Noi siamo l'onda – Il fascino del nazismo


Noi siamo l’onda è una serie Netflix di produzione tedesca uscita nel novembre 2019. Basata sul romanzo di Todd Strasser L’onda” edito nel 1981 è diventato un classico delle letterature scolastiche tedesche.
Facciamo un passo indietro: perché vi scrivo oggi di una serie uscita almeno sei mesi fa?

Noi siamo l'onda - Netflix

(Credits: Netflix)

Il 25 aprile, in Italia, si festeggia l‘anniversario della liberazione d’Italia: una ricorrenza particolarmente cara nel nostro Paese. La liberazione dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazifascista ha segnato una tappa importante nella storia italiana recente; questo giorno di festa potrebbe aiutarci a riflettere su quel passato non propriamente felice.
La domanda dalla quale partiamo e che spesso mi pongo (e che dovremmo ogni tanto porci tutti) è: come hanno fatto i movimenti totalitari ad avere tanto successo?

L’esperimento sociale in Noi siamo l’onda

Noi siamo l’onda è solo l’ultima delle trasposizioni cinematografiche e letterarie di un esperimento sociale realmente avvenuto in California nel 1967. Il professore di storia contemporanea Ron Jones decide di spiegare ai suoi studenti l’attrattiva esercitata dal nazismo attraverso l’esperimento che chiamerà La terza onda.
Jones fonda un movimento basato su quattro pilastri: forza attraverso la disciplina, forza attraverso la comunità, forza attraverso l’azione e forza attraverso l’orgoglio. Comincia dando ai suoi studenti alcune semplici indicazioni come mantenere una rigida postura per stare attenti in classe (disciplina), utilizzare un saluto conosciuto solo ai membri del movimento (comunità), far svolgere compiti specifici a ogni militante (azione) e mentendo loro, inventandosi un leader nazionale che li avrebbe rappresentati alle successive elezioni presidenziali (orgoglio).
In questo modo Jones crea una vera e propria organizzazione di individui disposti a rinunciare alla loro libertà individuale per seguire un leader invisibile.

Il romanzo e il film

Pubblicato in Italia nel 1981, “L’onda” – o anche “Il segno dell’onda” – è il romanzo di Todd Strasser ispirato a questo esperimento. Diventerà poi la base per il film omonimo del regista tedesco Dennis Gansel, uscito nelle sale nel 2008 e di cui ci ha già parlato la nostra Lucia Pugliese in questo articolo di Discorsivo.

Noi siamo l’onda, la serie TV


Il regista Dennis Gansel è anche produttore della serie tv tedesca Noi siamo l’onda disponibile su Netflix. La serie, in sei puntate, si discosta in maniera abbastanza ampia dal romanzo e dallo stesso esperimento sociale. Leggendo il resoconto del rofessor Jones – scritto solamente sei anni dopo l’accaduto – ho trovato interessante questo passaggio [tradotto liberamente NdA]:

Ricordo in particolare Robert. Robert era grande per la sua età e mostrava pochissime capacità accademiche. Si impegnava più di chiunque altro per avere successo. […] Robert è come tanti ragazzi a scuola che non eccellono o non causano problemi. Non sono brillanti, non brillano nello sport e non attirano l’attenzione. Sono persi. Invisibili. 
[…] Beh, la Terza Onda ha dato a Robert un posto a scuola. Almeno era uguale a tutti. Poteva fare qualcosa. Partecipare. Essere significativo. 

Penso proprio che da queste premesse sia partita l’ideazione della serie. I protagonisti sono infatti ragazzi emarginati:  Tristan, ragazzo ribelle e dal passato turbolento che sta scontando una pena detentiva; Zazie, bullizzata a scuola con la madre rinchiusa in una clinica psichiatrica; Rahim, di origini libanesi e sfrattato insieme alla sua famiglia dall’appartamento in cui vivono; Hagen, un ragazzo cicciottello, timido e arrabbiato perché i fanghi tossici di una carteria hanno inquinato i campi coltivati dalla sua famiglia. L’unica non-emarginata del gruppo è Lea, benestante ma annoiata dalla vita e che si oppone ai piani pensati per lei dai suoi genitori.

La rabbia contro il sistema

La thumbnail di Netflix per la serie "Noi siamo l'onda"

(Credits: Netflix)

Ognuno di loro ha un motivo per essere arrabbiato con il sistema e Tristan li riunisce sotto la propria ala insegnandoli a cercare la verità e a ribellarsi. I ragazzi formano così un gruppo chiamato “L’onda” e intraprendono una serie di azioni per la lotta comune ad abusi e ingiustizie, rigorosamente documentate con video postati sui social. Che sia l’attacco a un mattatoio che non rispetta le leggi a protezione degli animali, o un raid in una concessionaria di Suv – inquinanti e rumorosi – le azioni del gruppo si fanno via via più rischiose e radicali.

Cosa ci lascia Noi siamo l’onda

Noi siamo l’onda non è una serie qualitativamente alta. In sole sei puntate è faticoso approfondire un tema tanto complesso come questo, trattato superficialmente e spesso appiattito. Rimane però un ottimo spunto di riflessione che pone parecchie domande differenti, sia psicologiche che politiche.
In questi tempi incerti, dove spesso sembra che il raziocinio sia stato messo da parte a favore di un ragionamento cosiddetto “di pancia”, è ancora importante chiedersi cosa si sta facendo, fermarsi e guardare da dove si originano e dove portano le nostre azioni. Anche i protagonisti di questa serie tv si chiedono spesso se quello che stanno attuando sia giusto, se la direzione scelta sia ragionevole oppure frutto del parto di una mente deviata.
Interessante, ma terribile, è sapere quanto sia facile per il radicalismo farsi strada in un gruppo. Quando manca una bussola ci si aggrappa facilmente a idee pericolose e un’onda può diventare uno tsunami. Le conseguenze diventano disastrose, sotto agli occhi di tutti, ma pericolosamente sottovalutate.
Noi siamo l’onda non dà una soluzione a questo problema, ma è un valido punto di partenza sul quale pensare nel giorno della Liberazione.
Buona visione!

Alcuni link per approfondire:

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