Lascia dire alle ombre – Himself


    Bompiani, Gennaio 2018

Lascia dire alle ombre (Himself in lingua originale) è una di quelle poche opere in cui, per una volta, il titolo italiano ha più senso di quello inglese. Le ombre infatti, o gli spettri per essere più esatti, giocano un ruolo fondamentale. Ma partiamo dall’inizio.

Irlanda, 1950. La vita scorre tranquilla e sonnolenta nel villaggio costiero di Molderring. Per tutti, tranne che per Orla Sweeney: Orla è la pecora nera del paesino, madre di un bimbo di pochi mesi. Nessun sa chi sia il padre, anche se molti degli uomini probi del villaggio sudano freddo dietro la maschera di disgusto che indossano davanti alle proprie mogli. Orla non è timida, non prova vergogna: ha un piano che porterà lontano lei e il suo bambino, dove saranno al sicuro. Eppure il male viaggia leggero sulla ali del vento d’Irlanda, e non passa molto tempo che un bimbo di pochi mesi verrà lasciato sulla soglia di un orfanotrofio a Dublino.

Aprile 1976. Mahony non ha sempre condotto una vita perbene. E proprio quando sta facendo di tutto per rigare dritto arriva una lettera che lo catapulta nel passato. Mahony si abbatterà come un tornado sull’impettita cittadina di Molderring, non lasciando nulla di intentato per trovare l’assassino di sua madre. Perchè lui è il figlio di Orla in tutto e per tutto, ed è animato dallo stesso fuoco che viveva in lei. Lungo la strada incontrerà amici leali e lupi travestiti da pecore, pronti a condurlo alla rovina. Comincia così un’indagine serrata, una lotta furibonda tra chi cerca la verità e chi ha preferito vivere quasi trent’anni ignorando il male che percorre Molderring. Ma il giovane ha un’arma segreta: può vedere lo spirito di chi non c’è più. E saranno i fantasmi, più di tutti gli altri, a combattere al suo fianco.

Lascia dire alle ombre mi è piaciuto perché, nonostante le premesse, non è un horror gotico.

 

È un thriller, un romanzo d’amore e soprattutto uno studio sulla natura umana. Ogni personaggio sa un po’ di stereotipo, dalla vecchia attrice impicciona e geniale al prete meschino. L’autrice,  Jess Kidd ci presenta gli abitanti del villaggio nel loro essere umani, con i difetti e le piccole gioie. Orla, più di tutti gli altri, ne è testimone: benchè appaia poco, è la forza di questa giovane donna a rimanere intatta fino alla fine. Lei che resta esclusa dalla vita comune è colei che conosce ogni segreto, perchè la magia è ereditaria. E i morti sanno tutto di tutti.

Lascia dire alle ombre è uscito ormai due anni fa, edito da Bompiani, eppure solo adesso mi è caduto tra le mani, per uno strano rigiro del destino. Non stiamo parlando di un libro da premio Nobel, ma di un romanzo onesto e ben scritto. Un libro che si insinua, che non ti molla, che alla penultima pagina ti lascia ancora lì, ancorato. Perchè alcune storie toccano corde nell’anima di ognuno di noi. Una madre con un tragico destino. Un bimbo sfortunato ma dotato di un fascino straordinario. E sempre lì, sullo sfondo, la magia della verde Irlanda.

 

 

 

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