Sindrome dell’impostore vs Dunning-Kruger – Due facce della stessa medaglia


In questi giorni sono stata testimone di perfezione: una zanzariera, montata in modo impeccabile e con lavoro certosino. Il complimento è stato d’obbligo: “Come sei preciso!”. La risposta? “Mah, nella media”.

È l’amico che non riesce ad accettare un complimento neanche dopo aver salvato il mondo, la fidanzata che anche di fronte a tre lauree si sente comunque incompetente, oppure il fratello che a lavoro non fa mai domande perché ha paura che tutti si accorgano che non è capace: tutti loro soffrono della sindrome dell’impostore.

Compreso chi mi ha montato le zanzariere.

Cos’è la sindrome dell’impostore e come riconoscerla

La sindrome dell’impostore non è un disturbo mentale riconosciuto, così come l’effetto Dunning-Kruger di cui abbiamo parlato qui. È però una caratteristica che molti di noi hanno e che ha diversi interessanti risvolti psicologici. È quella sensazione viscerale di non essere veramente quello che gli altri pensano di noi, di non meritare i successi, frutto del caso o di un terribile errore di giudizio da parte di chi ci ha permesso di ottenerli.

Sono stato preso in una prestigiosa università? Dev’essere stato un errore o un caso. Il mio capo mi ha riempito di complimenti per l’ultimo progetto? Sicuramente se avesse visto tutti gli errori che ho commesso non me l’avrebbe detto. Io, in realtà, sono un totale fallimento ed è solo questione di tempo prima che gli altri se ne accorgano.

Un clown in giacca. Forse è così che si sente chi soffre della sindrome dell'impostore

Forse è così che si sente chi soffre della sindrome dell’impostore (Credits: Sachin Bharti su Pexels)

Si tratta di una distorsione cognitiva, una delle tante che affliggono il nostro povero cervello umano. Le distorsioni cognitive sono modi di pensare che, appunto, distorcono il nostro giudizio su noi stessi, sugli altri e sul mondo in cui viviamo. In questo caso, sia l’effetto Dunning-Kruger sia la sindrome dell’impostore sono distorsioni cognitive su noi stessi e su come gli altri ci percepiscono.

I rischi a cui va incontro chi ha la sindrome dell’impostore

La maggior parte delle volte chi soffre di questa sindrome sente di avere una maschera di competenza e bravura soprattutto nell’ambito lavorativo, di cui nessuno stranamente si accorge. Per evitare di essere smascherati mettiamo in atto tutta una serie di precauzioni, tra cui controllare e ricontrollare il nostro lavoro per evitare il minimo errore, oppure evitare situazioni in cui potrei essere esposto come impostore, come riunioni o esercitazioni di gruppo.

Tutto questo provoca un grande stato di stress nella persona, perché sente che deve essere sempre all’altezza delle aspettative degli altri. Sarà soffocato dall’ansia e dalla paura di fallire, dal senso di colpa per aver ottenuto un risultato immeritato e dalla vergogna al pensiero di essere pubblicamente umiliato e scoperto una volta che l’inganno verrà smascherato. Spesso queste persone vanno incontro a perfezionismo, iper-lavoro e burnout (quello che viene volgarmente chiamato esaurimento nervoso).

Dunning-Kruger vs Sindrome dell’impostore

L’effetto Dunning-Kruger e la sindrome dell’impostore sono due facce della stessa medaglia. Se l’impostore risulta essere una persona effettivamente capace, che però dubita delle sue stesse abilità e competenze, il Dunning-Kruger affligge invece chi non possiede reali capacità o conoscenze in quell’ambito ma non ne è abbastanza consapevole, finendo per dimostrarsi incompetente credendo di non esserlo. Nelle parole di Bertrand Russell:

Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi

È interessante notare a quali tratti di personalità sono maggiormente legati questi due fenomeni (qui e qui due articoli sull’argomento). La sindrome dell’impostore è tipica di persone con bassi livelli di autostima, forte tendenza all’autocritica e al monitoraggio della propria prestazione, ansia sociale e perfezionismo.

