gran seccatura!

Ma allo stesso tempo è una faccenda delicata. Gli aspetti negativi di questo continuo e crescente flusso di e-waste sono molti di più rispetto a quelli di cui abbiamo parlato. Non abbiamo considerato, per esempio, tutte le sostanze nocive presenti nei nostri aggeggi e neppure approfondito la questione del quarto scenario. In Africa esistono vere e proprie discariche in cui giacciono i nostri vecchi oggetti occidentali.

Come sempre, c’è qualcosa che ognuno di noi può fare.

Potremmo far attenzione a non gettarli nei cassonetti della raccolta indifferenziata, non abbandonarli nell’ambiente e non dimenticarli in garage, soffitta o in casa. Possiamo cercare invece la stazione ecologica più vicina a noi. Nel caso di rifiuti ingombranti possiamo chiedere il ritiro domiciliare.

Se compriamo un nuovo elettrodomestico consegniamo il vecchio al negoziante che è tenuto a ritiralo gratuitamente – ritiro “uno contro uno”. Possiamo anche consegnarlo gratuitamente, se almeno uno dei suoi lati è più corto di 25 centimetri, con l’opzione “uno contro zero” senza l’obbligo di acquistarne uno nuovo.

Soprattutto dovremmo ricordare che i Raee possono essere estremamente dannosi per l’ambiente se non trattati nel modo giusto. Ma che al tempo stesso, se correttamente riciclati, possono diventare addirittura risorse preziose

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