Ad ognuno il suo: i grandi leader nel regno animale


Che siate dei fervidi spettatori delle maratone di Mentana oppure no, sicuramente anche a voi le ultime presidenziali americane hanno lasciato fino all’ultimo col fiato sospeso. D’altronde, per quanto se ne voglia dire, la scelta del presidente americano è un evento che coinvolge praticamente tutti, in questo pazzo e globalizzato mondo di oggi (ogni riferimento all’accordo di Parigi sul clima è puramente casuale).

Eppure non si tratta certo di un evento tipico dei giorni nostri o che coinvolge solo l’uomo. I leader nel regno animale si susseguono da sempre, e fin dalla notte dei tempi. I nostri antenati hanno sempre scelto dei leader che li guidassero verso luoghi più ospitali, che fossero in grado di governare le loro città o che sapessero creare e gestire grandi imperi.

L’importanza di una figura forte e carismatica alla quale guardare con fiducia (e diciamolo, anche da accusare di tutti i nostri eventuali mali!) è così essenziale che l’uomo non è l’unico a eleggere i propri leader; il regno animale infatti è pieno di casi del genere. L’argomento di oggi quindi non poteva che essere un’analisi della figura del leader nel regno animale.

I leader degli insetti sono donne

Che ci piaccia o no, la nostra società è figlia di una fortissima cultura patriarcale. Se guardiamo indietro, la nostra storia è piena di generali, imperatori e leader mondiali uomini, ma ci sono pochissime donne che possono vantare gli stessi ruoli.

L'ape regina è l'esempio più famoso di leader nel regno animale

La regina, leader delle api, è l’insetto più grosso dell’alveare e gli apicoltori sono soliti contrassegnarla con numeri colorati (Credits: xiSerge, Pixabay)

Ma non tutti i leader nel regno animale seguono questa regola e per molti insetti vale il contrario. Gli entomologi affermano che la socialità negli insetti nasce quando gli individui decidono di vivere insieme, conseguono vantaggi comuni e giungono alla divisione del lavoro. In tal senso, gli esempi più famosi sono le formiche e le api.

In entrambi i casi, l’intera colonia si stringe intono alla propria regina. Lei è l’unica con l’ingrato compito di garantire il perpetuare della colonia stessa e lo fa deponendo milioni di uova ogni anno. L’ordine, all’interno delle colonia, è garantito dalla secrezione di ormoni specifici, come il ferormone inibitore prodotto dalla regina stessa. Questa molecola informa la colonia della presenza della regina e influenza il comportamento dei sui sudditi fino a quando la regina è presente.

L’elezione di un leader nel regno animale non è sempre democratica

Questo delicato equilibrio resta abbastanza stabile finché l’intera colonia è in grado di svolgere tutti i propri compiti in modo impeccabile. Quando però subentra un elemento di disturbo, come ad esempio il sovraffollamento della colonia, allora è giunto il momento di cambiare il proprio leader.

Il cambio del leader nel regno animale avviene in modo diverso per ogni società. Per esempio, quando un alveare comincia a diventare troppo grande, è la regina stessa che decide che è arrivato il momento di dare alle sue operaie un nuovo leader da seguire.

Depone quindi un uovo nella cella reale e da qui nascerà una nuova regina. Quando la nuova regina sarà abbastanza adulta da prendere il comando, inizierà la sciamatura dell’alveare: lei stessa comincerà a secernere specifici ormoni che convinceranno alcune delle api operaie a lasciare la vecchia regina e a seguire la nuova verso una nuova casa.

I leader nel regno animale posso essere scelti anche in modo violento: è il caso delle formiche

Anche la società delle formiche è guidata da una regina (Credits: Tworkowsky, Pixabay)

Le formiche invece, decisamente più spartane e meno democratiche, sono capaci di generare dei veri colpi di stato. Dopo la morte della regina infatti, in mancanza di un vero leader, un gruppo ristretto di formiche decide di prendere il comando. Le nuove regine quindi cominciano a deporre e ad accudire le uova di tutte in modo indistinto e pacifico.

