La chiave dell’essere un buon genitore è il controllo
Ovvero come Black Mirror affronta stress, genitori spazzaneve, violazione della privacy e la fondamentale dualità dell’animo umano.
E’ appena uscita la quarta stagione di Black Mirror. Per chi non sapesse di cosa sto parlando, wikipediatevi pure. Non l’avete vista? Andate subito, io vi aspetto qui.
Se invece avete fatto un bel binge watching come me, avrete certamente notato la seconda puntata: Arkangel.
In breve, dopo aver perso (e ritrovato) la figlia di 3 anni in un parco, una madre single angosciata decide di acconsentire all’impianto di un dispositivo nel cervello della figlia Sara (appunto Arkangel), che le permette di saperne la posizione, guardare ciò che lei guarda e anche porre un filtro visivo agli stimoli stressogeni, il tutto attraverso un tablet. Dopo le prime perplessità, la madre cede all’utilizzo intensivo del tablet: la censura, per questa bambina, è totale. Non può vedere il cane del vicino che le abbaia contro o sentire il compagno di classe che parla di un film horror. E quando la bambina diventa ragazza…potete immaginare le conseguenze.
Le domande che questa puntata pone allo spettatore sono tante e inquietanti. All’alba del 2018, Psicologi in Pigiama vi offre la genitorialità del futuro.
Dove può arrivare un genitore pur di proteggere il proprio figlio?
In italiano vengono definiti genitori spazzaneve, in inglese helicopter parents (genitori elicottero). Sono quelle madri e quei padri che cercano in tutti i modi di rimuovere gli ostacoli, le fonti di stress e i pericoli dal cammino dei loro figli. In Italia questo termine è infelicemente collegato al rapporto genitori/insegnanti e alla mania di “sgridare” gli insegnanti per aver punito i figli. Il termine, però, ha un’accezione più ampia perché si riferisce all’atteggiamento ansioso ed iperprotettivo dei genitori moderni. Qualche esempio? I Millenials come me ricorderanno un’infanzia senza cellulari e computer, quando se uscivi di casa bastava avere un coprifuoco e nessuno mai avrebbe saputo dov’eri e cosa facevi (tranne qualche vicino impiccione). Ora che il mondo è pericoloso, c’è gente strana in giro e non è più come una volta, nessuno esce senza un cellulare e, per i più tecnologici, un gps attivato.
Black Mirror porta questa moderna tendenza genitoriale all’estremo. Cosa farebbero questi genitori se avessero la possibilità di vedere e sentire quel che il proprio figlio vede e sente tutti i giorni? Quante volte ho sentito genitori dirmi “Posso descriverlo solo da come lo vedo, vorrei avere una telecamera nascosta per vedere come si comporta quando non ci sono“. Dopo aver visto Arkangel, non vedrò più questa frase allo stesso modo.
L’eterno dilemma privacy VS sicurezza.
A quanta libertà sei disposto a rinunciare per sentirti più sicuro? Quanto i genitori sono disposti a violare la privacy dei loro figli per proteggerli dai pericoli del mondo moderno?
Questa domanda è particolarmente importante per un genitore, proprio perché la crescita, soprattutto in adolescenza, implica necessariamente una separazione, una nuova indipendenza che va a braccetto con la creazione di un’identità personale. Margaret Mahler, storica psicanalista americana, lo chiamava processo di separazione-individuazione, che si compie nella prima infanzia e si ripete durante l’adolescenza. Per diventare un adulto equilibrato, insomma, devo differenziarmi dai miei genitori e per farlo ho bisogno di essere indipendente e autonomo, di sperimentarmi in ruoli e azioni diverse, di fare cose che i miei genitori disapprovano.
Quali sono le conseguenze di una crescita completamente stress-free?
Una delle opzioni di Arkangel è quella di censurare con i pixel tutto ciò che nell’ambiente esterno crea un aumento del cortisolo (il cosiddetto “ormone dello stress”) nell’organismo di Sara. Figo, direte voi. Se mio figlio guardasse per sbaglio un film violento o un video su Youtube non supervisionato sarebbe in automatico censurato…così non devo neanche controllare cosa guarda! Potrebbe persino essere visto come uno strumento per diminuire il controllo diretto sul bambino. Eppure…
…eppure il nostro organismo produce cortisolo per un motivo. E’ un segnale di allarme, così come la paura e il dolore. E’ il nostro sistema nervoso che ci avverte di un pericolo, di qualcosa che non va e che dobbiamo affrontare. Se non possiamo avvertire il pericolo, se non lo conosciamo e ri-conosciamo non possiamo proteggerci da esso o affrontarlo in nessun modo. Pensate alla malattia da Insensibilità Congenita al Dolore (CIPA): esistono persone che non possono sentire alcun tipo di dolore. Bello? Non direi proprio. Gran parte di chi è affetto da questa malattia non supera i 3 anni e quasi tutti non arrivano ai 25: una semplice ferita, infatti, può diventare fatale.
Se (non) lo conosci (non) lo eviti.
Sara può sentire dolore, certo. Ma non riesce a vedere stimoli pericolosi, stressogeni o violenti né per se stessa, né per gli altri. In una scena, ci accorgiamo che la bambina non ha mai visto il sangue, nemmeno il proprio. Questo porta Sara a autolesionarsi con la punta di una matita, forse per comprendere perché quel liquido caldo sia tutto pixelato. Successivamente, la madre porta Sara da un medico (o psicologo?), che dimostra come Sara non sappia riconoscere emozioni basilari come la rabbia. Ancora, come posso sapere se una persona è ferita o sta male se non posso vederla? Questo apre a numerosi scenari da brividi, come quando il nonno di Sara si sente male e la bambina non vede altro che un insieme di suoni e colori accasciati a terra, incapace di chiedere aiuto perché incapace di riconoscere il pericolo. Oppure, la scena finale. Niente spoiler, promesso.
Potremmo quasi dire che il dolore, lo stress, la violenza e la paura siano utili. Forse, quella parte oscura di noi stessi da cui siamo costantemente attratti funziona da protezione, più che da pericolo. Eros e Thanatos, li chiamava Freud (cosa ne penso di Freud? Fai un ripasso): istinti di piacere e distruzione, vita e morte. Se ne togliamo uno, che persona diventiamo?
O forse, in fondo, la chiave dell’essere bravi genitori è il controllo.
Trovate tutte le puntate di Black Mirror sulla piattaforma Netflix. Sia chiaro: il verbo della frase precedente è all’imperativo, non all’indicativo.
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