Una schermata di Among us, un gioco interamente basato sull'essere un impostore che non deve farsi scoprire mentre danneggia gli altri

Una schermata di Among us, un gioco interamente basato sull’essere un impostore che non deve farsi scoprire mentre danneggia gli altri (Credits: Innersloth)

Questi tratti sono spesso presenti in personalità evitanti e dipendenti, in cui si tende, appunto, a mettere in dubbio le proprie capacità e a dipendere totalmente dagli altri per prendere decisioni importanti o a evitare completamente le situazioni in cui le mie scarse capacità potrebbero essere notate.

Al contrario, l’effetto Dunning-Kruger sembra essere frequente in persone con tratti di autostima esagerata, insieme a una scarsa capacità metacognitiva di monitoraggio della propria prestazione. Questi tratti sono frequenti in personalità narcisistiche, sia quelle più grandiose alla Donald Trump, sia quelle più vulnerabili e nascoste.

Questione di… monitoraggio

Ovviamente non sto dicendo che tutti quelli che soffrono di queste sindromi hanno disturbi di personalità: ricordatevi che la patologia non è bianco/nero, o c’è o non c’è, ma è sempre tutto in scala di grigi. Anche nella “normalità” possiamo sperimentare questi effetti.

Un uomo che legge un libro sui segreti del diventare esperti

(Credits: Austin Distel su Unsplash)

Il fattore principale sembra essere la capacità di riflettere sul proprio pensiero e di auto-monitorarsi. In un caso, il monitoraggio è scarso se non nullo, tanto da renderci ciechi sia alle informazioni che ci mancano sia agli errori nelle nostre prestazioni.

Nell’impostore, invece, il monitoraggio c’è fin troppo, arrivando a livelli ossessivi e minuziosi, tanto da mettere in dubbio tutto, anche informazioni e abilità consolidate da tempo.

La sindrome dell’impostore nel cinema

Se volete sperimentare la sindrome dell’impostore di prima mano, potete guardare Yesterday, film del mitico Danny Boyle del 2019. Il protagonista di Yesterday è Jack Malik, un cantautore e musicista che rinuncia al tentativo di sfondare nel mondo della musica dopo innumerevoli fallimenti.

Un bel giorno, Jack subisce un terribile incidente durante un blackout su scala mondiale, che lo lascia unico superstite del ricordo delle opere dei Beatles. Al suo risveglio, infatti, nessuno al mondo ha conoscenza né memoria della storica band inglese. Tranne lui. Il musicista, quasi per caso, si ritrova quindi sotto i riflettori quando comincia a cantare e suonare i successi della band, diventando il più grande cantautore della storia.

Scena del film Yesterday dove il protagonista è ospite in un talk show britannico - e soffre a ragione di sindrome dell'impostore!

Un perplesso Jack, protagonista di Yesterday, ospite al James Corden Show (Credits: Working Title Films)

Non vi racconterò altro di questo film, ma vorrei sottolineare quanto, nella storia, Jack sia effettivamente un impostore.

Ha costruito la sua carriera su canzoni non sue e lui ne è perfettamente consapevole. Lui è e si sente un truffatore. Eppure, anche in questa commedia surreale, Jack non si rende conto del suo reale talento: è un musicista che riesce a ricostruire a memoria decine di canzoni, sia nel testo sia nel loro arrangiamento musicale, ha evidentemente una voce che riesce a comunicare emozione, altrimenti anche i testi più belli del mondo sarebbero stati cantati da qualcuno più abile di lui.

Infine, non riesce a riconoscersi come unico detentore di una eredità musicale persa nel tempo, come unico testimone della grande musica dei Beatles, che senza di lui sarebbe totalmente dimenticata.

Forse anche un vero impostore come Jack può avere capacità e talenti che vale la pena riconoscere, non vi pare?

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