Internet, istruzioni per l’uso – Tenere fuori dalla portata dei bambini


È di poco tempo fa la notizia che a Napoli un bambino di 11 anni si è suicidato buttandosi dal balcone al decimo piano di un palazzo. Ricostruendo le motivazioni di questo gesto, si dice che il bambino abbia preso parte a una challenge online, in particolare di un nuovo personaggio di nome Jonathan Galindo, che ha sostituito la non troppo lontana Blue Whale.

Prevedibilmente, le reazioni sono state di grande sgomento, shock e paura. I programmi del mattino si sono riempiti di esperti (?) che ci mettono in guardia dai rischi di internet e dei social, che demonizzano la tecnologia in mano ai bambini e che instillano paura e terrore, nei genitori, di figure incappucciate che istigano i propri figli al suicidio.

I pericoli di internet per i bambini sono tanti

(Credits: Sebastiaan Stam e Markus Spiske su Pexels; rielaborazione: Marco Frongia)

Internet e bambini – Il vuoto dell’educazione digitale

Io, di solito, sospiro rassegnata. Perché ci vuole sempre una tragedia del genere, un bambino morto, per parlare in tv di argomenti importanti come l’educazione digitale. Eppure non si riesce mai a invitare veri esperti in materia, quelli che di digitale e di educazione si occupano da decenni. No: si invitano opinionisti over 65 e influencer. Ma sto divagando.

Il punto è che internet e i social, come tutte le cose, sono uno strumento. Neutro, né buono né cattivo. Tutto dipende dall’uso che se ne fa, giusto? Come un coltello da cucina: usarlo per tagliare i pomodori è molto diverso dall’utilizzarlo per minacciare una persona. Eppure lo strumento è lo stesso, in casa ce l’abbiamo tutti. Mettereste mai in mano a un bambino un coltello senza insegnargli come funziona? I rischi che porta? I pericoli per se stesso e per gli altri? Immagino che la risposta sia no.

Bene, perché internet è un coltello.

E potremmo finirla qui, ma c’è bisogno di approfondire, di spiegare, perché questa è la generazione di bambini e ragazzi che più avrà danni da arma bianca. La generazione Z, nata a partire dall’anno 2000, è quella dei “nativi digitali”, bambini nati sotto la stella della tecnologia che a 3 mesi sanno già mettere mi piace su Instagram. Questo, però, non garantisce che il mezzo lo sappiano veramente usare, che ne conoscano i limiti e le potenzialità.

Linee guida per i bambini e internet

Lo sapevate che i pediatri hanno pubblicato delle linee guida sull’uso della tecnologia, in particolare di smartphone e tablet? Tassativamente vietati prima dei 2 anni, massimo un’ora al giorno per i bambini tra i 2 e i 5 anni, due ore per la fascia 5-8. E qui, un pensiero va ai genitori che lanciano il cellulare nel passeggino, ovviamente aperto sulla homepage di Youtube, per potersi godere la cena al ristorante con gli amici. Condoglianze al cervello di vostro figlio.

Pare infatti che un uso troppo precoce degli schermi crei danni irreparabili, come disturbi dell’attenzione (eh sì, quel famigerato Adhd che si dice essere “la malattia dei bambini vivaci”), e non solo! Dicono i pediatri: “Numerose sono le evidenze scientifiche sulle interazioni con lo sviluppo neuro-cognitivo, il sonno, la vista, l’udito, le funzioni metaboliche, le relazioni genitori-figli”. A questo punto, chiediamoci: il vero problema è internet, lo smartphone o l’uso che se ne fa? Andiamo avanti.

Bambino con un cellulare: starà navigando su internet?

(Credits: Gaelle Marcel su Unsplash)

Youtube, Facebook, videogiochi online

Crescendo poi cosa succede? Che i bambini, neanche ancora entrati in pubertà, utilizzano smartphone e tablet per socializzare. Si siedono al tavolo del ristorante, alla festa di compleanno di Carletto, e tirano su mini tornei di Brawl Stars. Gli argomenti di conversazione spesso vertono sul video dello youtuber di turno, che gioca a Five Nights at Freddy’s o a Fortnite.

Nulla di male, sembrerebbe. Se non fosse che dopo aver guardato il video dello youtuber, potrei cliccare su qualche video consigliato, ovviamente con le restrizioni per età completamente disattivate, e potrei arrivare, tra un click e l’altro, a vedere contenuti che decisamente non sono pensati per me.

Internet è uno strumento per adulti, alla portata dei bambini.

