Il cane è il nostro migliore amico? Un’amicizia dalla Preistoria a oggi


Quando guardo la mia cagnolona che dorme accanto a me sul divano bella comoda, quando andiamo a passeggiare in montagna o quando giochiamo insieme a fare la lotta, mi stupisco di quanto sia semplice e naturale il legame che si crea tra umano e il suo cane. Sentiamo spesso dire che il cane è il migliore amico dell’uomo e difficilmente si ottiene un rapporto simile con altri animali (lettori gattari, non odiatemi!).

È facile però capire, guardando un cane, come quegli occhietti tanto comunicativi e dolci abbiano conquistato anche i nostri antenati. Ma dove e quando è iniziata questa amicizia così speciale?

Un salto nella Preistoria

I primi resti di cani ritrovati dagli archeologi risalgono a 14mila anni fa, nei pressi di un insediamento umano scoperto in Iraq. In quest’epoca, i cani si avvicinavano agli umani per rubare loro il cibo e gli avanzi di ciò che gli uomini scartavano. Il ruolo di “spazzino” del cane è molto riconosciuto ancora oggi, come nel caso dei cani randagi.

Per indagare come il cane sia diventato il migliore amico dell’uomo bisogna avanzare di qualche migliaio di anni ancora. Nel Neolitico l’uomo ha iniziato a cambiare le sue abitudini alimentari e sociali, abbandonando la caccia e diventando agricoltore.

L’avvicinamento tra uomo e cane

Questo cambiamento di alimentazione ha portato enormi mutamenti nelle abitudini degli uomini. Lo stile di vita basato sulla caccia portava l’uomo a essere nomade, in modo da seguire gli animali di cui si nutriva. L’avvento dell’agricoltura ha invece introdotto una stabilità nella vita sociale umana, con la costruzione di insediamenti e gettando le basi di una società con gerarchie e ruoli.

Se volete saperne di più, ne abbiamo parlato qui (a proposito del passaggio dalla caccia all’agricoltura) e qui, quando abbiamo parlato della rivoluzione agricola.

Cuccioli di cane che ci fanno tenerezza

Ponyo e la tenerezza dei cuccioli di cane (Credits: Giorgia Serra)

È proprio in questo momento storico che il cane si avvicina all’uomo. Probabilmente la domesticazione del cane è avvenuta con l’incontro casuale con dei cuccioli, che sono stati trovati e adottati dagli uomini. Se siete fan di Game of Thrones, questo potrebbe ricordarvi quando, all’inizio della serie, gli Stark trovano dei cuccioli di metalupo orfani. Nonostante il primo istinto di Ned Stark sia quello di ucciderli, i cuccioli vengono risparmiati e regalati ai figli del Lord di Grande Inverno, creando tra loro un’amicizia molto forte.

L’istinto di protezione

Grazie agli studi delle neuroscienze è ormai risaputo che anche verso i cuccioli nel nostro cervello scatta un istinto di protezione, proprio come avviene con i neonati. È molto plausibile quindi che anche nel caso dei nostri antenati sia scattato questo meccanismo di protezione e che i cuccioli, invece di essere considerati cibo, siano stati inseriti nella famiglia umana.

Conferma di questo si può trovare nel fatto che ancora oggi le società tribali hanno uno stretto rapporto tra uomo e cane. In alcune popolazione delle montagne del Cile, le donne allattano dal proprio seno i cuccioli di cane abbandonati delle madri. O ancora: in Nuova Guinea si regalano cuccioli, soprattutto di cane, alle donne che perdono un figlio.

Il cane: il migliore amico dell’uomo

La collaborazione è nata grazie al fatto che l’uomo e il cane si assomiglino più di quanto si pensi. Come mammiferi, entrambi sono portati a prendersi cura dei cuccioli, che come abbiamo visto è stata la spinta alla nascita di questa amicizia. E questo va a braccetto con la tendenza a formare coppie stabili per la riproduzione e l’allevamento della prole, nell’uomo come nel cane. Oltre a ciò anche la struttura gerarchica del branco e dell’umano era simile.

Cuccioli di cane

Virgola (Credits: Luca Leardini)

All’inizio dei tempi, la società umana non era complessa come lo è oggi, ma si basava su una collaborazione spinta verso la sopravvivenza. I gruppi di uomini e donne che vivevano insieme erano piccoli, con un leader e ruoli ben definiti.

Questa struttura è molto simile alla gerarchia dei branchi di lupi e cani che – come gli umani – tendono a stabilirsi in un posto, decretandolo il loro territorio.

Uomo e cane sono molto simili

Le caratteristiche che ci accomunano non sono quindi quelle fisiche – il cane è molto più veloce, agile e attento di noi – ma sono le caratteristiche sociali ad aver fatto una grande differenza. Tra queste troviamo sicuramente il linguaggio del corpo. Se oggi facciamo più fatica con la comunicazione non verbale, i nostri antenati erano invece molto bravi.

Infatti, a quell’epoca, l’uomo di Neanderthal non era ancora in grado di articolare delle vere e proprie parole, ma utilizzava per lo più grugniti e versi per comunicare – e comunicava soprattutto grazie ai gesti. Gli studi psicologici hanno dimostrato come la comunicazione non verbale e i suoni legati alle emozioni fondamentali siano estremamente simili anche in specie animali differenti.

