Electric Dreams – Le differenze tra la serie tv e i racconti di Philip K. Dick


Elecctric Dreams (Fanucci / Amazon)

A sinistra il volume Electric Dreams (Credits: Fanucci editore), a destra la locandina della serie tv (Credits: Amazon Prime)

Sogni elettrici, inquietanti, pronti a diventare incubi in un batter d’occhio: sono le visioni futuristiche ma profondamente umane di Philip K. Dick, trasformate da Amazon Prime nella serie tv Philip K. Dick’s Electric Dreams (2017).
Dieci episodi autoconclusivi tratti da altrettanti racconti dello scrittore americano, liberamente adattati: nel mese che SeriaMente ha scelto di dedicare alla fantascienza, andiamo a scoprire affinità e differenze tra l’originale e la trasposizione.
Se non avete già visto la serie e non volete incorrere in spoiler, il consiglio è quello di non proseguire con la lettura.

Electric Dreams: Il fabbricante di cappucci

Nel passaggio dal racconto alla serie, la prospettiva viene completamente capovolta: i telepati non sono un’élite che trama per conquistare il potere, ma una classe di sfruttati che si ribella per i propri diritti.
Inoltre, l’arma segreta dei sapiens non è Cutter, bensì Ross: i due uomini, peraltro, sono gli unici personaggi che “sopravvivono” alla trasposizione. La relazione di Ross con la telepate Honor è il fulcro dell’episodio, e porta verso un finale aperto a differenza del racconto: un invito ad adottare un punto di vista differente.

Electric Dreams: Il pianeta impossibile

L’adattamento aggiunge un coinvolgimento emotivo tra Norton e la signora Gordon del tutto assente nel racconto, conservandone comunque tutti gli spunti di riflessione sull’onestà e l’importanza di credere in qualcosa.
Il finale è sorprendente in entrambi i casi, anche se nel racconto – dove la Terra è soltanto una leggenda – offre un colpo di scena più concreto e meno poetico rispetto all’episodio, che si conclude con una visione… impossibile?

Electric Dreams: Il pendolare

A differenza del racconto, il protagonista della vicenda non è il capostazione Bob Paine, ma il suo collega Ed Jacobson: un uomo che nella misteriosa Macon Heigths pare trovare risposte alla sua vita difficile.
La principale variazione introdotta dall’episodio è che – a differenza di Bob nel racconto – di ritorno dal “paese che non c’è” Ed trova la sua vita cambiata in un modo che lo sconvolge, portandolo a lottare per tornare alla situazione di prima.
La vicenda è riproposta sotto una luce di tristezza e inquietudine assenti nel racconto, che comunque fanno pensare al senso e al valore delle proprie scelte.

Vendete e moltiplicatevi / Crazy Diamond

Steve Buscemi in Electric Dreams

Steve Buscemi (Credits: Amazon Prime)

Si tratta di uno degli episodi in cui l’adattamento è più distante dall’originale: il protagonista Ed Morris uscito dalla penna di Philip K. Dick è un impiegato frustrato dalle sue condizioni di vita e lavoro che sogna di ricominciare su un altro pianeta, tormentato dalle pubblicità onnipresenti e sempre più invasive.
Il racconto affronta il tema della pervasività dei consumi fino al paradosso, mentre l’episodio tv racconta un’altra storia: quella di un uomo che sogna piccole avventure d’evasione, e trova l’occasione giusta nell’incontro con una donna pericolosa e affascinante.
In entrambi i casi si arriva all’inevitabile catastrofe finale, ma con traiettorie di trama e di senso del tutto differenti.

Un pezzo da museo / Real life

Anche in questo caso l’adattamento è quasi del tutto libero da legami con l’originale: del George Miller curatore del museo sul XX secolo che si ritrova a vivere dentro la sua stessa ricostruzione non resta praticamente nulla, se non il nome.
Il salto prodotto dalla volontà di “aggiornare” la fantascienza anni Cinquanta di Dick alla sensibilità contemporanea è particolarmente evidente, tanto da proiettarci dentro qualcosa che ricorda più Matrix che Blade Runner.
Nella serie, infatti, la scelta tra realtà e surrogato non è consapevole, ma giocata sulla confusione che gli impianti neurali creano nella mente di Sarah/George: la fuga dalla realtà, nel corso dell’episodio, lascia spazio a un sofferto viaggio nell’inconscio e nel senso di colpa del tutto assente nell’originale.