Tre semplici regole per insegnare l’uso di internet ai bambini

Cosa fare, quindi, per dare ai bambini strumenti per l’uso di internet? Insegnare ad utilizzare il coltello con consapevolezza sembra la strada migliore.

Bambino al pc in mezzo a due genitori disinteressati

(Credits: Ludovic Toinel su Unsplash)

1. Per poter insegnare qualcosa, devo prima saperla fare

Mi dispiace per la generazione X (gli attuali genitori, quelli nati tra il 1964 e il 1980), ma per poter proteggere i vostri figli dai contenuti per adulti dovete sapere di cosa si sta parlando. Dovete sapere cosa sono i forum, le challenge, cosa sono le creepypasta e come funziona Fortnite. Dovete conoscere i meccanismi di internet, in particolare la privacy, i contenuti video, i social e i giochi online. Se tutto questo è troppo per voi, fatevelo spiegare dai vostri figli.

2. Conoscere è capire

Una volta compresi i meccanismi, è fondamentale sapere a cosa i vostri figli sono esposti online: cosa guardano, con chi parlano, a cosa giocano. Attenzione! L’intenzione dietro a tutto questo non deve essere mai di controllo, ma di coinvolgimento e comprensione. Non lo faccio per controllarti, ma per conoscerti, per capire, per curiosità. Se i bambini sentono di avere genitori curiosi e attenti, saranno anche più aperti a parlare con loro di argomenti scomodi, di quel video che l’ha turbato, di quella persona che gli ha detto cose strane in chat. Se, al contrario, percepiscono che i loro genitori disprezzano quello che vedono o quello che fanno, è garantito che nasconderanno da loro qualsiasi turbamento o problema.

Quindi? Giocate a Fortnite con loro, guardatevi insieme i video di qualche youtuber, parolacce annesse, ingoiate il vostro schifo e tirate fuori un sorrisetto. Fategli capire che capite perché lo trova divertente. E poi…

3. Date il buon esempio

Avete presente quei complottisti che dicono che il vaccino per Covid-19 ci inietterà dei microchip sotto la pelle per controllarci? Spesso sono gli stessi che su Facebook si registrano nei ristoranti al sabato sera, postano foto della loro casa, dei loro bambini in costumino da bagno con la privacy settata “Per tutti”, l’indirizzo del loro posto di lavoro o la targa della loro macchina.

Ecco: coerenza eh? Quindi, aumentiamo la nostra consapevolezza su come anche noi adulti utilizziamo il mezzo internet, quanto tempo lo utilizziamo, cosa ci mettiamo dentro e per chi lo mettiamo a disposizione. Solo a quel punto possiamo pensare di intervenire consapevolmente sui bambini.

Il punto di tutto questo è di non lasciarli soli davanti ad un mondo infinito e incontrollato. Se un bambino comincia a non dormire la notte e ad aver paura di tutto forse non è l’età o un capriccio. Forse è perché il compagno di banco gli ha fatto vedere il profilo di qualcuno che parla coi bambini e li istiga al suicidio sotto minaccia di uccidere la sua famiglia.

Se per i genitori della generazione X questo è un compito arduo, forse per noi millenial e per le nuove generazioni può esserci una speranza.

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2 Comments

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  1. Gibbo

    Nel 1996, mia madre aveva regole precise per l’utilizzo da parte mia (bambino) di dispositivi elettronici.
    Non più di tot ore e pausa ogni tot, di tot minuti.
    Nessuno glielo aveva insegnato, era solo buon senso.
    Un bambino ha bisogno di stimoli, di aria e di attività fisica. Passare seduto immobile davanti a uno schermo, che fosse la TV, il GameBoy o la PlayStation, un intero pomeriggio, non poteva andare bene, era evidente.

    Queste erano verità già prima che tutti avessero un cellulare e prima che internet fosse presente in ogni casa o luogo pubblico.
    Ben prima dell’avvento incontrollato delle tecnologie digitali, i nostri genitori, avevano in mano gli strumenti per sapere come gestirli.

    Per qualche ragione, quelle conoscenze, quel buon senso, si è disperso nell’etere, da qualche parte, durante il lungo transitare delle generazioni..

  2. Banana

    Chi si ricorda di Solletico? Il programma per bambini della Rai?
    Mi sembra che già allora, in tempi non sospetti, prima di ogni stacco pubblicitario, facessero passare un’immagine, che ricordava ai genitori, di non far stare i bambini davanti alla TV, per più di qualche ora al giorno.

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