Questo ha sicuramente permesso che uomo e cane si capissero molto facilmente, permettendo così al cane di diventare il proverbiale migliore amico dell’uomo.

Un rapporto simbiotico

Se inizialmente il rapporto con il cane è nato da spinte emotive e istintive, proteggendo i cuccioli abbandonati, ben presto si è capito quanto potenziale avesse questo legame. Se da cuccioli i cani erano non solo indifesi, ma anche un’altra bocca da sfamare, da adulti potevano essere preziosi collaboratori. I cani erano – e sono – abili cacciatori, che hanno aiutato l’uomo a migliorare la capacità di stanare e catturare le prede. Inoltre, l’istinto di territorialità del cane è diventato prezioso per l’uomo, che poteva proteggere il gregge grazie all’aiuto del suo compagno a quattro zampe.

Dal canto suo, il cane che faceva il suo lavoro di cacciatore e guardiano si assicurava un riparo e del cibo più facilmente rispetto al suo cugino selvatico. È facile vedere il rapporto di reciproco beneficio: il cane è il migliore amico dell’uomo, e l’uomo è il miglior amico del cane.

Cane e uomo si sono influenzati talmente tanto nella storia del mondo, che dalla collaborazione tra i due sono nate le razze canine che conosciamo oggi.

La religione

Con il passare dei millenni anche la percezione di questo rapporto così prezioso per la sopravvivenza di entrambe le specie è cambiata. Con le prime religioni animiste il cane ha assunto un ruolo simbolico e religioso. Gli animali rappresentavano l’incarnazione di forze soprannaturali e successivamente anche degli dei, come il dio Anubi nella civiltà Egizia.

Con l’avvento delle religioni monoteiste, invece, il cane diventa solo il servitore, non più un fedele amico. Nel contesto delle religioni monoteiste gli animali prima venerati, come il cane e il gatto, venivano invece considerati privi di anima ed erano visti esclusivamente al servizio dell’uomo, essere al di sopra ogni altra creatura. Con questa visione antropocentrica gli animali venivano considerati con un uso utilitarisco (un aiuto nella caccia o nella difesa) o come intrattenimento.

L’etologia

Il pensiero che i cani non avessero un’anima e non potessero provare emozioni e sentimenti è stato portato avanti per tantissimo tempo. Bisogna arrivare alla fine dell’Ottocento per vedere dei cambiamenti in questo pensiero.

Per primo fu Charles Darwin, naturalista inglese, che nelle sue pubblicazioni si chiese se gli animali possedessero delle facoltà intellettive e un’anima. Nel Novecento, moltissimi studi di psicologia comportamentale utilizzavano gli animali per comprendere meccanismi della psiche umana.

Il cane e il migliore amico dell'uomo

Lo studio dell’etologia (Credit: Canva)

Dagli anni Sessanta l’interesse verso l’etologia divenne sempre più importante, staccandosi dall’essere al servizio della psicologia umana. L’interesse per gli animali nacque dal padre dell’etologia Konrad Lorenz, che dedicò la sua vita allo studio del comportamento animale. Conosciuta in tutto il mondo è la sua teoria dell’imprinting. Ne parlò approfonditamente nel suo libro L’anello di Re Salomone (che vi raccomando molto!) che divenne presto famoso.

Nel 1980 pubblicò il libro Gli animali sono esseri umani di sentimento, in cui scriveva di emozioni e sentimenti degli animali e condannava la crudeltà verso di loro. Lo scienziato ci ha regalato anche un bellissimo libro intitolato E l’uomo incontrò il cane, dedicato proprio a questo meraviglioso animale. Partendo dall’origine del cane, alla sua domesticazione e approfondendo la capacità dell’animale di provare sentimenti ed emozioni, Lorenz ci parla del rapporto tra uomo e cane nella storia dell’umanità.

Negli ultimi decenni moltissimi studiosi si sono dedicati a studi sulla psicologia animale e canina.

Le città a misura di cane

Oggi lo studio del comportamento animale e nello specifico caso del cane ha un ruolo sempre più importante. Anche nella nostra quotidianità possiamo notare quanto sia cambiata la percezione del cane nella società moderna negli ultimi anni. Sul territorio si possono trovare molti centri dedicati all’educazione del cane e agli sport cinofili.

Molte sono le associazioni e gli enti (come l’Ente nazionale cinofilia italiana) che si occupano di cani. Anche nelle nostre città, ormai molto distanti dalla vita preistorica, stanno nascendo parchi e aree dedicate ai cani e ai loro umani.

I cuccio

Boris (Credits: Marco Frongia)

Come abbiamo visto fino a qui, il cane è il nostro migliore amico fin alla Preistoria. Il rapporto tra uomo e cane ha radici antichissime, che si intrecciano profondamente con la nostra storia.

Questo rapporto nato dalle emozioni più fondamentali del nostro essere – amore, istinto, cura dell’altro – è stato nel corso della storia bistrattato e dimenticato, mettendo il cane all’ultimo posto con un fine solo utilitaristico per l’uomo.

I cani ci hanno legato a loro nelle praterie migliaia di anni fa, adattandosi sempre al nostro modo di vivere in continuo cambiamento per stare al nostro fianco. Ed è emozionante pensare che questo legame duri da più di diecimila anni.

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