Parliamo di psicofarmaci – Cosa sono? Sono pericolosi? Creano dipendenza?


Viviamo in una delle epoche più sane della storia. Grazie alla medicina moderna e alle pratiche igieniche, la probabilità di morire alla nascita è bassissima, la vita media si è allungata e non ci rimettiamo la pelle se mangiamo qualcosa di avariato o se ci feriamo gravemente.

Se il livello di salute generale dell’umanità tende ad aumentare, sembra che al contrario la salute mentale sia in peggioramento. I dati sulla depressione sono in aumento, così come quelli dei disturbi d’ansia. La pandemia di certo non aiuta, per cui spesso dobbiamo ricorrere a rimedi farmacologici.

Gli psicofarmaci, però, non godono di grande fama e spesso le persone che ne fanno uso vengono ancora giudicate negativamente, alimentando così lo stigma sulla malattia mentale di cui tanto abbiamo parlato (qui un mio articolo a riguardo).

Cosa sono gli psicofarmaci?

Gli psicofarmaci sono… dei farmaci come tutti gli altri. L’unica differenza è che sono costituiti da sostanze psicotrope, ovvero capaci di modificare lo stato psicofisico della persona agendo sui neurotrasmettitori del cervello. Sono principalmente di cinque tipi:

  • antidepressivi
  • ansiolitici
  • antipsicotici
  • stimolanti
  • stabilizzatori dell’umore
    Antiche bottigliette di farmaci

    Il primo psicofarmaco vero e proprio risale al 1850, l’estratto di cocaina usato come antidepressivo (Credits: blende12, Pixabay)

La psicofarmacologia non è una scienza esatta, per cui un tipo di farmaco non è esclusivo per la cura di un solo tipo di disturbo. Per esempio, in alcuni casi di disturbo dell’umore, si possono anche prendere degli antipsicotici. Oppure, gli stimolanti come il metilfenidato vengono usati per la cura del deficit di attenzione-iperattività (Adhd) ma anche per la narcolessia.

Probabilmente è proprio il prefisso psico- che mette tanta paura e che ci fa percepire questa categoria di farmaci come diversi dagli altri. I pregiudizi sul trattamento dei disturbi psicologici si mescolano con la paura del farmaco.

Gli psicofarmaci sono pericolosi? Mi faranno male?

No, non sono più pericolosi di altri farmaci che prendiamo regolarmente. Certo, se sei uno di quelli che leggono da cima a fondo i bugiardini sarai spaventato a morte e non vorrai prendere più niente. Sappi che alcuni degli effetti collaterali della Tachipirina sono epatite e insufficienza renale. Giusto per dire.

Il punto è che qualsiasi sostanza esterna immettiamo nel nostro corpo va a modificare il suo funzionamento. Questo vale persino per cibo e acqua, ma anche nicotina e alcol. Se vi chiedessi quali sono gli effetti collaterali di uno shottino di vodka, me li sapreste dire? Scommetto di sì.

Non nego che molti psicofarmaci abbiano ancora degli effetti collaterali importanti. Tuttavia, anche su questo aspetto la ricerca scientifica ci viene in aiuto: negli ultimi anni, infatti, abbiamo sviluppato farmaci sempre più sofisticati e tollerabili.

Volete un esempio? Gli antipsicotici di seconda generazione sono sempre più efficaci nel trattamento della schizofrenia, tanto che sempre più persone che soffrono di questo disturbo possono vivere normalmente, lavorare, avere una vita sociale e una famiglia.

Gli psicofarmaci mi faranno diventare dipendente?

Gli psicofarmaci, sia chiaro, non creano dipendenza di per sé. Tuttavia esistono alcune categorie, tra cui gli stimolanti e le benzodiazepine, che possono creare sia tolleranza (mi abituo alla dose, che non ha più lo stesso effetto quindi devo aumentare) che dipendenza (non riesco a fare a meno della sostanza).

Una grossa quantità di pillole, probabilmente psicofarmaci

(Credits: frolicsomepl, Pixabay)

Ecco perché è fondamentale scegliere un ottimo psichiatra che ci segua con costanza, monitorando frequentemente il nostro uso del farmaco, gli effetti collaterali e i loro effetti positivi.

Dovrò prenderli per sempre?

La maggior parte delle volte il farmaco è temporaneo. Un periodo di forte depressione o un disturbo d’ansia che ci impedisce di vivere normalmente possono richiedere l’uso di un antidepressivo o di un ansiolitico, ma solo per un certo periodo di tempo e sempre in associazione con una psicoterapia. Se il farmaco va ad agire sul sintomo, la psicoterapia agisce sulla causa.

Immaginate di esservi rotti una gamba e, dopo aver tolto il gesso, di aver bisogno di una fisioterapia. Avrete bisogno sicuramente di una stampella per alzarvi e andare dal fisioterapista, per poter poi fare la terapia. Ecco, il farmaco fa da stampella, ovvero aiuta la persona a trovare le risorse per poter affrontare una psicoterapia.

Spesso, una volta arrivati i risultati della psicoterapia e raggiunta una certa stabilità, si riduce il farmaco fino a toglierlo del tutto. E il problema è risolto. Ci sono disturbi, però, come l’Adhd, il disturbo bipolare o la schizofrenia, che hanno bisogno di una terapia molto più lunga, se non per tutta la vita.

Gli psicofarmaci in questa foto di Anna Shvets

(Credits: Anna Shvets, Pexels)

L’obiettivo di ogni medico, però, è sempre quello di trovare il dosaggio minimo possibile per poter vivere una vita normale, non quello di sedarvi!

Perciò se sentite che un farmaco vi rimbambisce o vi crea disagio, parlatene col vostro psichiatra e modificate la terapia. I farmaci sono un aiuto per vivere meglio. Se non vivo meglio, allora non è il farmaco giusto e va cambiato.

Devo proprio prendere gli psicofarmaci?

Se lo specialista lo ritiene, sì. Così come per tutte le altre patologie umane. Se il cardiologo vi prescrivesse degli anticoagulanti, avreste gli stessi dubbi? Certo che no, eppure gli effetti collaterali ci sono lo stesso.

Certo, capisco che lo stigma dello psicofarmaco e della malattia mentale sono ancora molto presenti, al contrario dei cardiopatici. Ma davvero mettereste a repentaglio la vostra salute per paura di essere etichettati come pazzi? Ormai lo sappiamo che la parola pazzo non ha senso.

Nessuno è pazzo davvero, tranne forse la nonna che offre il terzo piatto di lasagna.

Sarà anche vostro il compito di diffondere il verbo e rompere il silenzio sull’uso di psicofarmaci. Chissà, magari troverete più comprensione del previsto, soprattutto tra noi millennial.

Leggi anche:

+ Non ci sono commenti

Aggiungi