La collaborazione dura molto poco però: non appena il formicaio ha raggiunto di nuovo una certa stabilità, le varie regine cominciano a lottare tra loro finché non ne sopravvivrà solo una.

“Nessuno si salva da solo”

La figura di leader nel regno animale non è sempre e solo strettamente legata alla riproduzione, come nel caso degli insetti. A volte il suo ruolo è così fondamentale da diventare cruciale per la sopravvivenza dell’animale stesso. Il lupo, per esempio, è un animale sociale che ha bisogno di un gruppo per sopravvivere. Studiando diversi branchi di lupi nel loro habitat naturale, diversi studi confermano la presenza di un leader al loro interno.

Un branco di lupi è l'esempio più bello per apprezzare la figura del leader nel regno animale

La vita di un branco di lupi ruota intorno ai propri leader (Credits: Mr_Worker, Pixabay)

Più che un solo leader però è più corretto parlare di coppia alfa. La struttura di un branco di lupi è molto simile a quella di una grande famiglia. C’è appunto la coppia alfa che genera il branco stesso, a cui tutti guardano con rispetto e ammirazione.

Come in tutte le grandi famiglie può capitare qualche screzio tra padre e figlio, ma è molto difficile che si verifichino delle vere e proprie lotte per la presa del potere. Tutti all’interno del branco riconoscono la leadership della coppia alfa; piuttosto quando i giovani lupi sono ormai maturi lasciano il loro branco per fondarne uno proprio.

Allo stesso tempo però la coppia alfa deve costantemente dimostrare di essere in grado di guidare il branco: coordinano le azioni di caccia, difendono il territorio, sedano eventuali baruffe tra i membri del branco, e così via.

Per quanto poetica possa sembrarci l’idea di un lupo solitario, in natura una simile situazione porterebbe lo sventurato lupo a morte certa. Il branco per un lupo è protezione, aiuto e sostegno; è come se il branco fosse la forza stessa di un lupo. Difficilmente infatti questi esemplari sarebbero in grado si sfamarsi e difendersi da soli.

Non sempre il capogruppo è il leader

E infine, ci sono anche dei falsi miti da sfatare. In questo periodo può capitare, guardando il cielo autunnale,  di vedere stormi di uccelli migratori che si dirigono verso luoghi più esotici. La formazione di volo è sempre la stessa: una V gigante che solca il cielo. Tutti siamo portati a pensare che il capo della formazione sia il leader, il membro più anziano che conosce la strada a menadito.

In realtà non è così: sono le leggi dell’aereodinamica a spiegarci questa formazione. Durante il volo, lo spostamento d’aria crea dei vortici dietro l’uccello che sta volando. Questi vortici vengono sfruttati dalla formazione; in questo modo ogni singolo uccello fa meno fatica perché l’impatto con l’aria che deve vincere è minore.

Durante il volo migratorio l'uccello apripista non è fisso, ma cambia

La formazione degli uccelli migratori è precisa e invariabile per una ragione (Credits: Manfred Antranias Zimmer, Pixabay)

Un concetto che gli amanti dell’automobilismo conoscono bene: se un pilota riesce a mettersi nella scia di chi lo precede, è molto probabile che riesca a sfruttarla per superarlo. È un po’ lo stesso principio per cui in autostrada, se ci posizionassimo dietro a un camion, consumeremmo meno benzina: l’attrito con l’aria sarebbe minore e quindi dovremmo consumare meno carburante per andare avanti.

Ecco quindi perché la formazione aerea degli stormi è così precisa e invariabile. Questo significa però che l’uccello apripista è quello che durante il volo si stanca di più e l’unica soluzione è quindi darsi il cambio. Dunque, non è detto che sia lui il leader o almeno, no per tutto il tempo.

Aristotele diceva che l’uomo è un animale sociale, e guardando il mondo che ci circonda diremmo che non è l’unico. Ogni società infatti ha bisogno delle sue regole e di un leader; è un bisogno vecchio come il mondo al quale è davvero difficile sottrarci.

+ Non ci sono commenti

Aggiungi