Electric Dreams: Umano è

Bryan Cranston in una scena di Umano è, episodio della serie Electric Dreams

Bryan Cranston (Credits: Amazon Prime)

L’interrogativo su cosa sia a renderci davvero umani è il tema portante tanto del racconto quanto dell’episodio, tutto sommato fedele all’originale.
Lester Herrick – il Bryan Cranston di Breaking bad – non è più uno scienziato ma un militare, come sua moglie Jill, in una società del futuro particolarmente rigida e belligerante.
Ma nonostante le differenze nell’ambientazione e nei personaggi di contorno, il filo conduttore della vicenda resta lo stesso, portando i due protagonisti verso il finale comune.

L’impiccato / Kill all others

Con questo episodio entriamo nell’area delle trasposizioni influenzate dalle vicende politiche americane, in particolare l’ascesa del presidente Donald Trump accompagna un dibattito con toni sempre più feroci.
È così che la storia di Ed Loyce, negoziante coinvolto in una misteriosa invasione aliena, viene sostituito da quella di Philbert Noyce, deciso a non restare indifferente di fronte all’invito della candidata unica alla presidenza del super-Stato MexUsCan a uccidere tutti gli “Altri”.
Due storie completamente diverse, che hanno in comune la figura di un protagonista solo contro tutti e quella enigmatica di un uomo impiccato sulla pubblica piazza di fronte all’indifferenza generale.

Electric Dreams: Autofac

Ecco uno degli adattamenti più riusciti anche nel prendere le distanze dall’originale: in un futuro dove la guerra globale ha ridotto l’umanità allo stremo, un’enorme fabbrica automatizzata continua a produrre merci che non servono a nessuno, prosciugando le ultime risorse della Terra.
Da questa premessa comune sulla dannosa vacuità del consumo di massa prendono le mosse due vicende differenti, accomunate dall’obiettivo di distruggere il “mostro”.
Nel racconto un gruppo di uomini cerca di far scontrare tra loro due settori dell’enorme fabbrica, mentre nella serie una comunità di sopravvissuti riesce a raggiungere il nucleo produttivo della macchina, scoprendo una verità inaspettata.

Foster, sei morto / Safe & sound

Al centro di questo episodio c’è l’ossessione per la sicurezza, con tutte le differenze dei sessant’anni trascorsi tra l’originale e l’adattamento, che strizza decisamente l’occhio a Black Mirror.
Nel primo, in piena Guerra fredda, il piccolo Mike Foster brama un rifugio antiatomico domestico, che la sua famiglia non si può permettere; nel secondo, in una società ossessionata dal terrorismo, la giovane Foster Lee si lascia stregare dal Dex, un dispositivo all’ultima moda stile smartwatch.
Comuni alle due versioni del racconto ci sono la pervasività del marketing sui più giovani e il conflitto generazionale con un padre e una madre in lotta contro il sistema socio-economico dominante, dove il possesso di determinati oggetti non è solo uno status symbol, ma dà accesso a concreti vantaggi sociali.
Ben più drammatico del racconto, l’episodio si risolverà in tragedia, costringendo a una profonda riflessione sul tema della privacy non intesa come orpello, ma come ultimo e unico argine al controllo sociale (se non addirittura alla manipolazione) in nome della sicurezza.

Electric Dreams: La cosa-padre

Il piccolo Charlie Walton assiste incredulo al cambiamento del padre, che sembra mutare personalità da un giorno all’altro. L’uomo invece è vittima di un insidioso essere alieno, che si sostituisce a lui dopo averlo ucciso, e dovrà confrontarsi con la determinazione di Charlie e i suoi amici.
Pur con qualche differenza, l’adattamento ricalca fedelmente il racconto originale, con una variazione degna di nota: il Charlie letterario degli anni Cinquanta potrebbe essere il solo nelle sue condizioni, mentre il suo alter ego televisivo capisce presto grazie ai social che è in corso una vera e propria invasione aliena.

Philip Dick: Electric Dreams

Philip K. Dick in una gif… un po’ particolare (Credits: imgur.com)

Amazon Prime e Philip K. Dick ancora insieme

Dopo il successo di The man in the high castle, con Philip K. Dick’s Electric Dreams Amazon è tornata sul luogo del delitto, producendo una seconda serie ispirata alle opere del grande scrittore americano.
Una serie magari non memorabile ma nell’insieme certamente godibile, che tuttavia non ha ottenuto gli favori riservati dal pubblico all’adattamento del romanzo La svastica sul sole.
La ragione forse risiede nella scarsa fedeltà di alcuni episodi all’originale letterario o nella complessità dei temi trattati: di certo la narrativa non convenzionale di Philip K. Dick non si presta a facili adattamenti, ma resta una fonte inesauribile di spunti e domande.
Electric Dreams è solo l’ultima prova di una lunga serie.

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